giovedì, novembre 05, 2009
IL PRIMO ANNO DI OBAMA
4 novembre 2008 – 4 novembre 2009: un anno di governo dell’America, un anno trascorso a cercare di risolvere dei problemi micidiali, un anno per “imparare” a trattare con gli americani e, soprattutto con i governanti del mondo; tutto questo si è festeggiato ieri a Washington, senza però lustrini e paillettes, ma in un tono che definirei minore, colpa anche della recente sconfitta elettorale dei democratici in Virginia e New Jersey, dove sono stati eletti dei Governatori repubblicani.
Nell’ultimo sondaggio Gallup sul gradimento degli americani, il bravo Barack è risultato sconfitto non solo dalla moglie Micelle, ma anche dall’altra “donna di casa”, quella Hilary Clinton che si sta facendo onore, almeno a livello di immagine, perché di problemi esteri non mi sembra che ne abbia risolti neppure mezzo.
Il giudizio su Obama non può ovviamente prescindere dalla considerazione che l’America che si è trovato a governare era in una crisi finanziaria di dimensioni eccezionali; ho detto “era”, ma avrei potuto dire “è”, perché proprio in questi ultimi giorni è fallita l’ennesima banca americana (la CIT Group, buco di 71mld di dollari) che ha così portato il numero complessivo di aziende finanziarie crollate a 115.
La riforma sanitaria – autentico fiore all’occhiello del programma di Obama – non riesce ancora a decollare pienamente e il Presidente è tra i fatidici due fuochi: quelli che “tirano indietro”, dicendo che non è questo il momento di investire tale mostruosità di risorse e quelli che invece affermano la necessità di “andare avanti” nella realizzazione di quanto promesso a coloro che hanno votato per lui.
C’è poi stato lo “scazzo” con Fox TV, la televisione del magnate Murdoch - conosciuto da noi per un analogo “incidente” con Berlusconi – alla quale vengono rimproverati i continui attacchi a Barack, l’ultimo dei quali in occasione dell’assegnazione del Premio Nobel per la Pace; l’addetto stampa della Casa Bianca è stato durissimo con il rappresentante della TV di Murdoch ed ha paventato eventuali ritorsioni in caso che l’emittente dovesse continuare in questa “idiosincrasia” (così è stata definita) nei confronti di Obama e degli uomini del suo staff.
In politica estera si è ritrovato un paio di “patate bollenti” che avrebbero scottato le dita di chiunque: l’Iraq continua ad essere teatro di attentati dinamitardi diretti alla popolazione civile (di religione diversa dai terroristi di turno); l’Afghanistan – dal canto suo – continua ad essere una terra di battaglia tra talebani e truppe occidentali (quelle afgane sono inesistenti) ed il comandante americano richiede a gran voce l’invio di altre truppe - circa 45.000 uomini – se non si vuole addirittura perdere la guerra (sul tipo di quello che è già accaduto ai russi).
Sul piano della politica adottata per il disarmo nucleare, ferme restando tutte le paure per gli atteggiamenti ondivaghi dell’Iran e della Corea del Nord, abbiamo avuto, in questi ultimissimi giorni un lancio missilistico da parte dei russi che ci riporta indietro nella storia di parecchi anni: ma come, non avevamo avuto – e strombazzato – l’accordo tra le due superpotenze per lo smantellamento graduale ma progressivo delle armi atomiche? E allora che c’incastra il lancio da un sottomarino atomico di un missile balistico capace di raggiungere New York? E soprattutto, lo sbandierare la notizia ai quattro venti da parte delle autorità del Cremino, cosa sta ad indicare?
Tutte queste cose fanno dire, ad un “americano DOC” come lo scrittore Gore Vidal, di “essere rimasto deluso dall’attività fin qui svolta da Obama, che si è dimostrato assolutamente inesperto sui temi economici e incapace di capire la politica estera”.
Nell’ultimo sondaggio Gallup sul gradimento degli americani, il bravo Barack è risultato sconfitto non solo dalla moglie Micelle, ma anche dall’altra “donna di casa”, quella Hilary Clinton che si sta facendo onore, almeno a livello di immagine, perché di problemi esteri non mi sembra che ne abbia risolti neppure mezzo.
Il giudizio su Obama non può ovviamente prescindere dalla considerazione che l’America che si è trovato a governare era in una crisi finanziaria di dimensioni eccezionali; ho detto “era”, ma avrei potuto dire “è”, perché proprio in questi ultimi giorni è fallita l’ennesima banca americana (la CIT Group, buco di 71mld di dollari) che ha così portato il numero complessivo di aziende finanziarie crollate a 115.
La riforma sanitaria – autentico fiore all’occhiello del programma di Obama – non riesce ancora a decollare pienamente e il Presidente è tra i fatidici due fuochi: quelli che “tirano indietro”, dicendo che non è questo il momento di investire tale mostruosità di risorse e quelli che invece affermano la necessità di “andare avanti” nella realizzazione di quanto promesso a coloro che hanno votato per lui.
C’è poi stato lo “scazzo” con Fox TV, la televisione del magnate Murdoch - conosciuto da noi per un analogo “incidente” con Berlusconi – alla quale vengono rimproverati i continui attacchi a Barack, l’ultimo dei quali in occasione dell’assegnazione del Premio Nobel per la Pace; l’addetto stampa della Casa Bianca è stato durissimo con il rappresentante della TV di Murdoch ed ha paventato eventuali ritorsioni in caso che l’emittente dovesse continuare in questa “idiosincrasia” (così è stata definita) nei confronti di Obama e degli uomini del suo staff.
In politica estera si è ritrovato un paio di “patate bollenti” che avrebbero scottato le dita di chiunque: l’Iraq continua ad essere teatro di attentati dinamitardi diretti alla popolazione civile (di religione diversa dai terroristi di turno); l’Afghanistan – dal canto suo – continua ad essere una terra di battaglia tra talebani e truppe occidentali (quelle afgane sono inesistenti) ed il comandante americano richiede a gran voce l’invio di altre truppe - circa 45.000 uomini – se non si vuole addirittura perdere la guerra (sul tipo di quello che è già accaduto ai russi).
Sul piano della politica adottata per il disarmo nucleare, ferme restando tutte le paure per gli atteggiamenti ondivaghi dell’Iran e della Corea del Nord, abbiamo avuto, in questi ultimissimi giorni un lancio missilistico da parte dei russi che ci riporta indietro nella storia di parecchi anni: ma come, non avevamo avuto – e strombazzato – l’accordo tra le due superpotenze per lo smantellamento graduale ma progressivo delle armi atomiche? E allora che c’incastra il lancio da un sottomarino atomico di un missile balistico capace di raggiungere New York? E soprattutto, lo sbandierare la notizia ai quattro venti da parte delle autorità del Cremino, cosa sta ad indicare?
Tutte queste cose fanno dire, ad un “americano DOC” come lo scrittore Gore Vidal, di “essere rimasto deluso dall’attività fin qui svolta da Obama, che si è dimostrato assolutamente inesperto sui temi economici e incapace di capire la politica estera”.