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domenica, luglio 05, 2009

OBAMA ALLA PROVA G8 

Al G8 che si aprirà mercoledì prossimo a L’Aquila, Barack Obama sarà indubbiamente l’ospite più importante, sia per la carica che riveste – Presidente degli Stati Uniti d’America – e sia perché è la prima apparizione in tale veste al tavolo dei Paesi più importanti del mondo (si pensi che ci sarà il 90% del Pil prodotto sulla Terra).
L’abbronzato Obama arriva a questa assise con alcune situazioni nelle quali ha già detto la sua, ma i risultati non si sono ancora visti pienamente: per esempio l’Iraq che dopo l’annuncio del disimpegno americano festeggia la cosa come una vittoria dell’esercito iracheno e indice la “Giornata della libertà” per ricordare l’evento.
In Patria, specie i repubblicani non saranno contenti; per di più abbiamo un povero vecchietto come il Presidente della Corea del Nord, che proprio il 4 luglio – giorno di festa in America (Indipendence day) – lancia ben 7 missili a corto raggio e un paio a lunga gittata (questi ultimi potrebbero raggiungere addirittura l’Alaska) come sfida a colui che lo ha “invitato” ad abbozzarla con il nucleare (il fatto poi che i due missili a lunga gittata non abbiano funzionato a pieno regime è solo un dettaglio).
A L’Aquila si ritroverà con il “nuovo amico” Medvedev – Presidente Russo – dallo stesso Obama definito “un’altra cosa rispetto a Putin”; il fatto, caro Barack, è che i due russi formano una bella coppia, come i due poliziotti nei telefilm americani (uno interpreta il buono e l’altro il cattivo), ma l’obiettivo di entrambi è la supremazia almeno europea (meglio se mondiale); quindi attenzione a dir male di uno alle spalle dell’altro, perché tanto se lo raccontano.
C’è poi la situazione iraniana che non lascia certo tranquillo Obana; la vittoria di Ahmadinejad, anche se largamente prevista, non è stata bene accetta dal mondo occidentale che sponsorizzava Mousavi; i disordini – non ancora del tutto sopiti – hanno di fatto interrotto il dialogo proposto da Obama e sostanzialmente accettato dagli iraniani; tutti si chiedono quando e se riprenderà, interessati alla situazione petrolifera piuttosto che a quella politica.
In Patria deve risolvere il problema della crisi mondiale che negli USA ha avuto inizio e dove si avverte con maggiore violenza; il Presidente della Federal Reserve, quel Ben Bernanke amico di Obama, nel suo recente intervento davanti alla Camera dei Rappresentanti, ha ammesso che il pericolo maggiore che si ha in America è l’aumento spropositato del deficit a lungo termine del Debito Pubblico, acuito dalle prime misure anticrisi prese dal Governo.
Obama ha anche un problema che possiamo definire “di fondo”: gli americani che gli hanno dato il voto sono in massima parte quelli provenienti dagli stati del Sud e da coloro che sono riusciti a venir via dagli Stati sudamericani, letteralmente spogliati dalla politica reazionaria degli Stati Uniti; ovvio che con tale base elettorale il peso del potere nel governo americano non può continuare a ricadere sui “WASP”, acronimo di White-Anglo-Saxon-Protestant,(Bianchi, Anglo, Sassoni e Protestanti) cioè coloro che si ritengono i padri fondatori della nazione e pertanto ne rivendicano la gestione; con l’avvento del primo presidente di colore, avvertono che qualcosa sta cambiando in America e non sembrano disposti ad accettare tale cambiamento.
Ecco perché la sua partecipazione al G8, con annessa udienza papale all’intera famiglia , rappresenta una sorta di “esame” per il giovane Barack che, peraltro, nella circostanza potrà avvalersi dell’amicizia del padrone di casa, quel Berlusconi che per mettersi in mostra farebbe carte false. Figuriamoci poi quando gioca in casa.

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