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martedì, maggio 04, 2010

LA CICALA E LA FORMICA 

Ricordate la favola della cicala e della formica, con quest’ultima sempre laboriosa e attenta a riempire il granaio per i tempi duri e la prima, al contrario, intenta a volteggiare ed a cantare senza preoccuparsi del domani?
Quando leggevamo questa favola durante le scuole, scoprivamo che, mentre la formica è sempre risultata un animaletto lavoratore costantemente impegnato a fare qualcosa nella sua vita (ma poco simpatico), la cicala ci è sempre piaciuta molto di più, con quel suo canto aggressivo che ci assale nelle calde giornate d’estate e il disinteresse per tutto quello che è il lavoro e/o comunque l’impegno.
Adesso, abbiamo una situazione similare in tante strutture pubbliche: anzitutto la Grecia che, sembrerebbe avere taroccato i propri bilanci degli ultimi cinque anni, a tutto beneficio dell’U.E. che – forse non si è accorta, forse ha visto ma ha abbozzato – in un modo o nell’altro l’ha sempre appoggiata: in quale delle due categorie sopra citate la possiamo mettere? Ma sicuramente tra le cicale, in quanto sembra che abbia vissuto al di sopra delle sue possibilità e….adesso, qualcuno l’aiuterà.
Scendiamo in Italia e vediamo che la Campania, una regione spendacciona, non ha i soldi per pagare gli stipendi ai diecimila dipendenti e quindi bussa cassa a Roma e quest’ultima apre il portafoglio, alla stessa stregua di quanto accaduto in passato per la Sicilia.
Sono tutte cicale? Certo, e insieme a loro ci possiamo aggiungere quelle che prossimamente batteranno cassa a qualcuno, come la Spagna e il Portogallo e, probabilmente qualche altra nostra regione.
Scendiamo di livello e arriviamo in un asilo nido dell’alta Italia: i genitori di un certo numero di bambini non paga la retta per la mensa e il Comune – con un debito di oltre diecimila euro con l’azienda fornitrice dei pasti – blocca la pastasciutta e la fettina ai ragazzi con i genitori morosi e li sfama a pane e acqua; non è dato sapere i motivi del mancato pagamento e quindi, nel dubbio, li etichettiamo come cicale.
A questo punto interviene un ricco ed anonimo benefattore che salda il debito della mensa e scrive una lettera pepata alle autorità comunali, accusandoli di tutto e di più; sembrerebbe tutto finito con la polemica del ricco benefattore, ma a questo punto si scatena una piccola rivolta tra i genitori che hanno sempre pagato regolarmente la mensa dei bambini (le formiche) e coloro che hanno atteso l’arrivo del benefattore per saldare le proprie pendenze (le cicale).
Cosa dicono le formiche? Il discorso che fanno è semplice ma allo stesso tempo drammaticamente pericoloso in questo mondo egoista: se per i morosi si è atteso il benefattore, anche noi smettiamo di pagare e vediamo cosa succede, cioè se il ricco signore pagherà anche le nostre rette.
Sotto il profilo formale non c’è niente da eccepire, se non che con questo ragionamento si butta all’aria tutto il concetto di solidarietà e di comune responsabilità, il tutto in previsione di un federalismo fiscale che è sotto approvazione e che prevede una sorta di solidarismo (molto annacquato) per cui, con questo andazzo, le cicale, a gioco lungo potrebbero avere la meglio sulle laboriose formiche.È indubbio che agli italiani viene molto bene la parte di “cicala”, ma dobbiamo aggiungere che non sempre il simpatico animaletto trova qualcuno disposto a venirle in soccorso e quindi, in tale assenza potrebbe anche fare una brutta fine. Chiaro il concetto?

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