martedì, aprile 13, 2010
MA E' VERA SICUREZZA?
Sto parlando del nuovo patto nucleare tra gli Stati Uniti di Obama e la Russia del duo Putin- Medvedev, pubblicizzato da entrambi i contraenti – soprattutto a fini interni – come un grande risultato per la smilitarizzazione del nostro pianeta.
Ma è veramente quel successo che vorrebbero farci credere? È veramente un grandissimo passo avanti sul piano della sicurezza internazionale?
Anzitutto diciamo subito che “lo storico accordo” prevede una riduzione del 30% delle testate atomiche della Casa Bianca e del Cremlino; quindi, se ci contentiamo dell’aspetto “immagine per il mondo”, possiamo sorridere di questa nuova primavera anti-nucleare, ma se invece andiamo alla sostanza delle cose, non possiamo non notare che le restanti testate atomiche sono più che sufficienti per polverizzare l’intero pianeta almeno un centinaio di volte.
In sostanza, le testate rimaste ai due paesi sono 1.550 a testa e questo si può considerare un successo soltanto se lo guardiamo come una tendenza verso la lontanissima utopia dell’”opzione zero”, quella situazione cioè nella quale nessuno al mondo avrà armi atomiche.
C’è poi un’altra considerazione da fare: anche se il 96% delle armi atomiche è in possesso delle due superpotenze, il restante 4% - in mano a Stati che non hanno aderito al trattato di “non proliferazione” come Israele, India, Pakistan e Corea del Nord, senza contare la Cina – possono fare molto male all’intero mondo abitato: ad esempio, Israele potrebbe lanciare una sorta di rappresaglia contro l’Iran, oppure i due stati confinanti – Pakistan e India – potrebbero riaprire le ataviche ostilità che sono seguite all’indipendenza dall’Inghilterra. Per non parlare poi della Corea del Nord che potrebbe usare il deterrente atomico per trovare cibo per i suoi abitanti, in crisi da anni per le carestie che si susseguono in quel Paese.
Insomma, possiamo affermare che una parte di questi armamenti (ottimisticamente diciamo l’1%) è in mani non molto affidabili e difficilmente controllabili.
Che dire poi del terrorismo? Sappiamo che a quel settore i soldi non mancano e sappiamo anche che con i quattrini si riesce a trovare tutto, o quasi; pertanto, non c’è da stare allegri a pensare che una della tante sigle terroristiche potrebbe riuscire a entrare in possesso di una testata atomica, magari una di quelle dismesse e che qualche funzionario infedele di una delle due superpotenze, anziché distruggere, ha messo in commercio all’unico scopo di arricchirsi.
A fianco del problema nucleare, possiamo metterci l’Iran e la sua politica di arricchimento dell’uranio fuori da ogni controllo dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza ONU: al momento la situazione è in piena evoluzione e vede Obama, favorevole ad un inasprimento delle sanzioni, che cerca di accaparrarsi il sostegno di altri Paesi: la Russia sembra essere diventata più possibilista ed anche la Cina adesso sembra schierata con gli occidentali, pur continuando a “credere nella via diplomatica”; peraltro, la posizione cinese è sostenuta anche da uno dei membri più fedeli della Nato, la Turchia, la quale è uno stretto alleato americano.
Insomma, a tutti questi scenari non sembra che il trattato USA-Russia porti giovamento, se non in un futuro non prossimo; gli USA, intanto, sono chiamati a decidere la strategia da adottare nei confronti dell’Iran, avendo presente la difficoltà di gestire un alleato scomodo come Israele che sembra non vedere l’ora di avere “le mani libere” contro i campioni dell’islamismo; mi sembra tutto molto difficile: speriamo bene!
Ma è veramente quel successo che vorrebbero farci credere? È veramente un grandissimo passo avanti sul piano della sicurezza internazionale?
Anzitutto diciamo subito che “lo storico accordo” prevede una riduzione del 30% delle testate atomiche della Casa Bianca e del Cremlino; quindi, se ci contentiamo dell’aspetto “immagine per il mondo”, possiamo sorridere di questa nuova primavera anti-nucleare, ma se invece andiamo alla sostanza delle cose, non possiamo non notare che le restanti testate atomiche sono più che sufficienti per polverizzare l’intero pianeta almeno un centinaio di volte.
In sostanza, le testate rimaste ai due paesi sono 1.550 a testa e questo si può considerare un successo soltanto se lo guardiamo come una tendenza verso la lontanissima utopia dell’”opzione zero”, quella situazione cioè nella quale nessuno al mondo avrà armi atomiche.
C’è poi un’altra considerazione da fare: anche se il 96% delle armi atomiche è in possesso delle due superpotenze, il restante 4% - in mano a Stati che non hanno aderito al trattato di “non proliferazione” come Israele, India, Pakistan e Corea del Nord, senza contare la Cina – possono fare molto male all’intero mondo abitato: ad esempio, Israele potrebbe lanciare una sorta di rappresaglia contro l’Iran, oppure i due stati confinanti – Pakistan e India – potrebbero riaprire le ataviche ostilità che sono seguite all’indipendenza dall’Inghilterra. Per non parlare poi della Corea del Nord che potrebbe usare il deterrente atomico per trovare cibo per i suoi abitanti, in crisi da anni per le carestie che si susseguono in quel Paese.
Insomma, possiamo affermare che una parte di questi armamenti (ottimisticamente diciamo l’1%) è in mani non molto affidabili e difficilmente controllabili.
Che dire poi del terrorismo? Sappiamo che a quel settore i soldi non mancano e sappiamo anche che con i quattrini si riesce a trovare tutto, o quasi; pertanto, non c’è da stare allegri a pensare che una della tante sigle terroristiche potrebbe riuscire a entrare in possesso di una testata atomica, magari una di quelle dismesse e che qualche funzionario infedele di una delle due superpotenze, anziché distruggere, ha messo in commercio all’unico scopo di arricchirsi.
A fianco del problema nucleare, possiamo metterci l’Iran e la sua politica di arricchimento dell’uranio fuori da ogni controllo dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza ONU: al momento la situazione è in piena evoluzione e vede Obama, favorevole ad un inasprimento delle sanzioni, che cerca di accaparrarsi il sostegno di altri Paesi: la Russia sembra essere diventata più possibilista ed anche la Cina adesso sembra schierata con gli occidentali, pur continuando a “credere nella via diplomatica”; peraltro, la posizione cinese è sostenuta anche da uno dei membri più fedeli della Nato, la Turchia, la quale è uno stretto alleato americano.
Insomma, a tutti questi scenari non sembra che il trattato USA-Russia porti giovamento, se non in un futuro non prossimo; gli USA, intanto, sono chiamati a decidere la strategia da adottare nei confronti dell’Iran, avendo presente la difficoltà di gestire un alleato scomodo come Israele che sembra non vedere l’ora di avere “le mani libere” contro i campioni dell’islamismo; mi sembra tutto molto difficile: speriamo bene!