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lunedì, ottobre 26, 2009

LA VICENDA MARRAZZO 

Dopo la vittoria di Bersani alle “primarie” del PD – peraltro largamente prevista, seppure non scontata – la vicenda che attualmente è “sulla bocca di tutti” è quella del Governatore del Lazio, Marrazzo, seguito, fotografato e poi ricattato da quattro carabinieri mentre si intratteneva con un transessuale (Natalì); sembra che per l’operazione siano stati emessi alcuni assegni per complessivi 20.000 euro e consegnato del contante: mi chiedo, ma come, un ricatto si fa a mezzo assegni? Non l’ho mai visto, nei film o nei telefilm, forse avviene solo nella vita reale/virtuale attuale, laddove cioè io non entro. Mah, sarà, ma a me sembra una stronzata!
Comunque andiamo avanti e vediamo alcuni quesiti che il sottoscritto, montato come è noto all’incontrario, propone a voi tutti, ma anche a se stesso.
Primo quesito: ma per essere Governatore o comunque un politico in carriera è indispensabile “non frequentare” simili ambigui personaggi? Non c’è scritto da nessuna parte, né sullo statuto del partito di appartenenza e neppure su quello della Regione Lazio; l’unica cosa che è sostenibile, è il problema dei ricatti che – frequentando quegli ambienti – possono scaturire e fare quindi del male al soggetto.
Allora diciamo meglio: non è influente l’operato – sessuale o di altra natura – del personaggio, quanto la sua ricattabilità; e quindi, facciamo un esempio: Marrazzo non paga per tacitare il silenzio dei ricattatori, ma convoca una conferenza stampa durante la quale, alla canea urlante dei giornalisti, dice: “ho dei gusti sessuali un po’ particolari, me ne vergogno,ma di tutto questo me la vedrò con mia moglie; sotto il profilo della governabilità della Regione tale vicenda non entra per niente, quindi non mi dimetto”; mi chiedo, cosa ci sarebbe stato di scandaloso? Del resto, Governatori con “gusti non ortodossi” ce ne sono altri, leggasi quello delle Puglie, Niki Vendola.
E invece, ci sono politici che stanno invocando una sorta di crocifissione: la Bindi ha affermato che Marrazzo non solo dovrebbe dimettersi all’istante, ma sapendo di avere questo “vizietto” non avrebbe dovuto neppure candidarsi.
Allora, prima delle candidature cosa facciamo, una specie di test attitudinale sull’eterodossia sessuale? Oppure, come suggerisce qualche giornalista nel suo articolo odierno, potremmo mettere insieme una sorta di “lista” contenente tutte le cose che le cariche pubbliche di un certo rilievo non possono fare; tale formulario dovrebbe essere firmato prima della candidatura e la mancata osservanza di quanto ivi stabilito, comporta l’allontanamento dalla carica pubblica rivestita, dal partito che lo ha candidato, dalla Nazione gli ha dato i Natali, dall’Europa che lo ospita, dal Mondo che lo comprende, con la sua conclamata globalizzazione: va bene così?
In questa sorta di manuale distruzione sui come comportarsi nella qualità di “persona pubblica”, si parte dal divieto di mettersi le mani nel naso e si arriva a…..; non c’è limite alla stupidità umana e quindi non ci dovrebbe essere limite neppure alle cose da proibire.
Naturalmente in questa “lista delle proibizioni” non si parla di dirittura morale in senso economico, cioè non si allude alle mazzette o alle bustarelle che possono cadere nelle mani della “persona pubblica”: queste cose – pur non essendo esplicitamente tollerate – non vengono neppure nominate e, si sa bene che tutto ciò che non viene nominato, non esiste. Chiaro il concetto??

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