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giovedì, ottobre 29, 2009

ALCUNE INCONGRUENZE (apparenti? 

Cominciamo a parlare della Cina: da una parte, cioè nella politica interna, è durissima con gli oppositori di regine e, insieme all’Iran, è la Nazione che usa più spesso il boia.
Mentre il regime degli Ajatollah ha emesso quattro sentenze di condanna alla pena capitale per altrettanti esponenti politici che avevano partecipato alle manifestazioni di protesta contro i brogli delle ultime elezioni, la Cina ha emesso sei condanne a morte per gli scontri avvenuti nello Xinijang nel luglio scorso. Entrambi i Paesi sono largamente in testa alla vergognosa classifica di coloro che emettono il maggior numero di condanne a morte; non c’è da esserne orgogliosi, ma lasciando da parte l’Iran che ha i suoi problemi interni ed esterni, limitiamoci ad esaminare l’atteggiamento della Cina che appare tanto dura all’interno quanto invece anticolonialista con i Paesi del terzo mondo; come ho già avuto modo di scrivere tempo addietro, la Cina si propone ai paesi dell’Africa come un partner economico e non come il solito ladrone che arraffa quello che c’è da arraffare e poi torna a casa.
In questo contesto non sorprende più di tanto la richiesta di aiuto rivolta dalla Banca Mondiale alla Cina, per mettere a disposizione dell’Africa risorse intellettuali e finanziarie; l’accordo è semplice e lineare: la Cina aiuta e promuove la crescita costruendo scuole, ospedali, case e quant’altro serve per un armonioso sviluppo socio-economico di quel Continente, ricevendo in cambio petrolio (da Sudan, Angola e Nigeria) cobalto (dal Congo), platino, oro e diamanti da Zimbabwe e Sudafrica.
Quindi, fatti salvi gli interessi economici del grande paese asiatico, almeno in apparenza abbiamo una forte contribuzione allo sviluppo del paese, circostanza che dovrebbe indurre gli africani a vedere la presenza cinese come quella di un “amico” e non di un predone come viene considerata quella degli altri paesi mondiali.
Staremo a vedere se effettivamente verrà coniugato il verbo “aiutare” accanto a quello di “fare affari”; se così sarà, gli altri Paesi interessati al Continente africano, dovranno rivedere le loro posizioni ed allinearsi alla Cina.
E veniamo ad un altro – apparente – paradosso, quello di Berlusconi che si scaglia continuamente contro “i comunisti”, siano essi magistrati o giornalisti, ma poi si vede privatamente e molto spesso con un ex KGB come Putin, nato e cresciuto sotto il comunismo sovietico, dal quale ha imparato la spietatezza verso gli avversari.
Ed allora vediamo l’atteggiamento del nostro premier verso i magistrati: il fatto di etichettarli come “comunisti” serve a livello mediatico per indicare ad “una fetta di gente” uno spauracchio di totalitarismo che incute sempre una certa paura.
Il risultato di questo atteggiamento – che discende, diciamolo onestamente, da una esagerata persecuzione dell’organo giudiziario – è che la gente, coloro che votano, prende per buona l’etichetta e sorvola sulla gravità o meno del reato ascritto al nostro Presidente; la riprova di questo risultato è che in un recentissimo sondaggio lanciato da Sky nel quale si chiedeva ai telespettatori di schierarsi con Alfano o con l’ANM (cioè l’associazione dei Magistrati), a proposito della riforma della giustizia, il primo ha stravinto per 62 a 38; diamogli pure al sondaggio l’importanza che merita, ma questo è uno spaccato che non può essere disatteso, perché chi vota è “quella gente”.
E l’amicizia con Putin? In questo caso la patina di “comunista“ non inquina il rapporto che è basato su “affari” (anche personali???) relativi all’energia ed al comune sentire circa la bella vita: belle ville, belle donne, insomma “il paradiso in terra” e su questo l’intesa è facilissimo trovarla. Chiaro il concetto??

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