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sabato, giugno 20, 2009

SITUAZIONI GRAVI 

A leggere i nostri maggiori giornali la più importante situazione critica in Italia è rappresentata dalle donnine che avrebbero partecipato a vari festini a Bari e, si mormora, anche a Roma nella sede privata del premier; sappiamo bene che tali festini sono sempre esistiti e, purtroppo io non sono mai stato invitato, per cui questa è una situazione “grave ma non seria”, come diceva il grande Ennio Flaiano, e quindi non fa parte dei miei interessi primari.
È invece molto grave (e molto seria) a mio giudizio la situazione dell’occupazione che, stando ai dati dell’ISTAT, a fine marzo 2009 ha fatto registrare dei dati sconcertanti: 204mila persone hanno perduto il lavoro, ma attenzione alla sottigliezza: questo dato risulta dalla somma algebrica tra gli “italiani” che hanno perduto il lavoro (426.000 unità) e gli “stranieri” che lo hanno trovato (222.000); se fate la sottrazione tra le due cifre si ottiene appunto il dato iniziale di 204.000 unità lavorative.
Ma ecco che a questo punto balza fuori lo spiritello bizzarro che è dentro di me: perché l’ISTAT non produce anche un dato che ci indichi il numero dei disoccupati nel settore privato e quello riveniente dal settore pubblico? La risposta è molto semplice: perché il numero sopra indicato è “solo” del settore privato in quanto il settore pubblico – nonostante l’impegno di Brunetta – non ha perso neppure una unità lavorativa; perché? Ma perché nel settore pubblico per licenziare qualcuno bisogna fargli causa e molte volte non basta. Non mi sembra che questo stato di cose abbia un minimo di giustizia sociale, in quanto un settore risulta essere troppo privilegiato rispetto all’altro,
Ed allora, sarebbe blasfemia ipotizzare una sorta di osmosi tra i lavoratori dei due settori, visto che ormai le specifiche competenze sono state azzerate dalle macchine? In sostanza, facciamo l’ipotesi che l’azienda “X” debba ridurre il proprio personale di 1.000 unità; si potrebbe ipotizzare di prenderne 500 e introdurli nel settore pubblico al posto di un analogo numero di dipendenti di quel settore che escono dal posto di lavoro; così avremmo una sorta di equità sociale e a fronte dei 1.000 dipendenti dell’azienda da estromettere dal lavoro, ne avremmo 500 provenienti dal privato e 500 dal pubblico; per le modalità applicative lascio il compito ai sindacati che sono bravissimi in questo campo.
La seconda cosa che vado a trattare – interessante finché si vuole ma non certo grave – è l’affermazione fatta da tale padre Peter Gumpel nella sua veste di relatore della causa di beatificazione di Pio XII: “Lo so per conoscenza diretta e personale che Benedetto XVI ha grande stima ed ammirazione per Papa Pacelli anche in relazione a quanto ha fatto per gli ebrei. Egli non firma la causa di beatificazione in quanto è rimasto da alcuni recenti incontri con rappresentanti delle organizzazioni ebraiche che gli hanno detto chiaro e tondo che se farà qualcosa in favore di Papa Pacelli i rapporti tra Chiesa Cattolica ed ebrei saranno definitivamente e irrimediabilmente compromessi”.
A questa dichiarazione – per me di una gravità inaudita – hanno fatto seguito tutta una serie di “precisazioni” da parte cattolica ed ebraica che non hanno fatto altro che confermare quanto detto dal Padre Gumpel.
Io credo che oltre all’incomprensibile ingerenza degli ebrei in una decisione che spetta solo al rappresentante del mondo cattolico, ci sia anche qualche divisione e qualche sofferenza all’interno della Chiesa, dato che la figura di Papa Pacelli è di quelle che sembrano fatte apposta per dividere. Un consiglio: Benedetto decidi alla svelta!!

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