venerdì, aprile 30, 2010
INSIEME ALLA CRISI, LA DISOCCUPAZIONE
Nel precedente post ho parlato della crisi che sta mordendo la Grecia; oggi leggiamo che la famigerata “Standard & Poor’s”, dopo aver declassato il Portogallo, si sta volgendo verso la Spagna che – a detta degli analisti – è sulla stessa china greca e, difatti, è stato abbassato di un punto il rating “del debito sovrano spagnolo” con prospettive negative e con previsioni di stagnazione dell’economia iberica anche a medio/lungo termine.
In proposito non ho che da ribadire quanto affermato ieri: “too big to fail”, cioè “troppo grossi per fallire” il che sta ad indicare che “qualcuno” interverrà e salverà i grossi investitori, mentre i piccoli saranno quelli che rimarranno con il cerino in mano.
E a casa nostra? Niente squalifiche di qualche agenzia di rating internazionale, ma l’uscita dei dati riepilogativi sulla disoccupazione nel 2009; anzitutto il dato generale è del 7,8%, con un aumento rispetto al 2008 (6,7%) dei qualcosa più di un punto.
Su questo dato ci attacchiamo alla media dei paesi UE che è dell’8,9 e ripristiniamo un vecchio detto delle mie parti: “nel mondo dei ciechi beato chi ha un occhio”.
Ma lasciamo perdere le comparazioni con l’Europa e guardiamo in casa nostra e, in particolare l’andamento della disoccupazione nelle varie regioni; anzitutto diciamo che la suddetta cifra del 7,8% è la media tra le 19 regioni e, vedendo i singoli dati, merita una qualche riflessione il fatto che si vada dal 3,2% del Trentino Alto Adige al 13,9% della Sicilia; e se questi 10 punti di dislivello tra il primo e l’ultimo non sono la rappresentazione grafica dell’enorme dislivello che c’è nel nostro Paese tra il Nord e il Sud, non so proprio che altro dato si può andare a cercare.
Come soprammercato, dobbiamo poi rilevare che le percentuali al di sopra del 10% sono tutte appannaggio di regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) e questo, se permettete, vorrà pure dire qualcosa; proseguendo nell’analisi geografica, l’andamento della disoccupazione segue lo stivale: al centro siamo nella media (Molise, Lazio, Umbria e Marche), mentre i dati “sotto la media” appartengono alle regioni del Nord, con prevalenza del Nord-Est e alla Toscana..
Con questi dati, è perfino pleonastica la risultanza di una indagine promossa dalle ACLI e dalla Caritas sullo stato di salute delle famiglie italiane: il 70% degli intervistati, con un campione rappresentativo dell’identità nazionale, pone al primo posto fra i “timori”, la perdita del posto di lavoro.
E gli applausi riservati dalla gente di Reggio Calabria al “boss” della ‘ndrangheta, Giovanni Tegano, arrestato dalle Forze dell’Ordine, non debbono stupire più di tanto e neppure scandalizzare tante anime candide: sono applausi di gente che lo ringrazia per aver mantenuto intere famiglie; è chiaro che siamo nel mondo della criminalità, ma il pane acquistato con i soldi di Tegano ha lo stesso sapore di quello comprato con il denaro dello Stato, quello Stato che in quelle lande abbandonate è assolutamente assente e quindi consente che i signori della criminalità lo sostituiscano nell’esercizio del “welfare” e permettono alla gente di sopravvivere nonostante l’11,4% di disoccupati.
So bene di essere cinico, ma se volete una più mirata definizione direi di essere “sfiduciato”, alla stessa stregua di quello che sono tante persone oneste del nostro Sud, costrette a vendersi alla criminalità dall’impossibilità di comportarsi diversamente; certo che avrebbero potuto fare gli “eroi”, ma ricordiamoci il motto che dice “disgraziato il Paese che ha bisogno di eroi”; chiaro il concetto??
In proposito non ho che da ribadire quanto affermato ieri: “too big to fail”, cioè “troppo grossi per fallire” il che sta ad indicare che “qualcuno” interverrà e salverà i grossi investitori, mentre i piccoli saranno quelli che rimarranno con il cerino in mano.
E a casa nostra? Niente squalifiche di qualche agenzia di rating internazionale, ma l’uscita dei dati riepilogativi sulla disoccupazione nel 2009; anzitutto il dato generale è del 7,8%, con un aumento rispetto al 2008 (6,7%) dei qualcosa più di un punto.
Su questo dato ci attacchiamo alla media dei paesi UE che è dell’8,9 e ripristiniamo un vecchio detto delle mie parti: “nel mondo dei ciechi beato chi ha un occhio”.
Ma lasciamo perdere le comparazioni con l’Europa e guardiamo in casa nostra e, in particolare l’andamento della disoccupazione nelle varie regioni; anzitutto diciamo che la suddetta cifra del 7,8% è la media tra le 19 regioni e, vedendo i singoli dati, merita una qualche riflessione il fatto che si vada dal 3,2% del Trentino Alto Adige al 13,9% della Sicilia; e se questi 10 punti di dislivello tra il primo e l’ultimo non sono la rappresentazione grafica dell’enorme dislivello che c’è nel nostro Paese tra il Nord e il Sud, non so proprio che altro dato si può andare a cercare.
Come soprammercato, dobbiamo poi rilevare che le percentuali al di sopra del 10% sono tutte appannaggio di regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) e questo, se permettete, vorrà pure dire qualcosa; proseguendo nell’analisi geografica, l’andamento della disoccupazione segue lo stivale: al centro siamo nella media (Molise, Lazio, Umbria e Marche), mentre i dati “sotto la media” appartengono alle regioni del Nord, con prevalenza del Nord-Est e alla Toscana..
Con questi dati, è perfino pleonastica la risultanza di una indagine promossa dalle ACLI e dalla Caritas sullo stato di salute delle famiglie italiane: il 70% degli intervistati, con un campione rappresentativo dell’identità nazionale, pone al primo posto fra i “timori”, la perdita del posto di lavoro.
E gli applausi riservati dalla gente di Reggio Calabria al “boss” della ‘ndrangheta, Giovanni Tegano, arrestato dalle Forze dell’Ordine, non debbono stupire più di tanto e neppure scandalizzare tante anime candide: sono applausi di gente che lo ringrazia per aver mantenuto intere famiglie; è chiaro che siamo nel mondo della criminalità, ma il pane acquistato con i soldi di Tegano ha lo stesso sapore di quello comprato con il denaro dello Stato, quello Stato che in quelle lande abbandonate è assolutamente assente e quindi consente che i signori della criminalità lo sostituiscano nell’esercizio del “welfare” e permettono alla gente di sopravvivere nonostante l’11,4% di disoccupati.
So bene di essere cinico, ma se volete una più mirata definizione direi di essere “sfiduciato”, alla stessa stregua di quello che sono tante persone oneste del nostro Sud, costrette a vendersi alla criminalità dall’impossibilità di comportarsi diversamente; certo che avrebbero potuto fare gli “eroi”, ma ricordiamoci il motto che dice “disgraziato il Paese che ha bisogno di eroi”; chiaro il concetto??