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martedì, ottobre 20, 2009

SOLDI ED EXTRACOMUNITARI 

Nella mia Provincia si è verificato un caso di truffa – almeno in apparenza – messa in piedi da extracomunitari ai danni dell’INPS: si tratta di un trucco semplice e remunerativo che consiste nell’appropriarsi dell’assegno sociale che lo Stato elargisce a coloro che abbiano la residenza/soggiorno stabile in Italia per almeno 10 anni, oltre al limite di 65 anni; la truffa riguarda gli extracomunitari che pur avendo fatto rientro nel paese di origine, continuerebbero a ricevere dall’INPS la cosiddetta “pensione sociale” attuando dei rientri episodici – giusto qualche giorno – per rinnovare il permesso di soggiorno e poi ritornare nel loro paese.
Contro questo andazzo truffaldino, si è schierato un esponente che – direte voi – appartiene alla Lega; e invece è di Rifondazione Comunista ed ha fatto una dichiarazione interessante: “questi signori, vengono in Italia solo per incassare i soldi truffati allo Stato e sul nostro territorio non spendono neppure per un cappuccino”.
Ricorderete che recentemente facevo notare come uno dei problemi che si innesca nella questione degli extracomunitari è quello della cosiddetta “rimessa emigrati”, cioè di quei denari che tutti – o quasi – i migranti in Italia che guadagnano anche pochi soldi, una parte li inviano nel loro Paese: magari qui da noi vivono di carità e miseramente, ma tutto questo per poter effettuare il consueto versamento (più o meno grande) nella loro patria d’origine.
Sentite come commenta la questione il politico di Rifondazione che ho citato sopra: “l’inerzia istituzionale (cioè la carenza dei controlli da parte dello Stato), favorisce un vero e proprio saccheggio delle nostre risorse sociali ed economiche”; non capisco cosa siano le “risorse sociali” (forse i sussidi intesi sotto l’aspetto della socialità) ma per quanto riguarda quelle “economiche” sono la stessa cosa di cui parlo nei miei articoli.
Infatti, gli extracomunitari che vivono nel nostro Paese, hanno l’abitudine di inviare una fetta, più o meno ampia, di quanto guadagnano ai parenti rimasti in patria, allo scopo di aiutarli a tirare avanti e, con il rimanente, costituire una sorta di “gruzzoletto” (in denari o beni immobili) per quando rientreranno dall’Italia: quindi, parlare di “saccheggio delle nostre risorse” mi sembra quanto mai appropriato.
Ma cerchiamo di andare avanti nell’esame del problema: i migranti che raggiungono in modo più o meno avventuroso il nostro Paese sono di varia estrazione e provenienza: la maggior parte è rappresentata da autentici “disperati” che nella loro terra non riescono a tirare avanti e quindi emigrano per cercare lavoro e un tozzo di pane; molti di loro hanno nostalgia per il loro paese e da qui discende l’invio del denaro al parenti rimasti a casa. Una parte di queste persone, non riesce a trovare lavoro e quindi cerca di arrangiarsi in ogni modo: venditori ambulanti, lavavetri, accattoni e, proprio in ultima analisi, spacciatori di droga.
Naturalmente, in questa caterva di gente che varca il nostro confine, è facile infiltrarsi per coloro che vengono per delinquere o per compiere azioni terroristiche; l’ultimo esempio è l’attentatore libico Game che si è ferito gravemente nell’azione alla caserma milanese: se ci fosse stata in vigore la legge della cittadinanza dopo 5 anni, anziché dopo 10 come è adesso, sarebbe già nostro concittadino.
È chiaro che con questi esempi e con tanti altri che la stampa enfatizza, l’opera di integrazione dei galantuomini – che, ripeto, sono la maggioranza – riceve forti spinte all’indietro e fornisce materiale agli xenofobi che, tra la nostra gente, non sono certo una sparuta minoranza. Chiaro il concetto??

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