lunedì, giugno 29, 2009
OTTIMISTI O CATASTROFISTI ?
Al di là delle contrapposizioni derivanti dai diversi schieramenti politici, siamo in presenza di una diversa presentazione della situazione finanziaria e industriale dell’intero paese – anche se questa discende da analoga situazione di carattere mondiale – e questo lo possiamo etichettare come segue: la compagine governativa si dichiara decisamente ottimista sull’andamento della crisi e speranzosa che a breve si risolverà tutto, mentre l’opposizione si mostra preoccupata e anzi sostiene che l’ottimismo del governo nasconde una situazione drammatica.
Il signore che guida attualmente il governo di questo paese sa benissimo che nelle faccende di economia e, in particolare, in quelle nelle quali c’entra il denaro, la componente psicologica è fondamentale; il denaro infatti è una “convenzione” e quindi vale fintanto che ci si crede; e viceversa “non vale” se abbandoniamo la fiducia.
Questo atteggiamento si rileva anche in Borsa, dove alcuni titoli, o l’intero listino, salgono o scendono improvvisamente senza alcuna logica ragione, ma soltanto perché si è creata una corrente di fiducia (o di sfiducia) che si propaga dagli uni agli altri.
Nel 1929, gli americani che avevano investito in Borsa i loro risparmi, si ritenevano “ricchissimi”, ma bastò che qualcuno non credesse più nel valore di quelle azioni (che possono essere assimilate al denaro) e che trascinasse a valanga altri in questa credenza, perchè tale ricchezza si rivelasse per ciò che era realmente: carta straccia, il cui unico utilizzo fu quello di incorniciarla a ricordo e monito di una follia collettiva.
L’ottimismo quindi aiuta in questa sorta di “panna montata” che è il nostro mercato finanziario, ma incontra dei limiti nella brutale realtà: quella attuale non è solo una crisi finanziaria, ma è la crisi di un modello di sviluppo basato sulla crescita “esponenziale” – cioè sull’ottimismo continuo - che non ha più spazio per espandersi e quindi è destinato a collassare.
Ed anche il continuare a “drogare” il sistema con l’immissione di stratosferiche quantità di denaro – si parla di trilioni di dollari – non è altro che un modo per consentire al cavallo sfinito di continuare per qualche metro ancora la folle corsa nella quale è stato spinto da fantini irresponsabili.
L’opposizione, peraltro, fa il proprio mestiere che non è quello di prevedere il futuro del genere umano, ma è quello di ”controbattere” alle proposte del governo e quindi, quando si propone aiuti a destra e a manca, anziché cercare di indirizzare il discorso su una politica di “sistema”, chiede “un po’ più di soldi di quelli stanziati”; in sostanza, si ricalca quel gioco che facevo da ragazzino e che si chiamava “pugnino più in su”.
Quindi, per riprendere il quesito iniziale tra ottimisti e catastrofisti, chi è al potere cerca di protrarre all’infinito il sistema attualmente in vigore, mentre chi è all’opposizione si limita a dire il contrario di quello che viene affermato dal governo, ma senza proporre un sistema di vita sostanzialmente diverso da quello oggi presente nel mondo; certo che la globalizzazione ha portato acqua al molino del capitalismo, in quanto ormai nessun paese, sia pure grande e importante, può da solo proporre innovazioni di sistema al resto dell’umanità.
Ma allora non c’è speranza ? Non c’è niente da fare in questa società che assegna valore soltanto “a chi ha denaro”? Per la verità c’è una profezia che ho citato altre volte ma che mi piace ripetere; è di Toro Seduto, il leggendario capo pellerossa e dice: “quando l’ultimo bufalo sarà stato abbattuto e l’ultimo fiume sarà stato inquinato, allora l’uomo bianco si accorgerà che non può mangiare il denaro e bere le azioni di Borsa”.
Il signore che guida attualmente il governo di questo paese sa benissimo che nelle faccende di economia e, in particolare, in quelle nelle quali c’entra il denaro, la componente psicologica è fondamentale; il denaro infatti è una “convenzione” e quindi vale fintanto che ci si crede; e viceversa “non vale” se abbandoniamo la fiducia.
Questo atteggiamento si rileva anche in Borsa, dove alcuni titoli, o l’intero listino, salgono o scendono improvvisamente senza alcuna logica ragione, ma soltanto perché si è creata una corrente di fiducia (o di sfiducia) che si propaga dagli uni agli altri.
Nel 1929, gli americani che avevano investito in Borsa i loro risparmi, si ritenevano “ricchissimi”, ma bastò che qualcuno non credesse più nel valore di quelle azioni (che possono essere assimilate al denaro) e che trascinasse a valanga altri in questa credenza, perchè tale ricchezza si rivelasse per ciò che era realmente: carta straccia, il cui unico utilizzo fu quello di incorniciarla a ricordo e monito di una follia collettiva.
L’ottimismo quindi aiuta in questa sorta di “panna montata” che è il nostro mercato finanziario, ma incontra dei limiti nella brutale realtà: quella attuale non è solo una crisi finanziaria, ma è la crisi di un modello di sviluppo basato sulla crescita “esponenziale” – cioè sull’ottimismo continuo - che non ha più spazio per espandersi e quindi è destinato a collassare.
Ed anche il continuare a “drogare” il sistema con l’immissione di stratosferiche quantità di denaro – si parla di trilioni di dollari – non è altro che un modo per consentire al cavallo sfinito di continuare per qualche metro ancora la folle corsa nella quale è stato spinto da fantini irresponsabili.
L’opposizione, peraltro, fa il proprio mestiere che non è quello di prevedere il futuro del genere umano, ma è quello di ”controbattere” alle proposte del governo e quindi, quando si propone aiuti a destra e a manca, anziché cercare di indirizzare il discorso su una politica di “sistema”, chiede “un po’ più di soldi di quelli stanziati”; in sostanza, si ricalca quel gioco che facevo da ragazzino e che si chiamava “pugnino più in su”.
Quindi, per riprendere il quesito iniziale tra ottimisti e catastrofisti, chi è al potere cerca di protrarre all’infinito il sistema attualmente in vigore, mentre chi è all’opposizione si limita a dire il contrario di quello che viene affermato dal governo, ma senza proporre un sistema di vita sostanzialmente diverso da quello oggi presente nel mondo; certo che la globalizzazione ha portato acqua al molino del capitalismo, in quanto ormai nessun paese, sia pure grande e importante, può da solo proporre innovazioni di sistema al resto dell’umanità.
Ma allora non c’è speranza ? Non c’è niente da fare in questa società che assegna valore soltanto “a chi ha denaro”? Per la verità c’è una profezia che ho citato altre volte ma che mi piace ripetere; è di Toro Seduto, il leggendario capo pellerossa e dice: “quando l’ultimo bufalo sarà stato abbattuto e l’ultimo fiume sarà stato inquinato, allora l’uomo bianco si accorgerà che non può mangiare il denaro e bere le azioni di Borsa”.