venerdì, ottobre 02, 2009
DUE COSE CHE MI HANNO COLPITO
Le due cose sono molto diverse l’una dall’altra, ma penso che entrambe possano coesistere e servano per presentare ai nostri amici come sta girando questo nostro Mondo; la prima si è svolta pochi giorni addietro in Germania ed è stata la sconfitta “epocale” della socialdemocrazia che è stata quasi sempre al governo del Burdestag, sia con la CDU (la DC tedesca) e sia con altri partiti; una prima considerazione: nel 2000 la sinistra era al potere in 10 Paesi dell’U.E. su 15; adesso, che i Paesi sono diventati 27, soltanto 7 rimangono appannaggio della sinistra.
Come mai le idee – o meglio gli “ideali” – della sinistra non trovano più interesse nell’elettorato europeo? C’è da dire che quando i problemi della gente vengono risolti dal ministro di turno – sia esso di destra o di sinistra – la gente vede bene il governo in carica e quindi sfuma la differenza tra destra e sinistra, proprio perché non si viaggia più per le strade dell’ideologia, ma in quelle della globalizzazione, dove viene privilegiato il singolo problema (gli asili, il lavoro delle madri di famiglia, la disoccupazione,ecc.) e non più lo slogan politico che, anzi, sembra un retaggio tirato fuori dal baule in soffitta.
Ma questo avviene perché la stramaledetta globalizzazione non consente più o meglio consente difficilmente di evidenziarsi in scelte politiche etichettabili con l’ideologia; ma questo non è colpa solo della globalizzazione, ma anche dei partiti che non hanno saputo adattare la loro comunicazione a questa nuova realtà.
Ralf Darhendorf, il grande politologo ed economista di recente scomparso, ebbe a dire, fino dagli anni ottanta, che “la socialdemocrazia in Europa era finita in un binario morto” e forse è questa la verità vera: nessun uomo politico, cosiddetto di sinistra, è riuscito a far uscire il treno dal binario morto ed a rimetterlo in carreggiata.
Del resto, anche nel nostro Paese, un uomo dal cervello fine, Massimo D’Alema, ha lanciato una sentenza alla sinistra europea, definendola “una minoranza strutturale” che non lascia molte speranze anche per il suo partito, impegnato tra breve in un difficilissimo Congresso per l’elezione del nuovo Segretario.
La seconda cosa – lontana anni luce da quanto detto finora – si riferisce al cosiddetto “giallo di Garlasco”, quel feroce fatto di sangue accaduto più di due anni fa, nel quale è stato indagato finora soltanto una persona, il fidanzato di Chiara Poggi, Alberto Stasi.
Ebbene, quando sembrava tutto risolto, tutto chiarito, in una delle ultime udienza di fronte al GUP dove si tiene il giudizio con rito abbreviato, ecco che viene fuori il colpo di scena: molte analisi eseguite dalla Polizia Scientifica, sono risultate “sbagliate” da una successiva perizia disposta dallo stesso Giudice ad una struttura “terza”; ed anche con gli orari non siamo in linea con la Pubblica Accusa, la quale viene contraddetta proprio dai periti d’ufficio.
Ho già avuto modo di dire alcune volte che la disponibilità di sofisticate tecniche scientifiche e di capillari riprese televisive, ha messo in second’ordine la fase investigativa di molte inchieste; tutto questo, senza rimpiangere la presenza del “vecchio” maresciallo dei Carabinieri o del Commissario di Polizia che seguivano il proprio fiuto e con questo andavano avanti; adesso tutto è diventato “scientifico” e sono le risultante di queste rilevazioni che forniscono la “prova” a favore o a discolpa dell’accusato. Sotto un certo aspetto, ci sarebbe quasi da augurarsi che i “nuovi periti” abbiano torto e che lo Stati sia colpevole, in quanto i due anni passati sui carboni ardenti, sarebbero stati meritati; ma se così non fosse? Chi lo rimborsa?
Come mai le idee – o meglio gli “ideali” – della sinistra non trovano più interesse nell’elettorato europeo? C’è da dire che quando i problemi della gente vengono risolti dal ministro di turno – sia esso di destra o di sinistra – la gente vede bene il governo in carica e quindi sfuma la differenza tra destra e sinistra, proprio perché non si viaggia più per le strade dell’ideologia, ma in quelle della globalizzazione, dove viene privilegiato il singolo problema (gli asili, il lavoro delle madri di famiglia, la disoccupazione,ecc.) e non più lo slogan politico che, anzi, sembra un retaggio tirato fuori dal baule in soffitta.
Ma questo avviene perché la stramaledetta globalizzazione non consente più o meglio consente difficilmente di evidenziarsi in scelte politiche etichettabili con l’ideologia; ma questo non è colpa solo della globalizzazione, ma anche dei partiti che non hanno saputo adattare la loro comunicazione a questa nuova realtà.
Ralf Darhendorf, il grande politologo ed economista di recente scomparso, ebbe a dire, fino dagli anni ottanta, che “la socialdemocrazia in Europa era finita in un binario morto” e forse è questa la verità vera: nessun uomo politico, cosiddetto di sinistra, è riuscito a far uscire il treno dal binario morto ed a rimetterlo in carreggiata.
Del resto, anche nel nostro Paese, un uomo dal cervello fine, Massimo D’Alema, ha lanciato una sentenza alla sinistra europea, definendola “una minoranza strutturale” che non lascia molte speranze anche per il suo partito, impegnato tra breve in un difficilissimo Congresso per l’elezione del nuovo Segretario.
La seconda cosa – lontana anni luce da quanto detto finora – si riferisce al cosiddetto “giallo di Garlasco”, quel feroce fatto di sangue accaduto più di due anni fa, nel quale è stato indagato finora soltanto una persona, il fidanzato di Chiara Poggi, Alberto Stasi.
Ebbene, quando sembrava tutto risolto, tutto chiarito, in una delle ultime udienza di fronte al GUP dove si tiene il giudizio con rito abbreviato, ecco che viene fuori il colpo di scena: molte analisi eseguite dalla Polizia Scientifica, sono risultate “sbagliate” da una successiva perizia disposta dallo stesso Giudice ad una struttura “terza”; ed anche con gli orari non siamo in linea con la Pubblica Accusa, la quale viene contraddetta proprio dai periti d’ufficio.
Ho già avuto modo di dire alcune volte che la disponibilità di sofisticate tecniche scientifiche e di capillari riprese televisive, ha messo in second’ordine la fase investigativa di molte inchieste; tutto questo, senza rimpiangere la presenza del “vecchio” maresciallo dei Carabinieri o del Commissario di Polizia che seguivano il proprio fiuto e con questo andavano avanti; adesso tutto è diventato “scientifico” e sono le risultante di queste rilevazioni che forniscono la “prova” a favore o a discolpa dell’accusato. Sotto un certo aspetto, ci sarebbe quasi da augurarsi che i “nuovi periti” abbiano torto e che lo Stati sia colpevole, in quanto i due anni passati sui carboni ardenti, sarebbero stati meritati; ma se così non fosse? Chi lo rimborsa?