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lunedì, agosto 03, 2009

LA RIFORMA DEL PROCESSO PENALE 

Sotto questa cappa di calore che deriva dal “solleone” luglio/agostano, affronto – sia pure superficialmente – il problema della magistratura e, segnatamente, della riforma del processo penale, disegno di legge messo a punto dal Ministro di Giustizia, Alfano.
Breve parentesi: saprete immagino che il termine “solleone” discende dalla circostanza che sotto il profilo astrologico, nel periodo 23/7-23/8, siamo sotto il segno del “leone” e quindi è facile l’accostamento tra la maggiore calura dell’anno e il segno zodiacale; bene, chiusa la parentesi e continuiamo il nostro discorsino sulla magistratura: dunque dicevamo che il ministro ha predisposto un disegno di legge – non ancora presentato in Parlamento – e questo è stato rimesso per l’esame al C.S.M. che è l’acronimo di “Consiglio Superiore della Magistratura” e non di “Centro Studi Monacali” come qualcuno potrebbe supporre.
Bene, il suddetto CSM, come prima battuta ha subito “bocciato” il disegno di legge, imputandogli quattro “vizi capitali” che lo rendono imperfetto; senza entrare nel merito delle singole norme – visto anche che non ne avrei le capacità tecniche – mi viene fatto però di ripetere quanto ho già detto varie volte: con una giustizia allo sfascio come abbiamo noi, qualsiasi modifica non può altro che migliorarla.
E poi, se le critiche provengono dal CSM non le posso proprio ritenere attendibili, stante il quasi totale asservimento della struttura a proteggere i colleghi magistrati da qualunque reato o mancanza abbiano commesso.
A questo proposito, vi racconto quanto già uscito su un libro “pepato” dedicato ai magistrati: sono le 18 di un freddo pomeriggio di dicembre quando L.V. – magistrato irreprensibile di Corte d’Appello con una età di 41 anni – fa il suo ingresso in un piccolo cinema dove si proietta il film “La stella di latta” con John Wayne; al nostro inquisitore, dei cow-boy non frega proprio niente, in quanto è in cerca di ben altro, così dopo aver scrutato la sala nel buio, scivola su un seggiolino accanto ad un ragazzo di 14 anni, tale I.M. e – stando al verbale redatto dalla Polizia – “conduceva il minorenne in uno dei bagni, dal quale provenivano urla del tipo, zozzone e altre; recatomi nel locale bagno, ho invano tentato di aprire la porta e solo dopo essermi qualificato, ho ottenuto tale apertura; ho identificato L.V. che invano tentava di nascondere I.M.; quest’ultimo, interrogato sull’accaduto, ha ammesso che l’uomo gli aveva sbottonato i pantaloni e, estratto il pene, lo aveva preso in bocca”.
Sentite ora cosa sono andati a “inventarsi” i colleghi togati: al prode L.V. è stato riconosciuto che un violento urto al capo contro l’architrave metallico di una porta aveva causato un trauma cranico e, inoltre, gli veniva riconosciuta l’eccezionale mole di lavoro che il citato L.V. era stato costretto a svolgere nel suo ufficio: insomma, il combinato disposto dei due eventi aveva indotto la Sezione Disciplinare del CSM ad assolvere il Dottor V., “perché non punibile avendo agito in stato di transeunte incapacità di volere al momento del fatto”. Ed il Dottor V. non solo aveva ripreso servizio, ma era stato valutato positivamente per la promozione a consigliere di cassazione, con tutti gli arretrati maturati nel frattempo. Complimenti vivissimi!!
Una ricerca eseguita nel 2006 a supporto di un libro, evidenzia come è vista nel paese, l’amministrazione della giustizia: gli aggettivi di gran lunga più usati furono “lenta”, “persecutoria”, “ridicola”, “superficiale”, “caotica”, “politicizzata”; l’aggettivo “ottima” è stato usato soltanto dallo 0,9% degli intervistati.
E questa gente dovrebbe dettarci le regole per la nostra vita? Mi sembra impossibile!

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