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venerdì, dicembre 04, 2009

ANDARSENE DALL'ITALIA ? 

Nei giorni scorsi due “personaggi” del generone italiano (il termine “generone” significa, secondo il Devoto-Oli, “la nuova borghesia romana, in gara per sostituire l’aristocrazia”), hanno fatto delle dichiarazioni, a dir poco, sorprendenti: ha cominciato la presidente dei giovani industriali, Federica Guidi, figlia di un grosso personaggio della Confindustria, la quale ha detto che – dall’alto della sua lungimiranza – vede per i giovani italiani un futuro di lavoro solo se saranno disposti a vivere cinque anni in India, cinque anni in Cina, cinque anni in Brasile e via di questo passo; non dice, per la verità, il motivo di questo peregrinare, ma possiamo indovinarlo: andare dietro alle piazze dove la globalizzazione detta legge in quel certo momento.
Nell’intento della signora o signorina Guidi, c’era forse l’idea di impaurire i giovani prospettando loro un futuro “senza radici”, ma non credo che ci sia riuscita: magari fosse vero che il futuro ci permetterà di girare il mondo attraverso un lavoro ben retribuito; anche io che non sono più giovane ci metterei la firma; credo invece che si sia prospettato un futuro nel quale la de-localizzazione la farà da padrona e quindi i nostri giovani inseguiranno la loro azienda in giro per il Mondo; mi auguro di sbagliare, ovviamente, ma temo che le cose stiano proprio così.
L’altro personaggio che ha “esternato” è stato Pier Luigi Celli, attraverso una lettera a suo figlio”, nella quale invita il giovane ad andarsene, ma motivandogli questo invito con la presentazione di una Italia nella quale “i problemi per loro aumentano sempre di più: anzitutto non c’è rispetto per l’impegno, da noi vince la furbizia sulla correttezza, i raccomandati sui meritevoli, il vecchio sul nuovo”.
Ed allora, vediamo chi è questo signore che fa uno spaccato del nostro Paese così rispondente alla realtà, così vivido e pregnante che anche io potrei sottoscrivere: il Celli, negli ultimi tempi, è stato per tre anni Direttore Generale della Rai, lasciata la quale è passato alla direzione generale dell’Università LUISS, diventando anche membro del CdA del gigante del gioco “Lottomatica”, della municipalizzata “Hera” e di “Messaggerie Libri”.
Nella sua lettera-provocazione al figlio, non mi pare di rilevare alcun annuncio di dimissioni da qualche carica che al momento il “padre-preoccupato” riveste; ed allora come la mettiamo con l’appunto di cui sopra “da noi vince il vecchio sul nuovo”?
Caro Celli, intemerato gestore del potere, invece di invitare il figlio a lasciare l’Italia, sarebbe meglio che fossi tu a lasciare alcuni posti che occupi, favorendo così l’ingresso di talenti ed energie nuove; e poi, alcune eccellenze ci sono anche qui da noi e, in particolare, nell’Università che dirigi, ma forse frequenti poco (con tutti gli impegni che hai!!): centinaia di studenti danno vita al Bar-camp, conferenze di analisi auto-gestite, di livello sempre più alto che dimostrano come talvolta anche uno indaffarato come te dovrebbe trovare il tempo di affacciarsi nel cortile di casa e dare un po’ più di fiducia ai tanti giovani che si rimboccano le maniche per fare qualcosa di utile a loro stessi ma anche al Paese.
E per concludere, caro Celli, la prossima volta che ti scappa di esternare, usa uno strumento diverso da “La Repubblica”, giornale di proprietà di quel Carlo De Benedetti, che interpreta a modo suo il tuo appello, cioè prendendo il domicilio fiscale in Svizzera pur continuando a vivere e lavorare prevalentemente in Italia: questi non sono esempi da fornire ai giovani. Chiaro il concetto??

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