venerdì, agosto 07, 2009
EMERGENZA ALCOL
Dopo aver passato vari anni, intere generazioni, nei quali si aveva l’allarme droga, adesso – anche se non possiamo disattendere il precedente – dobbiamo preoccuparci di una nuova calamità che sembra cadere addosso ai nostri giovani: l’alcolismo, la ricerca dello sballo attraverso una nuova forma di “divertimento”, come era quello del “fumo”, ma più a buon mercato e giudicato alla moda rispetto ai vecchi sistemi.
In particolare l’estate ha portato alla luce questo fenomeno che viene accostato alle vacanze, alla “movida”, al “tira tardi” la sera, insomma a tutti i divertimenti che la stagione “impone”; le mode, si sa, nascono da menti ingegnose, ma anche da eventi che si organizzano per guadagnare soldi; un esempio: a Panarea è stato realizzato un “rave party” in barca, che aveva la caratteristica di essere obbligatoriamente “ad alto tasso alcolico”. Una ragazza che vi ha partecipato, ha bevuto così tanto da rischiare la vita ed è stata ricoverata in Ospedale con una diagnosi di “coma etilico”.
Dopo che si sono avuti i primi sintomi del problema, lo Stato – da buon dispensatore di “ottime abitudini” – ha emanato una serie di provvedimenti che cercano di regolamentare la vendita di bevande alcoliche; al momento si privilegia il blocco delle vendite dopo una certa ora, in quanto si inquadra il problema nella più vasta realtà degli incidenti automobilistici dovuti all’alto tasso alcolico dei guidatori; ma in alcuni casi si comincia a vietare la vendita al di sotto di una certa età (in genere 16 anni) ma in entrambi i casi non mi sembra che i provvedimenti si possano chiamare risolutivi.
E questo per un paio di ragioni: la prima è che l’alcol non è la droga, cioè non viene acquistato in zone “segrete”, ma se ne può fare incetta al Supermercato, ed il giovane che vuole “sballare” è accanto alla massaia che fa la spesa per la famiglia; inoltre abbiamo visto che già in passato la regolamentazione – ed anzi l’assoluta proibizione negli USA - non ha sortito effetto alcuno, se non quello di dare alla malavita un nuovo comparto di commercializzazione dei propri prodotti.
Ci sono da tenere presente le parole che ci provengono dai medici ed infermieri che lavorano ai Pronto Soccorso degli Ospedali: “sono giovani dai 18 ai 25 anni, arrivano ubriachi fradici, in particolare dalle 2 alle 5 del mattino”; ma forse ancora più interessante è la dichiarazione di una ristoratrice di Panarea: “si rovinano, questi giovani, si rovinano; si alzano alle 14 o alle 15, non mangiano niente e si danno appuntamento sui moli dai quali partono con le barche cariche di bevande alcoliche e si ubriacano ballando: è una fortuna che ancora non siano avvenuti incidenti tragici”. Forse dovremmo cominciare a chiedersi cosa cercano i giovani d’oggi in questo “sballo” – fra l’altro meno dispendioso di quello a mezzo droga – cioè cosa cercano di supplire con l’ingurgitare così tante bibite alcoliche; è indubbiamente una forma di allontanamento dalla realtà che li circonda, quella realtà che continua a considerarli solo come “consumatori” ed è pronta a metterli alla porta alla prima mancanza.
Io credo – da ex genitore ed attuale nonno – che si continui a parlare poco con i nostri ragazzi, si continui a ritenere la maglietta con la griffe l’unica cosa che li possa soddisfare e non si cerchi mai di andare “contro – corrente”, parlando con loro e cercando di far capire che la vita è una cosa meravigliosa che può anche trasformarsi in un inferno, così come noi adulti stiamo cercando di fare; ed è loro impegno sistemare le cose in modo che questa marcia società cambi, ma questo non si può fare da ubriachi; e si ricordino che coloro che detengono le leve del potere bevono “con misura” e non si ubriacano; chiaro il concetto??
In particolare l’estate ha portato alla luce questo fenomeno che viene accostato alle vacanze, alla “movida”, al “tira tardi” la sera, insomma a tutti i divertimenti che la stagione “impone”; le mode, si sa, nascono da menti ingegnose, ma anche da eventi che si organizzano per guadagnare soldi; un esempio: a Panarea è stato realizzato un “rave party” in barca, che aveva la caratteristica di essere obbligatoriamente “ad alto tasso alcolico”. Una ragazza che vi ha partecipato, ha bevuto così tanto da rischiare la vita ed è stata ricoverata in Ospedale con una diagnosi di “coma etilico”.
Dopo che si sono avuti i primi sintomi del problema, lo Stato – da buon dispensatore di “ottime abitudini” – ha emanato una serie di provvedimenti che cercano di regolamentare la vendita di bevande alcoliche; al momento si privilegia il blocco delle vendite dopo una certa ora, in quanto si inquadra il problema nella più vasta realtà degli incidenti automobilistici dovuti all’alto tasso alcolico dei guidatori; ma in alcuni casi si comincia a vietare la vendita al di sotto di una certa età (in genere 16 anni) ma in entrambi i casi non mi sembra che i provvedimenti si possano chiamare risolutivi.
E questo per un paio di ragioni: la prima è che l’alcol non è la droga, cioè non viene acquistato in zone “segrete”, ma se ne può fare incetta al Supermercato, ed il giovane che vuole “sballare” è accanto alla massaia che fa la spesa per la famiglia; inoltre abbiamo visto che già in passato la regolamentazione – ed anzi l’assoluta proibizione negli USA - non ha sortito effetto alcuno, se non quello di dare alla malavita un nuovo comparto di commercializzazione dei propri prodotti.
Ci sono da tenere presente le parole che ci provengono dai medici ed infermieri che lavorano ai Pronto Soccorso degli Ospedali: “sono giovani dai 18 ai 25 anni, arrivano ubriachi fradici, in particolare dalle 2 alle 5 del mattino”; ma forse ancora più interessante è la dichiarazione di una ristoratrice di Panarea: “si rovinano, questi giovani, si rovinano; si alzano alle 14 o alle 15, non mangiano niente e si danno appuntamento sui moli dai quali partono con le barche cariche di bevande alcoliche e si ubriacano ballando: è una fortuna che ancora non siano avvenuti incidenti tragici”. Forse dovremmo cominciare a chiedersi cosa cercano i giovani d’oggi in questo “sballo” – fra l’altro meno dispendioso di quello a mezzo droga – cioè cosa cercano di supplire con l’ingurgitare così tante bibite alcoliche; è indubbiamente una forma di allontanamento dalla realtà che li circonda, quella realtà che continua a considerarli solo come “consumatori” ed è pronta a metterli alla porta alla prima mancanza.
Io credo – da ex genitore ed attuale nonno – che si continui a parlare poco con i nostri ragazzi, si continui a ritenere la maglietta con la griffe l’unica cosa che li possa soddisfare e non si cerchi mai di andare “contro – corrente”, parlando con loro e cercando di far capire che la vita è una cosa meravigliosa che può anche trasformarsi in un inferno, così come noi adulti stiamo cercando di fare; ed è loro impegno sistemare le cose in modo che questa marcia società cambi, ma questo non si può fare da ubriachi; e si ricordino che coloro che detengono le leve del potere bevono “con misura” e non si ubriacano; chiaro il concetto??