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martedì, ottobre 06, 2009

SCAMBI...PERICOLOSI 

Proprio nel post di ieri, ipotizzavo che Obama, per ingraziarsi una eventuale partecipazione cinese all’avventura afgana, avrebbe concesso alcune cose: chiudere un occhio, ma forse anche tutti e due, sui diritti umani in Cina e lasciare campo libero per la situazione dell’indipendenza del Tibet.
Ed infatti, oggi si ha la prova provata di quanto asserivo ieri: il Dalai Lama, guida suprema del Tibet, è in visita negli Stati Uniti e il Presidente non si presenta all’aeroporto per riceverlo, mandando al suo posto Nancy Pelosi, speaker democratica del Congresso (il nostro Presidente della Camera) grande sostenitrice della lotta per i diritti umani in Tibet; “il primo faccia a faccia tra il Dalai Lama e Obama è solo rimandato” – avvertono le fonti di Washington – “e avverrà certamente, ma non sappiano quando”; sappiamo benissimo invece che adesso è troppo importante non irritare la Cina che sarà utile agli Stati Uniti, sia per la vicenda Afgana, che per quella della Corea del Nord, dove potrebbe giocare un’opera di mediazione assai interessante.
“Cosa deve pensare un monaco o una suora buddista rinchiusi in una prigione del Tibet, nell’apprendere che il Presidente Obama non riceve il leader spirituale tibetano?” si è chiesto un membro repubblicano del Congresso ed anche il Primo Ministro del governo tibetano in esilio ha accusato la Casa Bianca di “acquiescenza”; sordi a tutte queste voci, i componenti dell’amministrazione statunitense hanno affermato – in chiave con quanto già detto dalla Clinton – che “la difesa dei diritti umani e la questione Tibet non deve interferire con le varie crisi mondiali, aggiungendo poi che in questo momento è troppo importante “non irritare la Cina per coinvolgerla nel dialogo sulla minaccia nucleare coreana e iraniana e per la partecipazione alla guerra afgana”.
Dall’altra parte dell’Oceano, il collega di Obama, Nicolas Sarkozy, è alle prese anch’esso con uno “scambio” che definirlo pericoloso è semplicemente un eufemismo; il problema verte sull’arresto da parte delle autorità iraniane di una ricercatrice parigina, Clotilde Reiss, che partecipava in luglio alle dimostrazioni sui brogli elettorali; la ragazza – come si confà ai regimi totalitari - è stata accusata di ”spionaggio” e messa in prigione, senza processo e senza nessuna garanzia personale.
In occasione di una intervista sulla TV France 2, il giornalista francese ha detto al Presidente iraniano che la Francia e la sua famiglia, attendono con ansia in ritorno a casa di Cloitilde; la risposta di Ahmadinejad è stata disarmante: “Anche i prigionieri iraniani detenuti a Parigi hanno un padre e una madre che li aspetta, ma noi non abbiamo visto alcuna azione da parte del governo francese”.
Al di là della battuta, il Presidente iraniano ha surrettiziamente suggerito uno “scambio di prigionieri” tra i due Stati, ponendo di fronte alla liberazione di Clotilde, una analoga operazione per uno dei due prigionieri iraniani detenuti in Francia, con l’accusa di omicidio. La risposta “ufficiale” del Presidente francese è stata esemplare: “Non accetto ricatti; in uno Stato di diritto non si può scambiare un assassino contro il rilascio di Clotilde, una giovane innocente che deve tornare rapidamente a casa propria”. Ripeto: la risposta “ufficiale” è stata esemplare, ma sotto sotto le autorità dei due Paesi stanno trattando la vicenda alla stregua degli scambi di prigionieri in tempo di guerra; il fatto che uno dei due iraniani incarcerati a Parigi, abbia presentato una domanda di liberazione adducendo la motivazione che egli ha tenuto “un atteggiamento esemplare in carcere” potrebbe essere la strada giusta. Vedremo!!

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