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lunedì, novembre 02, 2009

QUANDO L'AUTO DIVENTA CORPO DI REATO 

Un paio di fatterelli che ho letto in questi giorni, mi inducono a quell’affermazione che peraltro assume un tono paradossale, come sono le singole vicende, come scoprirete dal contesto che segue.
Dunque, passiamo ai due fatterelli: il primo ha avuto luogo a Prato, città operosa e piena di ricchezza, il cui Comune è stato strappato dal centro destra; ebbene, il neo Sindaco ha emanato tutta una serie di norme contro la prostituzione “da strada”, come viene definita, una delle quali vieta anche il solo fermarsi con l’auto per contattare le “passeggiatrici”: forse bisogna parcheggiare e dirigersi a piedi verso le signorine per avere il sospirato “contatto”? Mah, misteri della burocrazia!!
Sulla base di queste norme, una pattuglia “mista” (di quelle che vanno di moda adesso) formata da carabinieri e da paracadutisti della “Folgore”, hanno fermato un individuo – bidello presso un Istituto Superiore – che, dopo la logica contrattazione preliminare, faceva salire una prostituta nigeriana sulla sua Fiat Punto “vecchio modello”; la pattuglia è intervenuta e, nonostante l’uomo tentasse qualche scusa banale, ha rilevato inequivocabilmente che intendesse “consumare un rapporto sessuale a pagamento”: accidenti che bella scoperta e quanta perspicacia sia dei carabinieri che dei paracadutisti! Certo ora che si sono messi insieme non ce n’è più per nessuno!!
Comunque sia, il tutto è strato sanzionato con 400 euro di multa per il cliente e altrettanti per la prostituta e con il “sequestro amministrativo” dell’autovettura; tale sequestro è successivamente diventato confisca e così la vecchia Punto è diventata un bene pubblico che sarà prossimamente “battuto ad un’Asta pubblica” ed il cui ricavato – a detta dell’Assessore alla Sicurezza – sarà investito nel sociale.
Un solo commento: la legge sulla prostituzione risale alla famosa “chiusura dei casini”, avvenuta nel 1957, e sancisce che nel nostro Paese la prostituzione non è vietata (è vietato l’adescamento) e non è vietato neppure “andare a prostitute”, purché tutto questo avvenga in silenzio, senza disturbare e senza farsene accorgere, soprattutto per non costringere la società civile a dovere ammettere lo squallore – finanziario, morale e psicologico – che si nasconde dietro a questo tipo di contrattazioni. L’automobile diventa attrice anche in un’altra vicenda (su questa c’è poco da scherzarci) svoltasi in un paese in Provincia di Bari; qui un imprenditore edile di 68 anni è stato arrestato per aver abusato sessualmente, per undici lunghissimi anni, di una donna affetta da handicap psichico e di avere costretto la disabile ad abortire per ben undici volte.
La vittima delle violenze – che oggi ha 33 anni – ha cominciato a subire gli abusi dell’uomo, che godeva della piene fiducia della famiglia della donna (ma come è possibile??!!) quando aveva 22 anni, cioè ininterrottamente per 11 anni; da questa “relazione” (non mi sembra il termine esatto, ma non riesco a trovarne uno migliore) sono scaturiti 11 aborti, uno per ogni anno (metodico l’imprenditore!!).
Ma l’automobile cosa c’entra con il maiale che fa violenza ad una disabile, mi chiederete? C’entra, in quanto il bastardo abusava della ragazza in località di campagna dove si appartava con la sua “automobile”: è chiaro adesso il nesso?
Non so, ma potrebbe darsi che le autorità mettano sotto sequestro l’auto sulla quale avvenivano i turpi incontri e quindi la facciano diventare, alla stessa stregua di quella del primo raccontino, “bene pubblico”. Chiaro il concetto??

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