mercoledì, ottobre 14, 2009
L'ELEZONE DEL PROSSIMO SEGRETARIO PD
Tra una diecina di giorni o poco più (il 25 ottobre), si eleggerà il nuovo segretario del P.D.; l’evento è di quelli importanti per la vita futura del Paese, perché un’opposizione forte è indispensabile per il corretto funzionamento del nostro sistema “maggioritario”.
I concorrenti alla carica sono tre e precisamente il segretario attuale, Franceschini, nonché i due “sfidanti”, Bersani e Marino; chi li elegge? Tutti, non solo gli appartenenti al partito, ma anche coloro che la pensano in modo diverso, ma si recheranno presso i luoghi deputati per le votazioni; è giusto così oppure gli elettori avrebbero dovuto essere soltanto gli iscritti al partito? Difficile dirlo, ma la stessa cosa è stata fatta con Veltroni ed ha funzionato, quindi perché cambiare, si devono essere detti gli organizzatori, anche se qualcuno (D’Alema in particolare) ha detto che avrebbero dovuto essere come quelle americane, cioè riservate agli iscritti.
Questa elezione avviene in un periodo particolare del Paese, durante il quale non si parla di “cose da fare” ma soprattutto di etica e di atteggiamenti morali, cose giuste ed importanti, ma che alla gente spicciola importano poco.
Di questo, ovviamente, se ne sono resi conto anche i dirigenti del PD, tant’è vero che il baffo fine Massimo D’Alema, si è espresso così: “questo antiberlusconismo che sconfina in una sorta di sentimento anti-italiano, è l’approccio peggiore alla grande sfida politica che il Paese ha di fronte”; anche in questo caso si deve notare che l’uomo, può avere tanti difetti ed anche qualche ambiguità, ma di sicuro non gli si può negare una qualità: sapere trovare, al momento giusto, delle felici sintesi che si contrappongono ai fumosi ragionamenti dell’establishment in puro stile politichese.
In concreto, D’Alema punta ad un confronto meno fumoso e più costruttivo, nel quale diminuisca l’importanza dei gossip ed emergano al suo posto le idee politiche, le soluzioni da prospettare agli italiani, insomma tutto quello che ormai siamo abituati da tempo a non vedere.
Ma torniamo alla “gara” e vediamo come sta andando; ovviamente, come era facilmente prevedibile, i tre candidati se le stanno suonando di santa ragione e questo discende proprio dal concetto di “gara”, nel quale è previsto che uno solo vinca e gli altri si accontentino di quello che il vincitore lascerà loro.
Con questa sfida al calor bianco è facile essere d’accordo con Enrico Letta quando afferma che “se continua così, il 26 ottobre troveremo macerie” ed aggiunge che non dobbiamo dimenticare che dopo soli sei mesi ci sono le regionali e verranno affrontate con i candidati che ancora se le stanno dando a tutto spiano; un solo esempio: nel sud sono stati candidati da Bersani la Jervolino, Bassolino e Loiero; tanto è bastato ai fans di Franceschini per affermare che egli “è rimasto al passato”, mentre Franceschini rappresenta “il futuro”.
Io, da non politico, mi limito a chiedere il perché un personaggio come D’Alema sia fuori dall’agone per la segreteria del PD; di lui il grande vecchio del PCI, Macaluso, afferma che “è il più intelligente e quello con maggiore cultura politica, ma il suo limite è che sopravvaluta la propria intelligenza e sottovaluta quella altrui e quindi la realtà che lui crede di governare gli sfugge regolarmente di mano”.
In questa elezione tiene per Bersani, ma devo dare al simpatico emiliano un avvertimento: D’Alema ha detto che “non è riuscito a far del male a nessuno, salvo che a se stesso”; speriamo che le cronache non gli facciano aggiungere “…e a chi ha sostenuto”; tocchi pure ferro o quello che ritiene più opportuno!!
I concorrenti alla carica sono tre e precisamente il segretario attuale, Franceschini, nonché i due “sfidanti”, Bersani e Marino; chi li elegge? Tutti, non solo gli appartenenti al partito, ma anche coloro che la pensano in modo diverso, ma si recheranno presso i luoghi deputati per le votazioni; è giusto così oppure gli elettori avrebbero dovuto essere soltanto gli iscritti al partito? Difficile dirlo, ma la stessa cosa è stata fatta con Veltroni ed ha funzionato, quindi perché cambiare, si devono essere detti gli organizzatori, anche se qualcuno (D’Alema in particolare) ha detto che avrebbero dovuto essere come quelle americane, cioè riservate agli iscritti.
Questa elezione avviene in un periodo particolare del Paese, durante il quale non si parla di “cose da fare” ma soprattutto di etica e di atteggiamenti morali, cose giuste ed importanti, ma che alla gente spicciola importano poco.
Di questo, ovviamente, se ne sono resi conto anche i dirigenti del PD, tant’è vero che il baffo fine Massimo D’Alema, si è espresso così: “questo antiberlusconismo che sconfina in una sorta di sentimento anti-italiano, è l’approccio peggiore alla grande sfida politica che il Paese ha di fronte”; anche in questo caso si deve notare che l’uomo, può avere tanti difetti ed anche qualche ambiguità, ma di sicuro non gli si può negare una qualità: sapere trovare, al momento giusto, delle felici sintesi che si contrappongono ai fumosi ragionamenti dell’establishment in puro stile politichese.
In concreto, D’Alema punta ad un confronto meno fumoso e più costruttivo, nel quale diminuisca l’importanza dei gossip ed emergano al suo posto le idee politiche, le soluzioni da prospettare agli italiani, insomma tutto quello che ormai siamo abituati da tempo a non vedere.
Ma torniamo alla “gara” e vediamo come sta andando; ovviamente, come era facilmente prevedibile, i tre candidati se le stanno suonando di santa ragione e questo discende proprio dal concetto di “gara”, nel quale è previsto che uno solo vinca e gli altri si accontentino di quello che il vincitore lascerà loro.
Con questa sfida al calor bianco è facile essere d’accordo con Enrico Letta quando afferma che “se continua così, il 26 ottobre troveremo macerie” ed aggiunge che non dobbiamo dimenticare che dopo soli sei mesi ci sono le regionali e verranno affrontate con i candidati che ancora se le stanno dando a tutto spiano; un solo esempio: nel sud sono stati candidati da Bersani la Jervolino, Bassolino e Loiero; tanto è bastato ai fans di Franceschini per affermare che egli “è rimasto al passato”, mentre Franceschini rappresenta “il futuro”.
Io, da non politico, mi limito a chiedere il perché un personaggio come D’Alema sia fuori dall’agone per la segreteria del PD; di lui il grande vecchio del PCI, Macaluso, afferma che “è il più intelligente e quello con maggiore cultura politica, ma il suo limite è che sopravvaluta la propria intelligenza e sottovaluta quella altrui e quindi la realtà che lui crede di governare gli sfugge regolarmente di mano”.
In questa elezione tiene per Bersani, ma devo dare al simpatico emiliano un avvertimento: D’Alema ha detto che “non è riuscito a far del male a nessuno, salvo che a se stesso”; speriamo che le cronache non gli facciano aggiungere “…e a chi ha sostenuto”; tocchi pure ferro o quello che ritiene più opportuno!!