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venerdì, maggio 07, 2010

DA UN MALE PUǑ VENIRE UN BENE? 

Mi spiego meglio: da una situazione oggettivamente catastrofica, può nascere un qualcosa che vada nel senso diametralmente opposto?
E per esemplificare, prendo la situazione greca; semplificando, possiamo dire che l’attuale governo di centro-sinistra è subentrato ad un altro di centro-destra; quest’ultimo aveva truccato i conti del bilancio statale in modo vergognoso e i soloni dell’europarlamento non si erano accorti di niente o avevano fatto finta di non vedere.
La situazione ha preso una china non più accettabile e, complice un paio di agenzie di rating internazionale (una specie di magistratura “arrabbiata”) ha fatto precipitare il paese in una sorta di fallimento virtuale, dal quale si può salvare solo con aiuti di paesi stranieri che, per dare questi aiuti (prestiti, si badi bene e a tasso molto alto) esigono quelle che nella vita comune sono le “garanzie” e nel caso di una Nazione, sono “la sistemazione delle poste di bilancio”, in primo luogo la spesa pubblica.
Si è arrivati a postulare una “diminuzione” degli stipendi per gli impiegati statali ed a esaminare la possibilità di una analogo taglio delle pensioni: come ovvio e prevedibile i fruitori di questi stipendi e/o pensioni si sono fortemente incazzati, sia perché “indietro non si torna” e sia perché sono ben consci di non entrarci niente nella crisi finanziaria del loro paese che è stata invece originata da sfrenate operazioni di finanza avventata e parassitaria senza nessun costrutto per la vita sociale del Paese.
Ma se questo è “il male” del titolo, dove starebbe “il bene”? Uno come me che in tutti i suoi scritti fa trasparire un anelito un po’ rivoluzionario si ricorda che Lenin postulava come “indispensabile” per una rivoluzione, una condizione del Paese oggettivamente rivoluzionaria (cioè una parte che soffre) e mi sembra che ci sia; sempre secondo Lenin, mancherebbe la seconda, cioè la presenza di un partito autenticamente rivoluzionario, ma intanto la prima esiste e la seconda potrebbe formarsi, specie perché sembra che le misure governative per sistemare il bilancio siano tutte rivolte a salariati e pensionati e niente che vada contro le classi più agiate, i ricchi finanzieri tanto per intenderci, e questo, oltre che ingiusto è intollerabile per della gente che vede tagliare il proprio stipendio (più o meno misero).
In Italia – almeno per ora – questa situazione non esiste e per incazzarci dobbiamo ricorrere ad altre notizie: è di questi giorni un piccolo articolo uscito su “L’Espresso” in cui si dice che i nostri parlamentari – zitti, zitti – hanno approvato all’unanimità (notate bene, unanimità; dov’era il giustiziere Di Pietro?) una norma che prevede un aumento di stipendio mensile di 1.135 euro, facendolo così arrivare ad una cifra complessiva, di soli contanti, cioè senza i tantissimi benefit, che supera i 20.000 euro.
È sufficiente per incazzarsi? Se non ci basta, potrei citare l’emendamento – per fortuna rientrato - alla riforma del codice stradale che prevedeva una sorta di immunità per le auto blu; a proposito, sapete (o meglio: vi ricordate, perché io l’ho già scritto) quante sono? Qualcosa più di 600mila che rappresentano un numero mostruoso “in assoluto” ma soprattutto se paragonato a quello degli altri Paesi: 72mila negli USA, 61mila in Francia, 55mila in Inghilterra, 54mila in Germania.
Come si può vedere, non vinceremo i prossimi campionati del mondo di calcio, ma in questa classifica dei “privilegi” riusciamo a batterli tutti; mi chiedo se questo può considerarsi un fattore sufficiente a scatenare una rivoluzione: purtroppo devo dire che non basta, perché non tocca, se non indirettamente, il portafoglio della gente comune; quando lo farà allora le cose potrebbero cambiare! Chiaro il concetto??

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