giovedì, dicembre 10, 2009
LA MORTE: LAICA O RLIGIOSA?
Nei giorni scorsi ho udito una dichiarazione del Professor Veronesi che mi ha molto interessato: l’illustre scienziato affermava che la morte viene “vissuta” (scusate l’ossimoro) molto meglio dal “non credente” che dal “credente”, cristiano o di altre religioni; questo perché il laico considera la morte come la conclusione logica del viaggio della vita e quindi se ne dà una ragione fisiologica.
Per la verità, nella storia delle religioni si apprende che la ricerca di un Dio è stata messa in essere dall’uomo per lenire la propria angoscia di morte e quindi si può ragionevolmente dedurre che la sua “invenzione” non discende dal bisogno di Dio ma dalla necessità di rimuovere la paura della morte; l’oggetto del bisogno non è Dio ma la “rimozione” della morte.
È quindi logico supporre che tutti coloro che non sono riusciti a pervenire alla conoscenza di un Dio, sono rimasti nell’angoscia del momento in cui la loro vita si chiuderà, cioè del momento della loro morte.
Ho trovato, in un libro di psicanalisi, questo curioso dialogo tra un visitatore dei cimiteri ed un prete addetto agli stessi luoghi: “Padre, Lei prega per i morti?”/ “Prego perché i morti vivano per il bisogno dei vivi; i morti sono nelle braccia del Signore, non hanno bisogno di nulla”/ “E l’inferno?”/ “Conosco quello di questa terra, le ingiustizie del mondo, un mondo che a differenza di quello dei morti non capisce la misericordia e la bontà del Padre”/ “Io ho paura della morte”/ “Anch’io, ma ho tanta speranza in chi mi ha messo in questo cimitero da vivo”.
Quindi il credente, al contrario dell’ateo,ha la speranza di andare a stare nelle braccia del Signore e lì trovare la pace eterna, che poi sarebbe nient’altro che la serenità che deriva dalla contemplazione di Dio, dei Santi e dei Martiri.
Colui invece che non crede non ha nessuna speranza e quindi la conclusione della sua vita è solamente un fatto biologicamente accettato.
Non è dato sapere se il signor Jan Jerzy Wieczorek, quarantottenne polacco, di professione “clochard”, fosse credente o meno; eppure il nostro amico ha esalato l’ultimo respiro in un modo a dir poco raccapricciante: poco dopo l’imbrunire, sdraiato su una panchina di pietra, infagottato in una mucchio di stracci, con vicino alcuni cartocci contenenti viveri ed altri oggetti, mentre tutto attorno a lui la gente sfilava per correre a fare acquisti per il prossimo Natale: siamo infatti in pieno centro storico di Firenze, letteralmente preso d’assalto da italiani e stranieri, tutti alla ricerca dell’oggetto da acquistare per i propri cari; e Jan ha scelto proprio quel posto e quell’ora per morire.
Le risultanze del medico legale sono state “decesso per cause naturali”; pensate, questa società non si è presa neppure il disturbo di spendere quei pochi euro per svolgere una autopsia che facesse conoscere le vere cause della morte del signore polacco; perché di qualcosa deve pur essere morto, qualche aggeggio del suo corpo deve avere fatto corto circuito o essere entrato in crisi, insomma uno dei tanti “particolari” che formano il nostro “interno” deve aver fatto le bizze e si deve essere bloccato, facendo così fermare anche la vita del povero Jan.
Di questa “morte” se ne è parlato solo per metterla in relazione al grande shopping natalizio, poi – ne sono certo – tutto tornerà a tacere, poiché nella nostra civiltà la morte è stata interdetta, proibita, dichiarata illegittima; in che modo? Semplice, basta non nominarla e crediamo così di averla esorcizzata; ma lei è lì e ci guarda, come fa il condor appollaiato sull’albero, in attesa del momento per intervenire; e così sarà!!
Per la verità, nella storia delle religioni si apprende che la ricerca di un Dio è stata messa in essere dall’uomo per lenire la propria angoscia di morte e quindi si può ragionevolmente dedurre che la sua “invenzione” non discende dal bisogno di Dio ma dalla necessità di rimuovere la paura della morte; l’oggetto del bisogno non è Dio ma la “rimozione” della morte.
È quindi logico supporre che tutti coloro che non sono riusciti a pervenire alla conoscenza di un Dio, sono rimasti nell’angoscia del momento in cui la loro vita si chiuderà, cioè del momento della loro morte.
Ho trovato, in un libro di psicanalisi, questo curioso dialogo tra un visitatore dei cimiteri ed un prete addetto agli stessi luoghi: “Padre, Lei prega per i morti?”/ “Prego perché i morti vivano per il bisogno dei vivi; i morti sono nelle braccia del Signore, non hanno bisogno di nulla”/ “E l’inferno?”/ “Conosco quello di questa terra, le ingiustizie del mondo, un mondo che a differenza di quello dei morti non capisce la misericordia e la bontà del Padre”/ “Io ho paura della morte”/ “Anch’io, ma ho tanta speranza in chi mi ha messo in questo cimitero da vivo”.
Quindi il credente, al contrario dell’ateo,ha la speranza di andare a stare nelle braccia del Signore e lì trovare la pace eterna, che poi sarebbe nient’altro che la serenità che deriva dalla contemplazione di Dio, dei Santi e dei Martiri.
Colui invece che non crede non ha nessuna speranza e quindi la conclusione della sua vita è solamente un fatto biologicamente accettato.
Non è dato sapere se il signor Jan Jerzy Wieczorek, quarantottenne polacco, di professione “clochard”, fosse credente o meno; eppure il nostro amico ha esalato l’ultimo respiro in un modo a dir poco raccapricciante: poco dopo l’imbrunire, sdraiato su una panchina di pietra, infagottato in una mucchio di stracci, con vicino alcuni cartocci contenenti viveri ed altri oggetti, mentre tutto attorno a lui la gente sfilava per correre a fare acquisti per il prossimo Natale: siamo infatti in pieno centro storico di Firenze, letteralmente preso d’assalto da italiani e stranieri, tutti alla ricerca dell’oggetto da acquistare per i propri cari; e Jan ha scelto proprio quel posto e quell’ora per morire.
Le risultanze del medico legale sono state “decesso per cause naturali”; pensate, questa società non si è presa neppure il disturbo di spendere quei pochi euro per svolgere una autopsia che facesse conoscere le vere cause della morte del signore polacco; perché di qualcosa deve pur essere morto, qualche aggeggio del suo corpo deve avere fatto corto circuito o essere entrato in crisi, insomma uno dei tanti “particolari” che formano il nostro “interno” deve aver fatto le bizze e si deve essere bloccato, facendo così fermare anche la vita del povero Jan.
Di questa “morte” se ne è parlato solo per metterla in relazione al grande shopping natalizio, poi – ne sono certo – tutto tornerà a tacere, poiché nella nostra civiltà la morte è stata interdetta, proibita, dichiarata illegittima; in che modo? Semplice, basta non nominarla e crediamo così di averla esorcizzata; ma lei è lì e ci guarda, come fa il condor appollaiato sull’albero, in attesa del momento per intervenire; e così sarà!!