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venerdì, gennaio 15, 2010

NAZIONALIZZATA LA FIAT 

State tutti molto calmi: è solo una battuta che mi serve per introdurre l’argomento “Termini Imerese”; tornando alla nazionalizzazione, ricordo quando tanti anni fa, all’allora Capo indiscusso di FIAT, l’avvocato Gianni Agnelli, un giornalista chiese se, visto l’intendimento del governo di allora che stava provvedendo a nazionalizzate le aziende energetiche, ci fosse pericolo che analogo trattamento venisse riservato anche alla FIAT, indiscutibilmente la maggiore azienda italiana.
L’avvocato, con l’inimitabile aplomb che aveva, con lo spiccato gusto per la battuta e l’imprescindibile “erre moscia”, rispose causticamente: “è più facile che venga Fiattizzata l’Italia che la FIAT cada preda del governo italiano”.
Mi è ritornata in mente questa gustosa scenetta quando ho letto le dichiarazioni di Marchionne, amministratore delegato di FIAT, a proposito della vertenza di Termini Imerese: “la decisione di chiudere quello stabilimento è irreversibile” ed anche “quello stabilimento non è competitivo; deve chiudere”; in precedenza, solo alcune settimane fa, aveva detto che “il problema dei lavoratori che rimarranno senza lavoro non è di competenza della FIAT ma dello Stato”
Non so voi, ma io leggendo queste dichiarazioni ci trovo anzitutto una grandissima spocchia e subito dopo una arroganza che, probabilmente, l’ad FIAT può permettersi, visto gli interlocutori che si ritrova.
Il nostro ministro del lavoro – al quale è demandata qualsiasi dichiarazione sul problema (Berlusconi evidentemente non sa cosa dire, altrimenti….) – continua a parlare di “tavoli congiunti sindacati-azienda, ai quali lo Stato potrebbe fare da intermediario; insomma la solita aria fritta e rifritta di coloro che non sanno cosa dire e parlano, come si dice dalle mie parti, tanto per dare aria alla bocca; anche l’affermazione di Scajola – ministro del lavoro – che dice di “essere convinto che Termini Imerese debba rimanere un polo industriale e che possa continuare a operare nell’automotive” lascia il tempo che trova se non è accompagnata da concrete prese di posizione.
In Francia, cioè proprio accanto a noi, a casa dei nostri cugini si ha un problema quasi analogo, perché la Renault ha annunciato l’intenzione di trasferire in Turchia la produzione della Clio4; a questa notizia, ha replicato direttamente il Premier, Sarkozy, il quale ha detto che “ la Francia non ha aiutato il settore auto per poi vedere i suoi stabilimenti finire all’estero”.
Già, perché il problema è proprio questo: il settore automobilistico, (insieme alle banche americane), è quello che ha ricevuto il maggior aiuto statale quale incentivo all’acquisto di autoveicoli, più o meno legati all’inquinamento o alla tipologia del combustibile; ma se l’azienda che ha beneficiato di tali aiuti, licenzia in Italia (ponendo problemi allo Stato) e costruisce le auto all’estero, investendo così in questi Paesi sia in tecnologia che in uomini, mi sembra che ci sia qualcosa che non quadri; forse sarò io a non capire, ma proprio non ci riesco!!
E il problema mi sembra poi che si sposti sulla “forza” dei due contendenti – la FIAT e lo Stato – nel caso che si arrivi ad uno scontro frontale: su quale dei due concorrenti puntereste? Vi sembra possibile che lo Stato tolga gli incentivi al settore auto e che la FIAT ingoi la pillola senza fare niente? E se desse il via a licenziamenti di massa, che tipo di strategia potrebbe adottare questo governo? E soprattutto quali sono le “armi” che potrebbe impugnare in questa battaglia? Difficile dirlo!!

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