sabato, marzo 27, 2010
COME CONSIDERARE IL LAVORO?
Il Papa, nei giorni scorsi, ha abbandonato – per poco - il problema della pedofilia ed ha fatto una dichiarazione interessantissima circa “il lavoro”.
Con ampi riferimenti alla sua Enciclica Caritas in veritade, il Pontefice è partito dalla crisi del mondo economico, che ha definito “pesante, ma da vivere con fiducia e quindi da guardare come un’opportunità per avviare una revisione dei modelli di sviluppo e di una nuova organizzazione del mondo della finanza”.
È poi passato a specificare la funzione del lavoro all’interno dei processi produttivi ed ha ricordato che “l’accesso ad un lavoro dignitoso per tutti” deve costituire un “obiettivo prioritario” e quindi sono richiesti sacrifici agli imprenditori per non licenziare i propri dipendenti ma consentire loro un aggiornamento continuo.
Benedetto XVI ha poi affermato che la Chiesa ha questo convincimento – che la spinge a farsi promotrice di tale obiettivo – perché è convinta che “il lavoro è un bene per tutti, per l’uomo, per la famiglia e per la società ed è fonte di libertà e di responsabilità”.
In questa forma di promozione la parte principale viene svolta, ovviamente, dagli imprenditori i quali sono direttamente coinvolti e per questo – aggiunge il Papa – “vanno incoraggiati nel loro impegno al servizio della società e del bene comune”.
Insomma, per il Pontefice, l’impresa può essere vitale e produrre “ricchezza sociale”, “se gli imprenditori ed i manager avranno uno sguardo lungimirante e preferiranno l’investimento a medio o lungo termine al profitto speculativo e promuoveranno l’innovazione tecnologica anziché pensare ad accumulare ricchezza solo per loro stessi”; del resto – ha osservato il Papa – “in questa crisi devastante, sconvolta da migliaia di fallimenti, hanno resistito quei soggetti economici capaci di attenersi a comportamenti morali e attenti ai bisogni del proprio territorio”.
Nonostante mi sia scervellato non poco, non sono riuscito a capire a chi si riferisse il Pontefice nel definirlo “capace di attenersi a comportamenti morali” e neppure quando si accenna alla “particolare attenzione ai bisogni del territorio”; per quest’ultima situazione mi verrebbe in mente Termini Imerese, dove una azienda sta per mettere sul lastrico alcune migliaia di operai che non hanno nessuna possibilità – sul territorio – di riciclarsi in qualcosa che non sia una attività malavitosa sponsorizzata dalla mafia.
Sulle affermazioni del Papa non posso altro che convenire, anche se debbo aggiungere che “è facile parlare senza pagare pegno”; comunque la risposta della società capitalista si è avuta proprio mercoledì scorso, quando il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato una indiscrezione che parla di un piano strategico della FIAT secondo il quale – oltre ai 1500 posti già cancellati a Termini e i 500 di Cassino – si aggiungerebbero altri 2000-2500 tagli a Mirafiori e 500 a Pomigliano.
Ebbene, a parte le scontate smentite del management FIAT, è interessante notare che la Borsa ha “gradito” i tagli occupazionali facendo salire il titolo – appena appresa la notizia - di oltre 8 punti per poi chiudere con un incremento del 4,26%.
Il che, a casa mia, significa che in barba a tutte le raccomandazioni, anche del Santo Padre, la speculazione guarda solo alla propria convenienza e se ne frega delle famiglie gettate sul lastrico; il discorso che ne discende – completamente antitetico a quello del Papa - è che le aziende con meno operai hanno più utili da dividere con i soci ed i manager e quindi non posso fare altro che confermare come i lavoratori sono stati, sono e – ho paura – saranno ancora considerati “carne da macello” e basta!!
Con ampi riferimenti alla sua Enciclica Caritas in veritade, il Pontefice è partito dalla crisi del mondo economico, che ha definito “pesante, ma da vivere con fiducia e quindi da guardare come un’opportunità per avviare una revisione dei modelli di sviluppo e di una nuova organizzazione del mondo della finanza”.
È poi passato a specificare la funzione del lavoro all’interno dei processi produttivi ed ha ricordato che “l’accesso ad un lavoro dignitoso per tutti” deve costituire un “obiettivo prioritario” e quindi sono richiesti sacrifici agli imprenditori per non licenziare i propri dipendenti ma consentire loro un aggiornamento continuo.
Benedetto XVI ha poi affermato che la Chiesa ha questo convincimento – che la spinge a farsi promotrice di tale obiettivo – perché è convinta che “il lavoro è un bene per tutti, per l’uomo, per la famiglia e per la società ed è fonte di libertà e di responsabilità”.
In questa forma di promozione la parte principale viene svolta, ovviamente, dagli imprenditori i quali sono direttamente coinvolti e per questo – aggiunge il Papa – “vanno incoraggiati nel loro impegno al servizio della società e del bene comune”.
Insomma, per il Pontefice, l’impresa può essere vitale e produrre “ricchezza sociale”, “se gli imprenditori ed i manager avranno uno sguardo lungimirante e preferiranno l’investimento a medio o lungo termine al profitto speculativo e promuoveranno l’innovazione tecnologica anziché pensare ad accumulare ricchezza solo per loro stessi”; del resto – ha osservato il Papa – “in questa crisi devastante, sconvolta da migliaia di fallimenti, hanno resistito quei soggetti economici capaci di attenersi a comportamenti morali e attenti ai bisogni del proprio territorio”.
Nonostante mi sia scervellato non poco, non sono riuscito a capire a chi si riferisse il Pontefice nel definirlo “capace di attenersi a comportamenti morali” e neppure quando si accenna alla “particolare attenzione ai bisogni del territorio”; per quest’ultima situazione mi verrebbe in mente Termini Imerese, dove una azienda sta per mettere sul lastrico alcune migliaia di operai che non hanno nessuna possibilità – sul territorio – di riciclarsi in qualcosa che non sia una attività malavitosa sponsorizzata dalla mafia.
Sulle affermazioni del Papa non posso altro che convenire, anche se debbo aggiungere che “è facile parlare senza pagare pegno”; comunque la risposta della società capitalista si è avuta proprio mercoledì scorso, quando il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato una indiscrezione che parla di un piano strategico della FIAT secondo il quale – oltre ai 1500 posti già cancellati a Termini e i 500 di Cassino – si aggiungerebbero altri 2000-2500 tagli a Mirafiori e 500 a Pomigliano.
Ebbene, a parte le scontate smentite del management FIAT, è interessante notare che la Borsa ha “gradito” i tagli occupazionali facendo salire il titolo – appena appresa la notizia - di oltre 8 punti per poi chiudere con un incremento del 4,26%.
Il che, a casa mia, significa che in barba a tutte le raccomandazioni, anche del Santo Padre, la speculazione guarda solo alla propria convenienza e se ne frega delle famiglie gettate sul lastrico; il discorso che ne discende – completamente antitetico a quello del Papa - è che le aziende con meno operai hanno più utili da dividere con i soci ed i manager e quindi non posso fare altro che confermare come i lavoratori sono stati, sono e – ho paura – saranno ancora considerati “carne da macello” e basta!!