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giovedì, agosto 05, 2010

UN TIPO “DIVERSO” DI IMMIGRAZIONE: i cinesi 

Quanto affermo nel titolo si riferisce alle tante “facce nuove” che abbiamo nelle nostre città; una di queste si diversifica fortemente dalle altre, per due motivi: non arrivano con gli stessi sistemi degli altri e – secondo motivo – non vengono da noi per fare “gli schiavi”, ma per conquistare un posto all’interno della nostra società. Possiamo dire che “sono stati mandati”? Non ci sono prove ma l’apparenza ci direbbe proprio questo.
Dunque, di immigrazione si parla tanto e si sviscera l’argomento in tutti i modi: ricordate le mie parole “sulla migrazione biblica dalla povertà”? Ebbene, quella cinese avviene in due modi: verso l’industria che produce sostanzialmente “copie di griffe” e verso il commercio. La prima ha inizio con l’arrivo di alcuni cinesi, pieni di denaro, che cominciano a comprare capannoni e interi palazzi, pagando rigorosamente in contanti e accettando qualunque cifra venga loro richiesta; subito dopo comincia l’arrivo di coloro che diventeranno “schiavi”, cioè lavoratori in queste industrie che giungono con regolari visti turistici e con voli aerei di linea; il costo del viaggio e quello per l’”inserimento” verrà ripagato con un lavoro “bestiale” anche di 20 ore al giorno e con pasti e riposo che si consumano direttamente nel posto di lavoro.
L’altro comparto che viene “attaccato” è quello commerciale e qui il comportamento è diverso: i cinesi che arrivano dalla madre patria sono ben provvisti di denaro e operano direttamente sul mercato, acquistando esercizi commerciali che poi gestiscono in proprio, direttamente o attraverso altri connazionali.
In entrambe le situazioni – come credo di aver descritto chiaramente – esiste a monte dell’operazione una disponibilità di denaro; la domanda che dobbiamo porci è la seguente: “chi mette questi soldi iniziali?”. Da più parti si parla di “mafia cinese” come iniziatrice di queste invasioni industriali e commerciali ma – per quanto è a mia conoscenza – non c’è stata mai nessuna prova in materia.
Come agiscono questi cinesi in Italia? Ebbene, rifuggono (nella stragrande maggioranza dei casi) qualsiasi contatto “importante” con gli italiani e fanno razza per conto loro: hanno le loro medicine, la loro farmacia, i loro ristoranti, le loro case da gioco e da qualche tempo anche le loro prostitute; i figli vanno nelle nostre scuole ma non si recano dai compagni per fare i compiti o per giocare insieme.
Pertanto, parlare di integrazione tra italiani e cinesi mi sembra per lo meno fuori luogo, anche se esistono casi – ripeto rarissimi - che ci mostrano un modo di agire diverso (un mio amico ha sposato una cinese di 30 anni più giovane di lui!!).
Nella mia città, si sta verificando una sorta di “occupazione” di una porzione del centro storico (dopo che si è verificato una analoga occupazione di una frazione alla periferia): nel Mercato Centrale, luogo storico e bellissimo, pieno di cultura e di sapori antichi e perciò senza prezzo, si è avuto un massiccio acquisto dei “banchi” ad opera di cinesi che si sono “semplicemente” sostituiti agli italiani che commerciavano in vari campi, ben contenti di accettare l’offerta veramente ottima, specie in questo momento di crisi; la domanda è sempre la stessa: dove hanno preso i soldi? Ed anche la risposta è la stessa: “non si sa!”. Per di più, anche i negozietti che si affacciano sulla Piazza dove operano i Banchi del Mercato, stanno seguendo la stessa sorte, cosicché possiamo parlare di “un’altra enclave” cinese sul nostro territorio, anche perché gli italiani rimasti sono pochi e quei pochi non vedono l’ora di andarsene.
Vogliamo dire che una occupazione fatta con i denari è meglio di una fatta con altri sdistemi? Bene, diciamolo pure, ed anche io posso essere d’accordo, però….

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