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domenica, ottobre 18, 2009

ALCUNI SPOT TELEVISIVI 

Il primo spot di cui desidero parlare è quello che vede impegnati Fiorello e i due Bongiorno - Mike, il padre e Leonardo, il figlio – per pubblicizzare un gestore di telefonia; molte le polemiche che sono sorte da questo commercial, in quanto lo stesso è uscito in TV dopo la morte del grandissimo Mike.
Sinceramente non ci ho trovato niente di scandaloso, dato che è la tecnologia a consentire il fissaggio delle immagini e la loro conservazione nel tempo, realizzando così – almeno a livello virtuale – il sogno dell’uomo di essere immortale.
L’aspetto principale dello spot, mi sembra però un altro: il desiderio di Mike di lanciare in scena il giovanissimo Leonardo, ultimogenito del grande presentatore, colui che probabilmente ha sentito più degli altri componenti della famiglia, il grande dolore per l’improvvisa perdita del padre.
Il succo del breve filmato è che adesso bisogna per forza fare “largo ai giovani” e quindi, mentre Mike è relegato a fare il regista, Fiorello, deve subire l’onta del ragazzino (appunto Leonardo) che gli viene affiancato per rappresentare la nuova generazione che lancia messaggi destinati appunto ai giovani.
Lo potremmo vedere anche come una sorta di “testamento artistico” del padre nei confronti del figlio, ma – a parte l’impegno del presentatore nei confronti di Leonardo – c’è da rilevare che tutta l’operazione rappresenta un grosso tornaconto economico per la famiglia Bongiorno e quindi siamo di nuovo a parlare di denaro come corruttore delle umane ambizioni artistiche.
L’altro spot è quello del piccolo dessert “Grand Soleil”, il fine pasto che ti tira su, come dice Montesano, ingaggiato per questa seconda versione del commercial; quello che mi intriga in questa operazione è che il protagonista del breve filmato è indubbiamente il “ruttino” che la giovane donna si lascia scappare dopo aver mangiato il prodotto in discussione. Ed è questo ruttino che Montesano – il protagonista deputato dalla produzione – chiama bonariamente “tirare su”, attirando anche la brava Antonella Clerici nella situazione di doppio senso; da notare che questo atteggiamento era già presente nella precedente edizione dello spot ed il fatto che appaia anche in questo – che ha due testimonial di prestigio come Montesano e la Clerici – mi dice che ha avuto successo nei confronti della platea dei consumatori.
In pubblicità, la grande battaglia che viene combattuta dagli autori è perennemente quella contro la “banalità”; niente è più deleterio nei confronti del prodotto che essere banale nella sua presentazione al grande pubblico: si dice che se non hai a disposizione il “glamour”, devi inventartelo!
Ebbene, è proprio quanto credo sia accaduto al commercial di “Calzedonia”, azienda produttrice di “intimo” femminile e maschile e della calzetteria per entrambi i sessi.
Forse – è solo una mia ipotesi – dopo aver realizzato uno spot senza infamia né lode con belle immagine e colori suadenti, non aggressivi, l’autore si deve essere accorto che il filmato aveva la maledizione della banalità e non avrebbe potuto avere quel successo che i soldi pagati dal committente richiederebbero.
Allora cosa ha fatto? Pensa e ripensa, le soluzioni erano due: la prima prevedeva il rifacimento completo del filmato, la seconda l’inserimento di qualche elemento che potesse dare tono e vivacità allo spot: detto fatto, è stata scelta la seconda soluzione e il filmato è stato musicato dall’Inno di Mameli, arrangiato come valzer lento: le polemiche sono scoppiate subito e il gioco – per l’azienda – è stato fatto!! Chiaro??

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