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martedì, agosto 03, 2010

FARE IL DURO, PAGA? 

La domanda contenuta nel titolo si riferisce ai Capi di Stato o di governo ed al loro atteggiamento in occasione di crisi che ne ledano il prestigio e la relativa immagine; nel nostro Paese siamo maestri in questo, ma nel mio post mi riferisco ai nostri cugini francesi e specificatamente al loro premier Nicolas Sarkozy.
Duramente penalizzato dai sondaggi (i più bassi mai registrati per un Presidente), Sarkozy gioca la carta della sicurezza, dell’ordine pubblico e dell’attacco al nemico: ci ha provato alcuni giorni addietro, autorizzando il blitz per liberare Michael Germaneau, l’ostaggio francese prigioniero di Al Qaeda nel Sahel e, mentre stava già assaporando il gusto del trionfo, ha dovuto sorbirsi l’amaro calice della sconfitta: il blitz è fallito e l’ostaggio è stato ucciso.
Ma il Presidente - che in linea di principio ha ragione quando afferma che lo Stato deve difendere se stesso ed i suoi cittadini – non si è perso d’animo ed ha lanciato una linea dura, anzi durissima, contro ogni forma di criminalità in Francia; “guerra ai Trafficanti e ai delinquenti”, invio di “brigate specializzate, di armi e di veicoli e caschi per fronteggiare il nemico”, “misure repressive presto al varo del Parlamento”: sono tutte affermazioni che possono ricordare il vocabolario bellico e che escono ad un paio di settimane dagli scontri di Grenoble tra Polizia e giovani delle “banlieues” e dagli scontri di Saint’Agnan fra gendarmi e rom.
La scelta dell’Eliseo è quella del pugno di ferro: non solo verranno smantellati i campi illegali di nomadi e rom, ma verrà resa molto più difficile la vita anche agli “altri” criminali, in particolare quelli di origine straniera che potranno essere privati della nazionalità francese.
In un recentissimo incontro/comizio a Grenoble, Sarkozy – accolto da slogan del tipo “Sarkò sei come Al Capone” – ha urlato la sua ricetta contro l’attuale situazione: “subiamo le conseguenze di cinquanta anni di immigrazione non controllata; la nazionalità francese non può essere automatica, bisogna conquistarsela; chi spara contro un agente delle forze dell’ordine, non è degno di essere francese”.
Ma il proposito del Presidente di togliere la cittadinanza francese ai “criminali di origine straniera”, cozza contro due principi considerati inviolabili dalla Costituzione e che si raggruppano sotto il titolo “égalité”: il diritto alla nazionalità e il rifiuto di ogni distinzione tra i “francesi di origine” e coloro che hanno acquisito da poco la nazionalità.
Il quotidiano di sinistra ”Le Monde”, ha subito osservato che “il presidente viola un tabù e fa un ulteriore passo in avanti sulla strada della politica repressiva; è un gioco molto pericoloso”.
Sarkozy non ha ancora attaccato il principio che concede asilo politico “a chiunque” (le strade ed i caffé di Parigi sono pieni di veri o presunti rivoluzionari italiani, tedeschi e di altre nazioni che hanno trovato rifugio in Francia dalla galera loro comminata nei paesi di origine); al momento sta attaccando i criminali che combattono le forse dell’ordine, ma da qualche parte si ipotizza una sorta di saldatura tra i due mondi: da una parte la criminalità politica e dall’altra quella comune.
È certo che se questa saldatura avvenisse, magari all’ombra delle violenze che si moltiplicano nelle “banlieues”, l’aria potrebbe diventare veramente pesante e così il Presidente cerca almeno di porre una sorta di steccato tra le due realtà criminali, utilizzando il sacro diritto dello Stato di difendere se stesso ed i suoi cittadini.
Ma insomma: fare il duro paga? Certo, a meno di non trovare chi è più “duro” di te!!

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