giovedì, febbraio 25, 2010
DA MAGISTRATO A CARMELITANA
La dottoressa Serena Riguzzi, trentatreenne di Cesena, una bellissima ragazza, di spiccata intelligenza, magistrato addetta fin dal 2002 al Palazzo di Giustizia di Ravenna, ha lasciato la magistratura per intraprendere una nuova strada.
Fin qui non ci vedo niente di strano, ma se proseguiamo nel racconto vedrete che qualcosa di molto particolare apparirà presto: Serena, dopo avere abbandonato il fidanzato, ha lasciato la magistratura ed ha pronunciato i voti perpetui nel Monastero delle Carmelitane Scalze “Santa Teresa” di Firenze, prendendo il nome di suor Maria Serena di Gesù; il suo “sì” definitivo a Dio l’ha portata sulla strada della clausura, ad una vita oltre la grata, immersa nel silenzio, nella preghiera, nella contemplazione.
Per verificare l’autenticità della sua “chiamata” e sperimentare da vicino la vita ed il lento trascorrere dei giorni dietro le mura di un convento, la giovane ha trascorso un paio di anni nel monastero delle Benedettine a Cesena, per poi approdare al Carmelo di Firenze, dove vige un ambiente ancora più austero.
In una lettera ad un amico scrive:” è una grazia di cui ogni giorno apprezzo sempre più la bellezza; in questo silenzio d’amore, che è tutta la mia vita…a Lui presento le necessità di tutti”; questa eccezionale professione di fede, che ha scelto di realizzarsi nel mistero della vita contemplativa e nella capacità rivoluzionaria della preghiera, sta diventando motivo di riflessione per tutti coloro che l’hanno conosciuta e stimata.
Se proviamo a riflettere sopra questa vicenda, noi laici e peccatori, possiamo solo notare che le ambizioni di carriera e le manifestazioni d’amore, sono sembrate a Serena ben poca cosa rispetto a quanto sentiva dentro, prima con voce fievole e poi sempre più imperiosa, anche se dolcissima: la voce di Dio – che si manifesta senza parole – ma trasmette quiete e speranza; Egli la chiama a se invitandola a scegliere Lui, rispetto alla vita comune, a farsi giudicare da quella voce, anziché giudicare gli uomini, insomma una vita diversa, incomprensibile per i più, una vita votata quasi esclusivamente alla preghiera ed alla contemplazione.
Tra i grandi del passato mi viene in mente Blaise Pascal che abbandonò le sue ricerche scientifiche per dedicarsi alla scoperta di Dio; lo trovò, sia pure in forma personalissima, ma non ne fu completamente felice; la morte che lo prese a soli 39 anni, non gli consentì di approfondire questa problematica.
Serena, proviene da impegni sociali ed anche politici, il cui tratto distintivo era comunque la religiosità e l’amore per una vita semplice e votata agli altri: da educatrice e catechista nella propria parrocchia a militante dell’Azione Cattolica, fino a consigliere comunale nelle liste del Partito Popolare ed il successivo inquadramento nella magistratura: possiamo dire che le soddisfazioni non le sono mancate e che avrebbero anche potuto continuare, ma la “voce” che le è entrata dentro le ha fatto abbandonare tutto per dedicarsi solo a Lui, a rispondere alle sue richieste e a farne di nuove attraverso la preghiera.
Adesso le sue giornate saranno completamente diverse ed anche le notti ed è proprio in quest’ultima condizione che le voci interiori, nel buio e nel silenzio, si fanno più forti e più insistenti, voci alle quali non si può dire di no.
E questa chiamata ha una particolarità: è un invito da parte del Signore a servirlo per la salvezza dell’Uomo ed ha come fine ultimo il raggiungimento della felicità non in questo mondo ma nell’altro, in cielo.
Ovviamente per chi ha la fortuna di crederci!
Fin qui non ci vedo niente di strano, ma se proseguiamo nel racconto vedrete che qualcosa di molto particolare apparirà presto: Serena, dopo avere abbandonato il fidanzato, ha lasciato la magistratura ed ha pronunciato i voti perpetui nel Monastero delle Carmelitane Scalze “Santa Teresa” di Firenze, prendendo il nome di suor Maria Serena di Gesù; il suo “sì” definitivo a Dio l’ha portata sulla strada della clausura, ad una vita oltre la grata, immersa nel silenzio, nella preghiera, nella contemplazione.
Per verificare l’autenticità della sua “chiamata” e sperimentare da vicino la vita ed il lento trascorrere dei giorni dietro le mura di un convento, la giovane ha trascorso un paio di anni nel monastero delle Benedettine a Cesena, per poi approdare al Carmelo di Firenze, dove vige un ambiente ancora più austero.
In una lettera ad un amico scrive:” è una grazia di cui ogni giorno apprezzo sempre più la bellezza; in questo silenzio d’amore, che è tutta la mia vita…a Lui presento le necessità di tutti”; questa eccezionale professione di fede, che ha scelto di realizzarsi nel mistero della vita contemplativa e nella capacità rivoluzionaria della preghiera, sta diventando motivo di riflessione per tutti coloro che l’hanno conosciuta e stimata.
Se proviamo a riflettere sopra questa vicenda, noi laici e peccatori, possiamo solo notare che le ambizioni di carriera e le manifestazioni d’amore, sono sembrate a Serena ben poca cosa rispetto a quanto sentiva dentro, prima con voce fievole e poi sempre più imperiosa, anche se dolcissima: la voce di Dio – che si manifesta senza parole – ma trasmette quiete e speranza; Egli la chiama a se invitandola a scegliere Lui, rispetto alla vita comune, a farsi giudicare da quella voce, anziché giudicare gli uomini, insomma una vita diversa, incomprensibile per i più, una vita votata quasi esclusivamente alla preghiera ed alla contemplazione.
Tra i grandi del passato mi viene in mente Blaise Pascal che abbandonò le sue ricerche scientifiche per dedicarsi alla scoperta di Dio; lo trovò, sia pure in forma personalissima, ma non ne fu completamente felice; la morte che lo prese a soli 39 anni, non gli consentì di approfondire questa problematica.
Serena, proviene da impegni sociali ed anche politici, il cui tratto distintivo era comunque la religiosità e l’amore per una vita semplice e votata agli altri: da educatrice e catechista nella propria parrocchia a militante dell’Azione Cattolica, fino a consigliere comunale nelle liste del Partito Popolare ed il successivo inquadramento nella magistratura: possiamo dire che le soddisfazioni non le sono mancate e che avrebbero anche potuto continuare, ma la “voce” che le è entrata dentro le ha fatto abbandonare tutto per dedicarsi solo a Lui, a rispondere alle sue richieste e a farne di nuove attraverso la preghiera.
Adesso le sue giornate saranno completamente diverse ed anche le notti ed è proprio in quest’ultima condizione che le voci interiori, nel buio e nel silenzio, si fanno più forti e più insistenti, voci alle quali non si può dire di no.
E questa chiamata ha una particolarità: è un invito da parte del Signore a servirlo per la salvezza dell’Uomo ed ha come fine ultimo il raggiungimento della felicità non in questo mondo ma nell’altro, in cielo.
Ovviamente per chi ha la fortuna di crederci!