mercoledì, luglio 08, 2009
NOI E L'INFORMAZIONE
Un paio di errori che tutti noi, o quasi, abbiamo commesso per troppa dipendenza dalle informazioni dei giornali e della televisioni sono quelli riguardanti Yunus, inventore del microcredito ai poveri e l’atteggiamento dei Palazzi nei confronti delle elezioni in Iran.
Vediamoli, uno per volta: il primo, non c’è bisogno di ricordarvelo, tanto famoso è il bengalese che è stato “santificato” da tutti, specie dopo che gli è stato assegnato il Nobel per la pace e una quantità altissima di Università di tutto il mondo gli hanno conferito la laurea “honoris causa” per gli alti meriti conseguiti in questa particolare branca dell’economia del credito. Ebbene, fedeli al motto “le bugie hanno le gambe corte”, viene fuori adesso che il Nobel potrebbe aver fatto la propria ricchezza a spese della povertà altrui e a riprova di questo, si mostra il grattacielo nel cuore di Manhattan posseduto da Yanus e i tassi di interesse mostruosi applicati nei confronti della povera gente che non riesce più a liberarsi dalla strettoia del proprio debito.
Se le notizie di fonte americana fossero vere, il sistema del nostro Premio Nobel – quasi santificato dall’umile gente del popolo – apparirebbe addirittura più disgustoso del capitalismo più deleterio finora conosciuto.
Del secondo esempio – l’atteggiamento dei Palazzi Pubblici nei confronti delle elezioni iraniane – mi riferisco al drappo verde che vediamo sventolare negli appositi spazi di moltissime istituzioni pubbliche, dalle Alpi alla Sicilia, “a sostegno delle manifestazioni di protesta del popolo iraniano per i brogli nelle recenti elezioni” .
Anche qui si rischia di prendere lucciole per lanterne: va bene che il Presidente iraniano – Ahmadinejad – non è un campione di simpatia, con quell’atteggiamento burbanzoso e supponente, ma, a quanto pare, è stato scelto dalla stragrande maggioranza degli iraniani – e questo cominciano ad ammetterlo anche gli osservatori internazionali – e per di più, il suo oppositore, Moussavi, in un primo tempo santificato dagli occidentali, sembra non discostarsi molto per metodi, ideologia e sostanza da colui che ha vinto.
Ma statene certi che non avrete mai l’occasione di vedere sulla stampa o in una televisione, la “correzione” di una campagna diretta contro un bersaglio che poi è apparso innocente; al massimo i mezzi di comunicazione di massa, cessano di parlarne, ligi al principio che “se non si parla di qualcosa, questa non esiste”.
Un’altra cosa che sta montando sulla stampa e quindi anche nell’immaginario collettivo, è l’Enciclica firmata ieri da Benedetto XVI, dal titolo “Caritas in Veritate”.
Il documento pontificio, dopo uno scontato attacco all’”estremismo della finanza” ed una richiesta esplicita ai governanti di istituire delle regole a livello mondiale per governare i mercati, viene invocato “un lavoro decente e stabile per tutti” e, in particolare un “capitalismo etico”, cioè non volto esclusivamente al profitto dell’imprenditore, ma soprattutto teso a generare benessere all’interno della comunità dove questi opera.
Tutte parole sante, Santità, ma ormai conto solo su di Lei per invocare un cambiamento di sistema: noi siamo all’interno di un meccanismo perverso che recita “non è bene accontentarsi di ciò che si ha” e quindi andiamo a celebrare, in maniera scientifica, l’atto di fondazione dell’infelicità, quella nostra e quella dei nostri successori. Proviamo a dare un’inversione di tendenza alla nostra vita, cessando di essere “consumatori” e ridiventando semplicemente “uomini e donne”, con i loro desideri e le loro aspirazioni: anche quella di essere felici!!
Vediamoli, uno per volta: il primo, non c’è bisogno di ricordarvelo, tanto famoso è il bengalese che è stato “santificato” da tutti, specie dopo che gli è stato assegnato il Nobel per la pace e una quantità altissima di Università di tutto il mondo gli hanno conferito la laurea “honoris causa” per gli alti meriti conseguiti in questa particolare branca dell’economia del credito. Ebbene, fedeli al motto “le bugie hanno le gambe corte”, viene fuori adesso che il Nobel potrebbe aver fatto la propria ricchezza a spese della povertà altrui e a riprova di questo, si mostra il grattacielo nel cuore di Manhattan posseduto da Yanus e i tassi di interesse mostruosi applicati nei confronti della povera gente che non riesce più a liberarsi dalla strettoia del proprio debito.
Se le notizie di fonte americana fossero vere, il sistema del nostro Premio Nobel – quasi santificato dall’umile gente del popolo – apparirebbe addirittura più disgustoso del capitalismo più deleterio finora conosciuto.
Del secondo esempio – l’atteggiamento dei Palazzi Pubblici nei confronti delle elezioni iraniane – mi riferisco al drappo verde che vediamo sventolare negli appositi spazi di moltissime istituzioni pubbliche, dalle Alpi alla Sicilia, “a sostegno delle manifestazioni di protesta del popolo iraniano per i brogli nelle recenti elezioni” .
Anche qui si rischia di prendere lucciole per lanterne: va bene che il Presidente iraniano – Ahmadinejad – non è un campione di simpatia, con quell’atteggiamento burbanzoso e supponente, ma, a quanto pare, è stato scelto dalla stragrande maggioranza degli iraniani – e questo cominciano ad ammetterlo anche gli osservatori internazionali – e per di più, il suo oppositore, Moussavi, in un primo tempo santificato dagli occidentali, sembra non discostarsi molto per metodi, ideologia e sostanza da colui che ha vinto.
Ma statene certi che non avrete mai l’occasione di vedere sulla stampa o in una televisione, la “correzione” di una campagna diretta contro un bersaglio che poi è apparso innocente; al massimo i mezzi di comunicazione di massa, cessano di parlarne, ligi al principio che “se non si parla di qualcosa, questa non esiste”.
Un’altra cosa che sta montando sulla stampa e quindi anche nell’immaginario collettivo, è l’Enciclica firmata ieri da Benedetto XVI, dal titolo “Caritas in Veritate”.
Il documento pontificio, dopo uno scontato attacco all’”estremismo della finanza” ed una richiesta esplicita ai governanti di istituire delle regole a livello mondiale per governare i mercati, viene invocato “un lavoro decente e stabile per tutti” e, in particolare un “capitalismo etico”, cioè non volto esclusivamente al profitto dell’imprenditore, ma soprattutto teso a generare benessere all’interno della comunità dove questi opera.
Tutte parole sante, Santità, ma ormai conto solo su di Lei per invocare un cambiamento di sistema: noi siamo all’interno di un meccanismo perverso che recita “non è bene accontentarsi di ciò che si ha” e quindi andiamo a celebrare, in maniera scientifica, l’atto di fondazione dell’infelicità, quella nostra e quella dei nostri successori. Proviamo a dare un’inversione di tendenza alla nostra vita, cessando di essere “consumatori” e ridiventando semplicemente “uomini e donne”, con i loro desideri e le loro aspirazioni: anche quella di essere felici!!