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sabato, gennaio 30, 2010

MEGLIO AMMAZZARLI TUTTI 

Sto parlando di anziani, malati incurabili e ragazzi disabili, tutte “categorie” che necessitano di aiuti cospicui per tirare avanti; in teoria questi aiuti dovrebbero arrivare dallo Stato che trae fuori le disponibilità dalle tasse fatte pagare a tutti i contribuenti, anche ai parenti di coloro di cui si tratta: è chiaro il concetto fino a qui??
E allora andiamo avanti, citando alcuni fatterelli che appaiono in questi giorni sulla stampa: il primo è quello di Salvatore, operaio catanese oggi quarantacinquenne che è entrato in coma nel 2003 a seguito di un incidente stradale, si è risvegliato nel 2005 e da quel momento giace in un letto come se fosse un pezzo di legno, bisognoso cioè che qualcuno lo accudisca in tutto. Uno dei fratelli, Marcello, rimasto ferito in un incidente stradale, non riesce più a collaborare con l’anziana madre per accudire il fratello e così l’altro fratello, Pietro, emigrato in Belgio, annuncia che porterà con se Salvatore e in una clinica belga lo sottoporrà ad eutanasia: questo per un duplice ordine di motivi – dice lui – il primo è che il fratello infermo comincia a soffrire atrocemente ed il secondo è che nessuno aiuta la sua famiglia, né lo Stato e neppure la Chiesa (in queste ultime ore si è offerto Don Benzi con la sua comunità).
Dall’altra parte leggo che nella mia città ci sono tante proteste per la riduzione delle “ore di sostegno” ai bambini disabili che frequentano le scuole: sembra che ci sia stato un taglio del 40% dei tempi rispetto a quelli “concessi” l’anno scorso.
Degli anziani non credo sia necessario portare nessun esempio, tante sono le situazioni nelle quali questi poveretti che versano in disagiate condizioni economiche soffrono atrocemente o la solitudine più completa in piccole stanzette o le angherie di infermieri/e che li sottopongono addirittura a legacci di costrizione.
Mi si dirà: ma la famiglia non interviene? Quando può credo che lo faccia, ma ci sono tantissimi casi nei quali riesce a malapena a bastare a se stessa e quindi l’anziano o il disabile o il malato terminale diventano dei pesi opprimenti.
Ed ecco allora la mia idea (provocatoria, ovviamente): lo Stato dovrebbe indicare con chiarezza quali sono i limiti a cui può arrivare l’assistenza pubblica; cioè se l’anziano non ha mezzi propri o di famiglia, all’età “X” dovrebbe essere ucciso, pietosamente, senza farlo soffrire, così facendo si risparmia e si può spendere i denari risparmiati in altro modo; lascio ad altri di dare un numero alla “X” che indico sopra: può essere anche articolata, nel senso che all’anziano in salute si indica “X”, mentre a quello malandato si indica “X-Y”; penso che la proposta sia chiara nel suo concetto base, per il resto ci penseranno i soliti politici.
Bambini disabili e malati terminali, invece, non hanno nessun problema di età, in quanto all’apparire del problema dovrebbero essere trattati come facevano i greci: quelli venuti male li gettavano dalla rupe; noi che non lo abbiamo fatto all’inizio, provvediamo a farlo al momento dell’approvazione del provvedimento, con metodo anch’esso indolore e applicando tutte le precauzioni del caso.
Insomma, lo Stato dovrebbe avere il coraggio di dire con chiarezza ai propri cittadini (che poi sono soltanto dei “sudditi”) che l’assistenza verrà erogata solo a coloro che sono in buona salute (sembra un ossimoro ma non lo è) fino all’età di “X” anni; questo perché i soldi in cassa sono pochi e gli “squali” da sfamare sono tanti.
Alle famiglie dei disabili e dei malati terminali dovrebbe essere spiegata la situazione: i soldi che spendiamo per i vostri familiari, sono buttati al vento, quindi è meglio usarli in maniera diversa. Scusatemi per la brutalità, ma spero di essere stato capito!!

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