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mercoledì, gennaio 06, 2010

IL 2010 CI REGALA PIŬ TERRORISMO? 

La fallita azione terroristica del nigeriano Farouk Abdulmutallab su un aereo di linea diretto a Detroit, ha fatto scatenare – come una reazione a catena – tutta una serie di appesantimenti delle norme di sicurezza che ha condotto all’adozione, in molti aeroporti, di un “body scanner”, una sorta di apparecchio radiografico che ci mostra il corpo sotto ai vestiti e quindi, in teoria, dovrebbe sventare le mosse dei terroristi che portano l’esplosivo attaccato alla pelle; nel caso di Farouk, la zona che conteneva esplosivo e innesco era quella dei testicoli e i due ingredienti erano stati sistemati in altrettante apposite tasche realizzate sulle mutande del nigeriano.
Prima di procedere oltre, dobbiamo risolvere un quesito di carattere semantico: il terrorista che si fa esplodere e così facendo uccide, oltre a se stesso, un certo numero di persone, viene comunemente definito “kamikaze”; non mi sembra che questa definizione sia azzeccata, in quanto il termine kamikaze, di origine giapponese e dal significato di “vento divino”, venne inventato per quei piloti che non esitavano a gettare il proprio aereo contro le portaerei con l’obiettivo di fare scoppiare il grosso natante.
Ma in quel caso si trattava di un pilota appartenente ad un regolare esercito in guerra con gli Stati Uniti: cioè possiamo dire che esecutori e vittime erano “soggetti armati”; nel caso del terrorismo, invece, siamo in presenza di civili, con finalità altrettanto suicide, che cercano di creare panico e morti tra la popolazione civile; mi sembra che tra le due cose ci sia una bella differenza.
Risolto il dubbio semantico, torniamo all’evento del terrorista Farouk: anzitutto diciamo che lo stesso non è il classico “diseredato”, vittima del plagio di alcune scuole del terrore che insegnano l’odio come viatico per la redenzione; il nostro nigeriano è un giovane di buonissima famiglia – il padre è un banchiere tra i più ricchi dell’Africa – che studia in una prestigiosa università inglese; quindi, verrebbe da dire: che cosa hai da protestare; o meglio ancora, il tuo stato sociale ti permette di combattere le tue eventuali battaglie con metodi ben diverse dall’uccisione indifferenziata.
Però, di fatto Farouk usa un barbaro sistema per combattere gli Stati Uniti, e aggiunge che ci sono altri 30 terroristi come lui pronti ad entrare in azione; tutto ciò ha indotto l’America a rivedere la propria “lista nera” dei Paesi da trattare con le molle: oltre al Pakistan ed all’Arabia Saudita, c’è l’Afghanistan, la Libia, il Libano, l’Algeria, l’Iraq, l’Iran, Cuba, lo Yemen, la Somalia, il Sudan e la Siria: sono 12 Nazioni mediorientali e Cuba (non si capisce questa inclusione): a me sembra che siano troppi i Paesi cosiddetti “nemici” e quindi, oltre alle misure anti-terrorismo, credo che sia opportuno investigare per scoprire questa strana proliferazione, alla quale potremmo aggiungere anche la Corea del Nord e quindi arrivare a 14 Nazioni dalle quali guardarsi; e magari, mettere in moto – oltre alle truppe – anche un po’ di diplomazia per vedere quali sono le cose che non vanno in quei Paesi e che cosa imputano agli USA..
C’è poi il problema del “terrorista”, colui cioè al quale viene affidata una cintura esplosiva e viene mandato a seminare il terrore: chi è e perché lo fa; queste sono due domande alle quali molti esperti hanno già risposto ed ai quali mi aggiungerò prossimamente con una mia modesta analisi che sto mettendo a punto.
Chiudiamo con un racconto: il piccolo palestinese (di età – 16 anni - e di corporazione), che si avvicina ad un posto di blocco israeliano con una cintura esplosiva assai visibile ed i militari che gli urlano “alt”, al che il ragazzo, immediatamente, alza le braccia e grida “non voglio morire”: fallisce l’attentato ma resta vivo!! Chiaro il concetto??

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