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domenica, agosto 16, 2009

LE GELOSIE 

Questo post l’ho intitolato le gelosie, al plurale, perché ritengo – e spero di dimostrarlo con questo mio scritto – che esistono più forme di “gelosie”, simili tra loro ma non uguali; ma cominciamo, come al solito, dalla definizione che il “Devoto Oli” ci fornisce della gelosia: “sentimento di ribellione provocato da una reale o presunta inferiorità nei confronti di un rivale, specialmente in amore”; aggiungo io che questo “rivale” può essere, anch’esso, reale o presunto; da notare comunque che il “geloso” (uso il maschile solo per comodità di scrittura) è uno che si sente inferiore.
E cominciamo dalla cosa più banale e ricorrente: la persona che ama, vede – o crede di vedere – che l’altra è innamorata o comunque attratta da un altro: questa è la gelosia “classica” quella resa celebre da Otello e Desdemona e - sembrerà un paradosso - è la più semplice da comprendere, affrontare e – se possibile – vincere; in effetti, si tratta di una “lotta”, di un agone in cui ci sono due persone sui due diversi piatti della bilancia e questa deve pendere da una o dall’altra parte. Chiaro il concetto?
Ma, sempre in amore, esiste un'altra forma di gelosia: quella che si riferisce a cose del passato e quindi non collocabili sul classico piatto della bilancia; in concreto, avviene che uno dei due ritiene che l’altro abbia amato di più un altro del passato e che quindi si sia verificata quanto detto nella definizione (“reale o presunta inferiorità”); la lotta quindi avviene con una sorta di “fantasma” che non può essere sconfitto materialmente proprio per la sua immaterialità.
E allora? Diciamo subito che questa seconda categoria della gelosia non è, per fortuna, frequente, ma quando esiste è perché si riferisce ad una relazione che ha due caratteristiche: la ricerca del vero amore e la volontà di uno o di entrambi i partners di progredire nella “comunicazione globale”; ed è infatti con quest’ultima metodologia che si raggiunge - non sempre, ma spesso – il superamento della gelosia del fantasma: per fare questo, l’individuo che ha il fantasma nel proprio vissuto, deve fare in modo, con la comunicazione globale, che l’altro venga a “conoscere” la stessa realtà e ne faccia parte integralmente, al fine di viverne la situazione e la “reale o presunta inferiorità”.
Per esperienza diretta vi dirò che le persone maggiormente colpite da questa “gelosia del fantasma” sono quelle in possesso di un “IO” smisurato, quelle cioè che si possono definire egocentriche e che non ammettono di essere secondi a nessuno; con la metodologia che ho sopra accennato (solo parzialmente), arrivando a partecipare – da semplice spettatore – alla vita del partner con il fantasma, si ottiene che la lotta si può quasi materializzare e quindi diventare un semplice rapporto di conoscenza che stempera la “vera o presunta superiorità” del fantasma in una comunicazione globale che comprende il presente ed attualizza il passato; vorrei sottolineare l’importanza di questo aspetto della metodologia, cioè l’”attualizzazione del passato”, da realizzare attraverso tutte le forme della comunicazione. Spero di essere stato chiaro.
In assenza di questa operazione che unisce la psicologia alla metodologia della comunicazione, il fantasma diventa sempre più grande e la sua superiorità continua a manifestarsi nelle forme più disparate, ma tutte riflettenti la sfera sentimentale e, in particolare, quella della sessualità. Si può “cancellare” il fantasma in altro modo? Si può al massimo tentare di “farlo tacere”, ma la sua cancellazione – a mio modesto avviso – può avvenire solo attraverso la sua “rimozione” con i modi sopra accennati.
Vi avrò stupito per il tema trattato, ma credo di avervi mostrato un mio “nuovo aspetto” che finora non mi sembra fosse mai emerso; speriamo vi sia piaciuto!

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