<$BlogRSDUrl$>

mercoledì, luglio 01, 2009

LA TRAGEDIA DI VIAREGGIO 

La immane tragedia verificatasi alla stazione ferroviaria di Viareggio, ripropone in tutta la sua drammaticità, la gestione di questi convogli – pericolosissimi – che scorrazzano per l’Italia con la beata noncuranza dell’incosciente; e questo avviene sia sulla strada ferrata che sulle autostrade dove transitano regolamentare trasporti di GPL, gas che, unito all’aria, forma una miscela infiammabile e fortemente detonante.
Da una prima sommaria ricostruzione dell’evento, sembra accertato che non si tratta di “errore umano” ma si tratterebbe invece di cedimento strutturale di qualcosa che ha fatto deragliare le prime tre cisterne contenenti il gas micidiale.
Secondo le FS, si sarebbe spezzato l’asse che collega il primo carro con la motrice; da notare subito che l’AD delle Ferrovie ha tenuto a precisare che “questi vagoni non appartengono alla Ferrovie ma a società internazionali e rispondono a norme di trasporto emanate dall’Unione Europea e dall’ONU”; vediamo quindi a chi appartengano i vagoni incriminati e scopriamo che la pista ci conduce a Vienna, alla Gtx Rail, filiazione europea di una casa madre con residenza in USA.
E qui comincia il rimpallo delle responsabilità: l’azienda di Vienna ammette di affittare i suoi 20.000 vagoni cisterna ma è poi compito del cliente occuparsene, come si fa con un’auto presa a nolo (per la verità non mi risulta che il noleggiante dell’auto sia tenuto a fare il tagliando).
Comunque sembra – dalla marchiatura risultante sui vagoni – che la revisione sarebbe stata eseguita recentemente (2 marzo 2009) e quindi dobbiamo continuare l’indagine; e allora ecco cosa viene fuori di molto strano: l’azienda viennese afferma che i vagoni erano immatricolati in Germania e in Polonia, ma al momento “non è possibile ricostruire a chi fossero stati affittati, se alle ferrovie polacche o ad altro ente; tutti i loro clienti ai quali vengono affittati i vagoni, sono poi liberi di incaricare qualsiasi ditta ferroviaria di effettuare i trasporti”; ma in questo guazzabuglio di scarico di responsabilità, è in cima al caos il nodo principale: la manutenzione strutturale deve farla la società proprietaria o quella che ha affittato il mezzo?
Come si può facilmente vedere, quando si allarga il gioco, il beneficio è soltanto di chi tiene il banco e non dei giocatori, cosicché si può anche scoprire – dalle dichiarazioni del responsabile trasporti dell’U.E. – che “i controlli sono fatti a vista e che pertanto si vede se manca l’olio dei freni, ma non se il carrello sta per collassare”; sempre dallo stesso responsabile, si viene a scoprire che ad oggi “si fanno controlli, da parte delle società proprietarie, ogni sei anni e che questi controlli sono registrati dalle agenzie ferroviarie nazionali” (per questa fantomatica Agenzia, mi sembra che si tratti dell’ennesimo carrozzone messo in piedi per sistemare tutta una pletora di amici degli amici degli amici e che non abbia né poteri né personale qualificato per fare degli autentici controlli); risultato dell’indagine: solite e indecifrabili “scatole cinesi”.
E i commenti dei politici? Quasi tutti improntati a “non è possibile che queste cose avvengano in un paese civile come il nostro”; nessuno invece che vada alla radice del problema che passa attraverso questa indegna internazionalizzazione dei controlli su strutture che transitano nel nostro Paese e che affermi con forza che alle strutture europee deve essere assegnato, al massimo, il compito di stabilire la lunghezza media del pisello da mettere in vendita sui nostri mercati; oltre questo, si rischia la pelle di ignari cittadini che si trovano a passare per caso in una stazione devastata da un bombardamento fatto di stupidità e di incompetenza.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?