domenica, giugno 20, 2010
COSA LASCIAMO AI NOSTRI NIPOTI?
Ieri l’altro, il mio unico nipotino, ha compiuto 10 anni e mi è venuto in mente questo concetto: sulla scorta di quello che vediamo adesso, con il mondo che gira in questo stranissimo modo, cosa possiamo pensare di “lasciare” ai nostri nipoti, tra una diecina d’anni, quanti occorreranno a mio nipote – grosso modo – per presentarsi sul proscenio della vita? Che tipo di società troverà? La stessa di oggi oppure qualcosa di fortemente modificato?
Poiché non possiedo la sfera di cristallo, il domani lo posso ipotizzare soltanto sulla base di quello che vedo oggi e, tanto per rimanere in chiave con quanto affermo di continuo su questo mio blog, voglio sottoporvi due eventi che stanno accadendo e da questi trarre delle considerazioni.
Il primo riguarda ancora una volta la vicenda di Pomigliano, dove ci sono degli attriti tra direzione aziendale e sindacati che mai avevo riscontrato nelle relazioni industriali: pensate che Marchionne, l’Ad FIAT, a commento dello sciopero indetto il 14 scorso a Termini Imerese, ha detto che questa manifestazione è stata organizzata “solo perché c’era la partita dell’Italia”, ribadendo così un andazzo di assenteismo che ormai è diventato leggenda; a mia memoria non si era mai raggiunto questo livello di scontro.
Martedì prossimo ci sarà un referendum tra i lavoratori sulle proposte della FIAT: premesso che anche il sindacato ha invitato i dipendenti ad andare a votare “per non dare scuse all’azienda”, Marchionne ha affermato che se non si trova una soluzione confacente all’interesse aziendale, l’idea di trasferire la produzione della Panda a Pomigliano tramonta e tutto resta in Polonia, i cui operai peraltro “sono più bravi degli italiani”; insomma siamo al ricatto bello e buono, ma per gli operai non vedo altri sbocchi che quello di accettare il diktat; non è giusto ma purtroppo è così!!
Accanto a questa perla “nera”, aggiungiamo la vicenda di Gardner; noi tutti, io per primo, ci scagliamo contro i “datori di morte”, individuandoli prioritariamente nella Cina e nell’Iran, ma ci dimentichiamo dei nostri “cari amici” americani che non sono certamente secondi a nessuno; nei confronti del signor Gardner – tenuto nel braccio della morte per 25 anni (una mostruosità!!) – l’esecuzione non è avvenuta nei modi tradizionali, ma con un “plotone di esecuzione”, quelli che vediamo nei film di guerra e che appartengono, quindi, alla “finzione” ma uccidono per davvero!!
Insomma, dopo un quarto di secolo trascorso nel braccio della morte (come pena mi sembrerebbe più che sufficiente), il Governatore dello Utah ha proferito l’ennesimo “no” alla richiesta della difesa dell’imputato di trasformare la pena nell’ergastolo. E siamo così giunti all’esecuzione: il detenuto, in base ad una legge dello Stato, poteva scegliere tra l’iniezione letale e la fucilazione e così siamo arrivati alla macabra esibizione del plotone, composto da cinque persone, tutti volontari provenienti dalle forze armate o dalla polizia; ad ognuno di loro è stato consegnato un fucile – uno dei quali era caricato a salve in modo che tutti potessero illudersi di non avere ucciso – e sulla zona del cuore del detenuto è stato appuntato un panno di colore bianco verso il quale si sono diretti – da otto metri di distanza - i colpi degli esecutori.
Va bene che la morte è sempre la morte, in qualunque modo si commini, ma questo sistema mi è sembrato assai incivile e quindi lo metto tra le cose che – insieme alla barbarie dell’attuale civiltà industriale – sarebbe opportuno che mio nipote non trovasse tra dieci anni quando si affaccerà alla vita. M’illudo? Certo, ma si vive di illusioni; non è vero??
Poiché non possiedo la sfera di cristallo, il domani lo posso ipotizzare soltanto sulla base di quello che vedo oggi e, tanto per rimanere in chiave con quanto affermo di continuo su questo mio blog, voglio sottoporvi due eventi che stanno accadendo e da questi trarre delle considerazioni.
Il primo riguarda ancora una volta la vicenda di Pomigliano, dove ci sono degli attriti tra direzione aziendale e sindacati che mai avevo riscontrato nelle relazioni industriali: pensate che Marchionne, l’Ad FIAT, a commento dello sciopero indetto il 14 scorso a Termini Imerese, ha detto che questa manifestazione è stata organizzata “solo perché c’era la partita dell’Italia”, ribadendo così un andazzo di assenteismo che ormai è diventato leggenda; a mia memoria non si era mai raggiunto questo livello di scontro.
Martedì prossimo ci sarà un referendum tra i lavoratori sulle proposte della FIAT: premesso che anche il sindacato ha invitato i dipendenti ad andare a votare “per non dare scuse all’azienda”, Marchionne ha affermato che se non si trova una soluzione confacente all’interesse aziendale, l’idea di trasferire la produzione della Panda a Pomigliano tramonta e tutto resta in Polonia, i cui operai peraltro “sono più bravi degli italiani”; insomma siamo al ricatto bello e buono, ma per gli operai non vedo altri sbocchi che quello di accettare il diktat; non è giusto ma purtroppo è così!!
Accanto a questa perla “nera”, aggiungiamo la vicenda di Gardner; noi tutti, io per primo, ci scagliamo contro i “datori di morte”, individuandoli prioritariamente nella Cina e nell’Iran, ma ci dimentichiamo dei nostri “cari amici” americani che non sono certamente secondi a nessuno; nei confronti del signor Gardner – tenuto nel braccio della morte per 25 anni (una mostruosità!!) – l’esecuzione non è avvenuta nei modi tradizionali, ma con un “plotone di esecuzione”, quelli che vediamo nei film di guerra e che appartengono, quindi, alla “finzione” ma uccidono per davvero!!
Insomma, dopo un quarto di secolo trascorso nel braccio della morte (come pena mi sembrerebbe più che sufficiente), il Governatore dello Utah ha proferito l’ennesimo “no” alla richiesta della difesa dell’imputato di trasformare la pena nell’ergastolo. E siamo così giunti all’esecuzione: il detenuto, in base ad una legge dello Stato, poteva scegliere tra l’iniezione letale e la fucilazione e così siamo arrivati alla macabra esibizione del plotone, composto da cinque persone, tutti volontari provenienti dalle forze armate o dalla polizia; ad ognuno di loro è stato consegnato un fucile – uno dei quali era caricato a salve in modo che tutti potessero illudersi di non avere ucciso – e sulla zona del cuore del detenuto è stato appuntato un panno di colore bianco verso il quale si sono diretti – da otto metri di distanza - i colpi degli esecutori.
Va bene che la morte è sempre la morte, in qualunque modo si commini, ma questo sistema mi è sembrato assai incivile e quindi lo metto tra le cose che – insieme alla barbarie dell’attuale civiltà industriale – sarebbe opportuno che mio nipote non trovasse tra dieci anni quando si affaccerà alla vita. M’illudo? Certo, ma si vive di illusioni; non è vero??