giovedì, giugno 10, 2010
TAGLI ANCHE NELLA CHIESA
Questa crisi ci sta riservando strane situazioni: ormai siamo tristemente abituati alla chiusura degli stabilimenti industriali, ma non ci saremmo aspettati che analoga chiusura sarebbe avvenuta nelle Parrocchie di una grande città del centro Italia.
È stato infatti l’Arcivescovo che ha preso una decisione dal sapore “storico”: le 22 parrocchie del centro storico cittadino sono state accorpate in sole 7 macrostrutture (quindi meno di un terzo) e come motivazione il porporato ha pronunciato una frase degna di Marchionne o della Marcegaglia: “nessuna chiesa chiude, perché lo scopo non è diminuire le parrocchie ma servire meglio il centro cittadino”.
Questa affermazione in semiologia si chiama “bugia semiologica”, in quanto è formata da una serie di dati, tutti veri, che però nel loro insieme diventano una menzogna; ma lasciamo stare queste sottigliezze e vediamo meglio il problema: sappiamo in cosa consiste la crisi della FIAT o di altre aziende similari, ma per la Chiesa dove sta il problema? Due sono le componenti in crisi: da una parte la carenza di vocazioni crea una mancanza ormai cronica di preti e dall’altra, la “tiepidezza” dei fedeli, ormai attratti da altri scenari, ha creato la carenza di seguaci delle funzioni religiose, cosicché si hanno chiese semivuote per tutta la settimana e un po’ piene solo la domenica.
Con l’accorpamento delle parrocchie, l’Arcivescovo risolve il problema della mancanza dei preti, ma certo crea qualche disagio ai fedeli che anziché nella chiesetta sotto casa, debbono raggiungere quella demandata a funzionare da “capo gruppo”; per carità, per la fede si fa questo ed altro, ma non è bello sentirsi dire che con questo accorpamento verrà “servito meglio il centro cittadino”, così come risulta dalla dichiarazione della Curia; sembra quasi una presa in giro!! E delle Chiese che non saranno più “parrocchie” cosa ne verrà fatto? Non saranno chiuse, e sono allo studio altre forme per impiegare giustamente e doverosamente queste magnifiche costruzioni: si parla di messe in lingua straniera per i turisti o di attività messe in piedi da altre comunità religiose; staremo a vedere, tanto l’inizio di questa “rivoluzione” non sarà a breve.
Dopo avere affrontato il problema della “manovra” messa in opera dalla Curia, passiamo a vedere cosa sta succedendo in casa FIAT e, in particolare nello stabilimento di Pomigliano, eletto a pomo della discordia tra management e sindacati: il perno del discorso si basa sulla proposta della Direzione FIAT di portare a Pomigliano la nuova linea produttiva della Panda, trasferendola dalla Polonia, con un investimento di circa 700milioni di euro per l’ammodernamento degli impianti; in cambio viene chiesto ai lavoratori una sostanziale modifica del modello organizzativo ed in particolare delle condizioni di lavoro: sono previsti tre turni giornalieri per sei giorni, compreso il sabato notte, a stipendio bloccato.
La “triplice” sindacale è fortemente divisa: la CGIL sembra decisa a rompere ogni accordo e a dire un secco ”no” alla proposta, mentre gli altri due sindacati sembrano disposti alla firma, sia pure “turandosi il naso” per non far chiudere il più grosso stabilimento del Mezzogiorno. E la politica? Zitta e mosca!!
A proposito di politica: il sindaco di Verona è stato pizzicato dal “tutor” sulla A-4 mentre sulla sua auto blu sfrecciava a 190 Km orari; ha chiesto la revoca dell’infrazione, sostenendo che le auto blu sono esentate dai limiti di velocità quando lo impongano ragioni di “sicurezza” o di “istituto”; niente paura, il signor Sindaco non è improvvisamente impazzito, ma ha raggiunto soltanto quell’aurea condizione di “sovrana impunità” che prende tutti i potenti di questo disgraziato Paese.
È stato infatti l’Arcivescovo che ha preso una decisione dal sapore “storico”: le 22 parrocchie del centro storico cittadino sono state accorpate in sole 7 macrostrutture (quindi meno di un terzo) e come motivazione il porporato ha pronunciato una frase degna di Marchionne o della Marcegaglia: “nessuna chiesa chiude, perché lo scopo non è diminuire le parrocchie ma servire meglio il centro cittadino”.
Questa affermazione in semiologia si chiama “bugia semiologica”, in quanto è formata da una serie di dati, tutti veri, che però nel loro insieme diventano una menzogna; ma lasciamo stare queste sottigliezze e vediamo meglio il problema: sappiamo in cosa consiste la crisi della FIAT o di altre aziende similari, ma per la Chiesa dove sta il problema? Due sono le componenti in crisi: da una parte la carenza di vocazioni crea una mancanza ormai cronica di preti e dall’altra, la “tiepidezza” dei fedeli, ormai attratti da altri scenari, ha creato la carenza di seguaci delle funzioni religiose, cosicché si hanno chiese semivuote per tutta la settimana e un po’ piene solo la domenica.
Con l’accorpamento delle parrocchie, l’Arcivescovo risolve il problema della mancanza dei preti, ma certo crea qualche disagio ai fedeli che anziché nella chiesetta sotto casa, debbono raggiungere quella demandata a funzionare da “capo gruppo”; per carità, per la fede si fa questo ed altro, ma non è bello sentirsi dire che con questo accorpamento verrà “servito meglio il centro cittadino”, così come risulta dalla dichiarazione della Curia; sembra quasi una presa in giro!! E delle Chiese che non saranno più “parrocchie” cosa ne verrà fatto? Non saranno chiuse, e sono allo studio altre forme per impiegare giustamente e doverosamente queste magnifiche costruzioni: si parla di messe in lingua straniera per i turisti o di attività messe in piedi da altre comunità religiose; staremo a vedere, tanto l’inizio di questa “rivoluzione” non sarà a breve.
Dopo avere affrontato il problema della “manovra” messa in opera dalla Curia, passiamo a vedere cosa sta succedendo in casa FIAT e, in particolare nello stabilimento di Pomigliano, eletto a pomo della discordia tra management e sindacati: il perno del discorso si basa sulla proposta della Direzione FIAT di portare a Pomigliano la nuova linea produttiva della Panda, trasferendola dalla Polonia, con un investimento di circa 700milioni di euro per l’ammodernamento degli impianti; in cambio viene chiesto ai lavoratori una sostanziale modifica del modello organizzativo ed in particolare delle condizioni di lavoro: sono previsti tre turni giornalieri per sei giorni, compreso il sabato notte, a stipendio bloccato.
La “triplice” sindacale è fortemente divisa: la CGIL sembra decisa a rompere ogni accordo e a dire un secco ”no” alla proposta, mentre gli altri due sindacati sembrano disposti alla firma, sia pure “turandosi il naso” per non far chiudere il più grosso stabilimento del Mezzogiorno. E la politica? Zitta e mosca!!
A proposito di politica: il sindaco di Verona è stato pizzicato dal “tutor” sulla A-4 mentre sulla sua auto blu sfrecciava a 190 Km orari; ha chiesto la revoca dell’infrazione, sostenendo che le auto blu sono esentate dai limiti di velocità quando lo impongano ragioni di “sicurezza” o di “istituto”; niente paura, il signor Sindaco non è improvvisamente impazzito, ma ha raggiunto soltanto quell’aurea condizione di “sovrana impunità” che prende tutti i potenti di questo disgraziato Paese.