lunedì, dicembre 07, 2009
SALVARE LA TERRA
Il titolo mi sembra assai catastrofico e supponente, ma è quello che la maggior parte dei quotidiani riporta nell’edizione odierna, in sede di presentazione della Conferenza sul clima che si tiene a Copenaghen e che vedrà schierate – le une contro le altre – ben 192 Nazioni di tutto il pianeta: è ormai chiaro che per “crescere” è indispensabile usare più energia e, così facendo, si producono più sostanze inquinanti.
Perché dico che i vari Paesi sono schierati su fronti diversi? Beh, anzitutto c’è il dualismo Cina-USA, con i primi che non accettano i termini di riduzione imposti dal recente accordo e incolpano gli Stati Uniti di produrre molto più CO2 di quello che fa la Cina senza per questo “pagare dazio”. Ma vediamole queste emissioni: gli USA sono ovviamente in testa a questa classifica con 25 tonnellate di CO2 per ciascun abitante emesse in un anno, seguiti dal Canada con 24, dalla Russia con 16 e da Giappone e Germania con 12, mentre Inghilterra e Francia ne producono 11 e l’Italia 9.
È chiaro che continuando di questo passo è facile prevedere che la Terra prima o poi s’incazzerà e ci ripagherà con gli interessi; ma quali contromosse sono state proposte finora? Dico subito che siamo sul deludente spinto: gli U.S.A. propongono una riduzione del 17% da realizzare entro il 2020, ma prendendo per base i dati del 2005 e quindi si ha un modesto -4% rispetto al 1990: molto meno di quanto si erano impegnati a fare nel 1997; la Cina invece propone un taglio all’intensità energetica del 40/45% e l’India del 20/25%; su questa strada sembra che nessuno li segua e quindi i due paesi/continenti potranno dire di averlo proposto ma che nessuno ha accettato e quindi continuare con l’inquinamento attuale.
Prima dell’inizio dei lavori e quindi delle proposte ufficiali, ci sono state alcune dichiarazioni che meritano di essere riportate; la prima è del capo della delegazione dell’Arabia Saudita – com’è noto maggiore produttore di petrolio – che propone una singolare equazione: “se per combattere il cambiamento climatico le nazioni ridurranno il consumo di combustibili fossili (petrolio) allora dovranno pagare una compensazione ai paesi produttori”; come dargli torto: dopo avere inquinato per fare arricchire tutti i vari sceicchi del Golfo Persico, non è proprio il caso di smettere: ormai sono abituati a questi ritmi e non possono certo ridurre le spese (mogli, cavalli da corsa, palazzi sontuosi, auto di lusso, ecc.).
Curiosa anche la proposta di Paul McCartney indirizzata all’abolizione della carne nel menu delle nostre tavole: “una bistecca inquina più di un’auto”; per la verità non spiega quale sia il processo da cui deriva quanto sopra, ma forse pensa che noi si capisca lo stesso: io non l’ho capito, e voi?
E per concludere, molto spiritoso il cartellone fatto affiggere da Greenpeace nelle strade di Copenaghen in cui si vede un Obama incanutito, ripreso tra venti anni, mentre dice: “mi dispiace per quanto non è stato fatto per salvare il Mondo”. Potremmo rispondergli che non si accettano scusanti. Ma mi sembra inutile, pensando che pochi tra noi ci saranno tra venti anni per vedere cosa è successo!
Il problema è racchiuso molto bene nelle parole usate dal Capo Delegazione dei Paesi in via di sviluppo: “i Paesi ricchi hanno creato il problema e non hanno mantenuto – Europa esclusa – gli impegni di Kyoto; non possono coinvolgere i Paesi in via di sviluppo in accordi vincolanti e – per loro – penalizzanti”; insomma si ritorna a quanto già detto: senza energia non si progredisce e i Paesi in via di sviluppo questo slogan lo conoscono fin troppo bene.
Perché dico che i vari Paesi sono schierati su fronti diversi? Beh, anzitutto c’è il dualismo Cina-USA, con i primi che non accettano i termini di riduzione imposti dal recente accordo e incolpano gli Stati Uniti di produrre molto più CO2 di quello che fa la Cina senza per questo “pagare dazio”. Ma vediamole queste emissioni: gli USA sono ovviamente in testa a questa classifica con 25 tonnellate di CO2 per ciascun abitante emesse in un anno, seguiti dal Canada con 24, dalla Russia con 16 e da Giappone e Germania con 12, mentre Inghilterra e Francia ne producono 11 e l’Italia 9.
È chiaro che continuando di questo passo è facile prevedere che la Terra prima o poi s’incazzerà e ci ripagherà con gli interessi; ma quali contromosse sono state proposte finora? Dico subito che siamo sul deludente spinto: gli U.S.A. propongono una riduzione del 17% da realizzare entro il 2020, ma prendendo per base i dati del 2005 e quindi si ha un modesto -4% rispetto al 1990: molto meno di quanto si erano impegnati a fare nel 1997; la Cina invece propone un taglio all’intensità energetica del 40/45% e l’India del 20/25%; su questa strada sembra che nessuno li segua e quindi i due paesi/continenti potranno dire di averlo proposto ma che nessuno ha accettato e quindi continuare con l’inquinamento attuale.
Prima dell’inizio dei lavori e quindi delle proposte ufficiali, ci sono state alcune dichiarazioni che meritano di essere riportate; la prima è del capo della delegazione dell’Arabia Saudita – com’è noto maggiore produttore di petrolio – che propone una singolare equazione: “se per combattere il cambiamento climatico le nazioni ridurranno il consumo di combustibili fossili (petrolio) allora dovranno pagare una compensazione ai paesi produttori”; come dargli torto: dopo avere inquinato per fare arricchire tutti i vari sceicchi del Golfo Persico, non è proprio il caso di smettere: ormai sono abituati a questi ritmi e non possono certo ridurre le spese (mogli, cavalli da corsa, palazzi sontuosi, auto di lusso, ecc.).
Curiosa anche la proposta di Paul McCartney indirizzata all’abolizione della carne nel menu delle nostre tavole: “una bistecca inquina più di un’auto”; per la verità non spiega quale sia il processo da cui deriva quanto sopra, ma forse pensa che noi si capisca lo stesso: io non l’ho capito, e voi?
E per concludere, molto spiritoso il cartellone fatto affiggere da Greenpeace nelle strade di Copenaghen in cui si vede un Obama incanutito, ripreso tra venti anni, mentre dice: “mi dispiace per quanto non è stato fatto per salvare il Mondo”. Potremmo rispondergli che non si accettano scusanti. Ma mi sembra inutile, pensando che pochi tra noi ci saranno tra venti anni per vedere cosa è successo!
Il problema è racchiuso molto bene nelle parole usate dal Capo Delegazione dei Paesi in via di sviluppo: “i Paesi ricchi hanno creato il problema e non hanno mantenuto – Europa esclusa – gli impegni di Kyoto; non possono coinvolgere i Paesi in via di sviluppo in accordi vincolanti e – per loro – penalizzanti”; insomma si ritorna a quanto già detto: senza energia non si progredisce e i Paesi in via di sviluppo questo slogan lo conoscono fin troppo bene.