sabato, gennaio 09, 2010
È UNA CONTRADDIZIONE?
In apparenza quello che sto per scrivere è una vera e propria contraddizione in termini, ma dopo averci riflettuto sopra e aver fatto alcune congetture, vedrete che la cosa apparirà più chiara e comprensibile.
Allora, cominciamo a presentare alcuni dati provenienti da fonti ufficiali (ISTAT e Confcommercio) riferiti allo scorso mese di novembre: in Italia il tasso di disoccupazione è salito all’8,3% (+0,1% su ottobre 2009 e +1,3% su novembre 2008); tale aumento non è poi così preoccupante, specie se lo paragoniamo a quanto accaduto nel resto del mondo. Vediamo meglio: nell’Eurozona, cioè tra i Paesi dell’U.E., i disoccupati hanno raggiunto quota 10%, con punte davvero preoccupanti, come la Spagna e la Lettonia, attestate sul 20%; decisamente male anche negli Stati Uniti dove il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 10%, senza cioè che tutte le misure prese dal Governo americano siano riuscite a smuovere tale percentuale.
Insomma, possiamo dire che in Italia non si ride, ma guardando gli altri neppure si piange calde lacrime; però non ci dobbiamo dimenticare che la disoccupazione continua ad aumentare ed io – con buona pace della situazione spagnola e lettone – ne sono preoccupato; ma la contraddizione dove sarebbe, potreste chiedermi? Ci arrivo subito!! Se la disoccupazione è aumentata e parallelamente – sono notizie di pochi giorni fa – è aumentato il ricorso alla Cassa Integrazione, è logico supporre che i consumi siano diminuiti, infatti, se ci sono meno introiti, ci dovrebbero essere anche minori esborsi. E invece non è così!
Dalla Confcommercio abbiamo dei dati assolutamente in controtendenza a quanto sopra affermato: i consumi – nel mese di novembre 2009 – hanno fatto registrare un +0,3% rispetto al mese precedente e un +1,7% sul dato relativo allo stresso mese del 2008. Questi dati mandano a carte quarantotto tutte le elucubrazioni e tutte le etichettature che possiamo dare alla crisi attuale e ci obbligano a rivedere tutta una serie di parametri che forse abbiamo dato per scontato; poiché le cifre sui consumi non sono ovviamente settorializzate, cioè non ci dicono da chi proviene questo incremento delle spese, dobbiamo andare per induzione.
E la prima riflessione che mi viene in mente è quanto già da me affermato durante il periodo iniziale della crisi economico/finanziaria mondiale: “questa crisi è come la guerra; durante il suo svolgimento, ci saranno alcuni che staranno meglio di prima e moltissimi che staranno peggio”.
Se mi date per buona questa affermazione, possiamo andare avanti e dedurre che i consumi sono aumentati perché è cresciuta la fetta di persone che dalla crisi ha avuto un guadagno; e questa categoria – non etichettabile ancora – è in grado di consumare anche per coloro che non si sono potuti neppure avvicinare ai negozi.
Quindi, dato per assunto che la forbice dell’andamento sociale si è ancora di più allargata, a favore di “un certo” ceto medio che si è spostato verso “l’alto”, questa operazione ha consentito di supplire alla carenza consumistica dell’ex ceto medio – ora diventato “basso” – e pertanto ha riequilibrato i dati sotto il profilo statistico, ma ha continuato a “calpestare” tutti quelli a reddito fisso (basso) che ormai stanno scivolando verso una sostanziale indigenza.
Qualcuno diceva che se io mangio due polli e tu non ne mangi alcuno, la statistica afferma che ne abbiamo mangiato uno a testa, ma nella realtà tu sei a stomaco vuoto (e incazzato nero) mentre io ho addirittura bisogno di un digestivo. Chiaro il concetto??
Allora, cominciamo a presentare alcuni dati provenienti da fonti ufficiali (ISTAT e Confcommercio) riferiti allo scorso mese di novembre: in Italia il tasso di disoccupazione è salito all’8,3% (+0,1% su ottobre 2009 e +1,3% su novembre 2008); tale aumento non è poi così preoccupante, specie se lo paragoniamo a quanto accaduto nel resto del mondo. Vediamo meglio: nell’Eurozona, cioè tra i Paesi dell’U.E., i disoccupati hanno raggiunto quota 10%, con punte davvero preoccupanti, come la Spagna e la Lettonia, attestate sul 20%; decisamente male anche negli Stati Uniti dove il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 10%, senza cioè che tutte le misure prese dal Governo americano siano riuscite a smuovere tale percentuale.
Insomma, possiamo dire che in Italia non si ride, ma guardando gli altri neppure si piange calde lacrime; però non ci dobbiamo dimenticare che la disoccupazione continua ad aumentare ed io – con buona pace della situazione spagnola e lettone – ne sono preoccupato; ma la contraddizione dove sarebbe, potreste chiedermi? Ci arrivo subito!! Se la disoccupazione è aumentata e parallelamente – sono notizie di pochi giorni fa – è aumentato il ricorso alla Cassa Integrazione, è logico supporre che i consumi siano diminuiti, infatti, se ci sono meno introiti, ci dovrebbero essere anche minori esborsi. E invece non è così!
Dalla Confcommercio abbiamo dei dati assolutamente in controtendenza a quanto sopra affermato: i consumi – nel mese di novembre 2009 – hanno fatto registrare un +0,3% rispetto al mese precedente e un +1,7% sul dato relativo allo stresso mese del 2008. Questi dati mandano a carte quarantotto tutte le elucubrazioni e tutte le etichettature che possiamo dare alla crisi attuale e ci obbligano a rivedere tutta una serie di parametri che forse abbiamo dato per scontato; poiché le cifre sui consumi non sono ovviamente settorializzate, cioè non ci dicono da chi proviene questo incremento delle spese, dobbiamo andare per induzione.
E la prima riflessione che mi viene in mente è quanto già da me affermato durante il periodo iniziale della crisi economico/finanziaria mondiale: “questa crisi è come la guerra; durante il suo svolgimento, ci saranno alcuni che staranno meglio di prima e moltissimi che staranno peggio”.
Se mi date per buona questa affermazione, possiamo andare avanti e dedurre che i consumi sono aumentati perché è cresciuta la fetta di persone che dalla crisi ha avuto un guadagno; e questa categoria – non etichettabile ancora – è in grado di consumare anche per coloro che non si sono potuti neppure avvicinare ai negozi.
Quindi, dato per assunto che la forbice dell’andamento sociale si è ancora di più allargata, a favore di “un certo” ceto medio che si è spostato verso “l’alto”, questa operazione ha consentito di supplire alla carenza consumistica dell’ex ceto medio – ora diventato “basso” – e pertanto ha riequilibrato i dati sotto il profilo statistico, ma ha continuato a “calpestare” tutti quelli a reddito fisso (basso) che ormai stanno scivolando verso una sostanziale indigenza.
Qualcuno diceva che se io mangio due polli e tu non ne mangi alcuno, la statistica afferma che ne abbiamo mangiato uno a testa, ma nella realtà tu sei a stomaco vuoto (e incazzato nero) mentre io ho addirittura bisogno di un digestivo. Chiaro il concetto??