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lunedì, settembre 21, 2009

GIUSTIZIA: UN PAIO DI FATTI EMBLEMATICI 

Ho letto di un paio di fatti che sono estremamente sintomatici del funzionamento della nostra giustizia; il primo ha avuto luogo a Prato, dove un uomo di 72 anni, è stato ucciso a coltellate da una donna – dal nome di Aida – che lo ha avvicinato con la scusa di chiedergli di cambiarle 500 euro e, al diniego dell’uomo, gli si è scatenata addosso con un coltello da cucina e lo ha ucciso.
Fin qui la cronaca dell’evento, ma andiamo a vedere cosa c’è a monte dell’episodio: la donna non doveva essere in quel luogo, visto che era stata condannata a tre anni di carcere per un furto e un tentativo di estorsione; di tale pena Aida ha scontato solo pochi mesi, per poi essere mandata a casa, prima agli arresti domiciliari e poi – dopo una denuncia per evasione (la Polizia non la trova in casa durante un controllo) con il solo obbligo di dimora.
Ovvio che i parenti dell’uomo ucciso si chiedano perché la donna non era in carcere per la prima condanna e per la successiva denuncia della Polizia per evasione dagli arresti domiciliari; ma a queste domande nessuno risponde o, se qualcuno lo fa, è solo per affermare – con la supponenza tipica del magistrato – che questi “sono casi isolati, ma le pene alternative funzionano, in quanto permettono la risocializzazione dell’individuo”; magari il magistrato non dice che la donna – oltre alla propria fedina penale – aveva anche problemi psichici non indifferenti, tant’è vero che era “dipendente” da un antidepressivo e molto spesso non si rendeva conto di quel che faceva (ottimo attenuante per il processo).
Insomma, per farla breve, la signora Aida non avrebbe dovuto essere fuori di casa e quindi non avrebbe dovuto incontrare l’uomo che le ha negato il cambio di 500 euro e che è stato per questo accoltellato: è stata solo “sfortuna” o c’è qualcos’altro??
L’altro evento è meno cruento ma addirittura più interessante: vi ricordate lo scandalo Coop-Bnl, con la scalata del primo soggetto e la famosa frase di Fassino: “finalmente abbiamo una banca!!”; ebbene, tutto questo è avvenuto nell’estate del 2005 e giorni fa c’è stato il rinvio a giudizio di molti inquisiti – i più famosi sono l’ex Governatore della Banca d’Italia Fazio e l’ex Presidente di Unipol Consorte, insieme al suo vice Sacchetti – mentre uno di loro, Giampiero Fiorani, ha “patteggiato” sei mesi di reclusione, convertiti in 17.000 euro di pena pecuniaria. E dire che si rischiò la crisi politica!!
Alcuni commenti in materia: pensate che per montare questa faccenda ci sono voluti 5 anni – ma solo per il rinvio a giudizio – e il relativo processo inizierà nel febbraio 2010; gli vogliamo dare un paio d’anni per lo svolgimento? Bene, si arriva così al 2012 per la sentenza di primo grado; per gli altri gradi di giudizio credo che non sia facile ipotizzare le date; mi chiedo – e vi chiedo – ma una giustizia così dilatata è giustizia o ingiustizia? Mi spiego: se al contribuente che paga i giudici si dice che per andare a sentenza di primo grado si impiegano 7 anni, non credete che dirà: “lasciate perdere e dedicatevi a qualcos’altro?” .Anche perché, se uno dei principali imputati – il Fiorani – ha avuto 6 mesi con il patteggiamento (convertiti in una ridicola pena pecuniaria), cosa volete che prendano gli altri imputati; siamo nell’ordine di qualche mese, un anno al massimo.
E il cittadino – colui cioè, ripeto, che paga lo stipendio al magistrato – facendo dare e avere, credete che ritenga questa operazione produttiva per la giustizia? Magari le forze impiegate in questa vicenda sono state male utilizzate o altro che non so, ma siamo al ridicolo di una pena da 17mila euro per uno che ha manovrato miliardi. Credo che la cosa migliore sia sotterrare il tutto sotto una grossa risata!! Chiaro il concetto??

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