domenica, novembre 08, 2009
COME FACCIAMO CON LE CASTE ?
Il termine “caste” non vuole essere il contrario di “licenziose”, ma riferirsi – come dice il fedele Devoto Oli – alla “classe o ordine di persone che si considera, per nascita o per condizione, separato dagli altri e gode o si attribuisce speciali diritti e privilegi”; in questi ultimi tempi si sono susseguiti alcuni libri – scritti per lo più da giornalisti – che hanno descritto questa situazione di privilegi e quindi adesso mi sono deciso a fare un discorso un po’ più generale della solita denuncia.
L’idea mi è partita da una notizia appresa stamani dalla TV, nella quale un giornalista riportava che nel bagno per gli ospiti della residenza del Presidente del Senato, sono stati acquistati 50 asciugamani con una spesa almeno quadrupla di quella corrente; mi sono chiesto – ed anche i giornalisti presenti in studio lo hanno fatto – se trattasi di “mazzetta sottobanco” a colui che provvede all’acquisto oppure di negligenza, di superficialità, di noncuranza per quanto viene speso, tanto i soldi non sono suoi.
Ecco, quest’ultima mi sembra la più azzeccata: nonostante la crisi abbia sprofondato milioni di persone nell’indigenza o comunque nella parsimonia più accurata, ci sono persone che spendono e spandono senza curarsi minimamente di niente: questi sono, in genere, gli appartenenti ad una “casta”, una delle tante, coloro cioè che si sentono – e di fatto lo sono – superiori agli altri esseri umani e che si arrogano il diritto di fare come meglio aggrada loro (tanto i soldi in qualche modo arrivano).
E chi sono gli appartenenti a queste “caste”? Citiamone solo alcuni: in testa poniamo ovviamente i politici e tutti coloro che ci gravitano attorno (pensate che un usciere al Parlamento guadagna molto più di un Prefetto); poi ci mettiamo i magistrati che in fatto di privilegi non sono inferiori a nessuno, quindi i baroni universitari e per ultimi – ma solo perché lo spazio mi vieta di proseguire – mettiamoci i giornalisti.
La riflessione che volevo fare è questa: dipende dal colore politico del governo in carica questa situazione di privilegio? Ebbene, se facciamo mente locale, dobbiamo ammettere che è abbastanza irrilevante il nome di chi siede a Palazzo Chigi: sembra molto, dato che il personaggio è particolarmente “ingombrante”, ma prima di questo Presidente ce n’era un altro di colore opposto, caduto circa un anno e mezzo fa e già in carica negli anni precedenti: insomma, in questi ultimi 15 anni, il centro destra ha governato per meno di 6 anni, mentre i restanti 9 sono stati appannaggio del centro sinistra: eppure non è cambiato niente con gli uni o con gli altri.
Infatti, le “caste” non si alternano con i governi, ma restano a difendere i loro privilegi, conquistati in anni di “lotte” sia che ci fosse Tizio o Caio: chiaro il concetto?
E allora ritorniamo su quello che vado predicando da anni:; non è il “manico” che conta, ma è “il sistema” che puzza e quindi deve essere sostituito; come farlo? Difficile dirlo, ma certo che ormai abbiamo visto che “con le buone non si ottiene niente”; quindi, l’alternativa mi sembra logica e semplice al tempo stesso.
Intanto una notizia: negli USA, lo Stato della California ha istallato un gruppo di lavoro composto da “cervelli” al di fuori della politica, con una missione: “cambiare la fisionomia dello Stato”, sotto tutti i profili, dal giuridico all’organizzativo, insomma “rivoltarlo come un calzino”; da notare che la California è grande quanto l’Italia e ha un Pil superiore al nostro, quindi non stiamo parlando di quattro scarzabubboli.
Questo – tra i sistemi incruenti – potrebbe essere un modo per modificare la struttura dello Stato; certo che qui da noi sarebbe difficile mettere tutti d’accordo: chi ha già i privilegi se li vuole tenere, chi non li ha vuole averli: questo è il problema. Quindi…..!!
L’idea mi è partita da una notizia appresa stamani dalla TV, nella quale un giornalista riportava che nel bagno per gli ospiti della residenza del Presidente del Senato, sono stati acquistati 50 asciugamani con una spesa almeno quadrupla di quella corrente; mi sono chiesto – ed anche i giornalisti presenti in studio lo hanno fatto – se trattasi di “mazzetta sottobanco” a colui che provvede all’acquisto oppure di negligenza, di superficialità, di noncuranza per quanto viene speso, tanto i soldi non sono suoi.
Ecco, quest’ultima mi sembra la più azzeccata: nonostante la crisi abbia sprofondato milioni di persone nell’indigenza o comunque nella parsimonia più accurata, ci sono persone che spendono e spandono senza curarsi minimamente di niente: questi sono, in genere, gli appartenenti ad una “casta”, una delle tante, coloro cioè che si sentono – e di fatto lo sono – superiori agli altri esseri umani e che si arrogano il diritto di fare come meglio aggrada loro (tanto i soldi in qualche modo arrivano).
E chi sono gli appartenenti a queste “caste”? Citiamone solo alcuni: in testa poniamo ovviamente i politici e tutti coloro che ci gravitano attorno (pensate che un usciere al Parlamento guadagna molto più di un Prefetto); poi ci mettiamo i magistrati che in fatto di privilegi non sono inferiori a nessuno, quindi i baroni universitari e per ultimi – ma solo perché lo spazio mi vieta di proseguire – mettiamoci i giornalisti.
La riflessione che volevo fare è questa: dipende dal colore politico del governo in carica questa situazione di privilegio? Ebbene, se facciamo mente locale, dobbiamo ammettere che è abbastanza irrilevante il nome di chi siede a Palazzo Chigi: sembra molto, dato che il personaggio è particolarmente “ingombrante”, ma prima di questo Presidente ce n’era un altro di colore opposto, caduto circa un anno e mezzo fa e già in carica negli anni precedenti: insomma, in questi ultimi 15 anni, il centro destra ha governato per meno di 6 anni, mentre i restanti 9 sono stati appannaggio del centro sinistra: eppure non è cambiato niente con gli uni o con gli altri.
Infatti, le “caste” non si alternano con i governi, ma restano a difendere i loro privilegi, conquistati in anni di “lotte” sia che ci fosse Tizio o Caio: chiaro il concetto?
E allora ritorniamo su quello che vado predicando da anni:; non è il “manico” che conta, ma è “il sistema” che puzza e quindi deve essere sostituito; come farlo? Difficile dirlo, ma certo che ormai abbiamo visto che “con le buone non si ottiene niente”; quindi, l’alternativa mi sembra logica e semplice al tempo stesso.
Intanto una notizia: negli USA, lo Stato della California ha istallato un gruppo di lavoro composto da “cervelli” al di fuori della politica, con una missione: “cambiare la fisionomia dello Stato”, sotto tutti i profili, dal giuridico all’organizzativo, insomma “rivoltarlo come un calzino”; da notare che la California è grande quanto l’Italia e ha un Pil superiore al nostro, quindi non stiamo parlando di quattro scarzabubboli.
Questo – tra i sistemi incruenti – potrebbe essere un modo per modificare la struttura dello Stato; certo che qui da noi sarebbe difficile mettere tutti d’accordo: chi ha già i privilegi se li vuole tenere, chi non li ha vuole averli: questo è il problema. Quindi…..!!