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lunedì, giugno 22, 2009

L'INFORMAZIONE 

L’overdose di notizie che giornalmente ci piomba addosso dovrebbe far sì che il cittadino di questa nostra società sia veramente “informato”, nel senso che conosca tutti i fatti e quindi assuma le sue decisioni sulla base di queste conoscenze, vero assioma della formazione del pensiero dell’uomo.
In realtà, quando si parla di “overdose” si cita una situazione patologicamente malata e quindi non affidabile sotto il profilo della autentica conoscenza; ma del resto, basta fare mente locale a come si compone tecnicamente un giornale o un telegiornale, per dire che siamo ben lontani dall’effettiva conoscenza di ciò che avviene intorno a noi.
Dunque, teniamo presente che in ogni redazione – sia di giornale che di telegiornale – affluisce, attraverso le tante Agenzie mondiali, una massa di notizie che non potrebbe essere contenuta in nessun quotidiano e neppure in nessun TG.
Per cui, a questo punto avviene la prima operazione che sposta l’asse dell’informazione dalla parte della comunicazione cioè su “cosa voglio dire”:i responsabili della redazione debbono scegliere tra questa gran massa di notizie quelle che a ciascuno di loro interessa far conoscere ai propri lettori o telespettatori.
Ma questa scelta porta a far sì che tutte le impaginazioni e tutte le prime notizie televisive siano le stesse? In parte è vero, salvo i casi in cui ci siano mezzi d’informazione dichiaratamente “di parte” che quindi seguono una loro linea di attacco o di difesa di questo o quel personaggio.
Comunque, salvo queste situazioni particolari – ma non troppo – il resto agisce come già anni addietro osservava un “principe dei reporter” come Kapuscinski: “i media si spostano sul globo terrestre in massa, si incontrano tutti nello stesso unico posto e in quello si fermano e lavorano; intanto il resto del mondo sprofonda nella nebbia”.
Già, perché se una certa informazione non ci proviene dai canali a cui noi siamo abituati, non esiste, quel fatto non è mai avvenuto e via di questo passo; quindi è facile comprendere che il venire in possesso o meno di una certa informazione ha importanza decisiva per la nostra presa di coscienza.
E questo fenomeno della conoscenza di questo o di quell’evento pare addirittura radicalizzarsi nella nostra attuale epoca di comunicazione globale, fino al punto che qualcuno arriva ad affermare che siamo in presenza di un così grande bombardamento di notizie che alla fine riesce difficile orientarsi e “scegliere” quelle che mi servono, per cui possiamo far nostro un ossimoro del genere: il massimo dell’informazione coincide con il massimo della disinformazione.
Come esemplificazione possiamo prendere a modello una situazione che è ormai diventata ricorrente: la violenza nelle strade, contro gli anziani e le donne; se ci fate caso, queste notizie hanno una sorta di ciclicità che dura un certo periodo di tempo, per poi scomparire e riapparire dopo un alcuni giorni e via di questo passo.
Eppure le manifestazioni di violenza che portano ad invocare “maggiore sicurezza” avvengono sempre, ma sui quotidiani ed alla TV se ne parla “non sempre”; questo è un problema di scelta della notizia da dare che, sia per motivi di spazio o per altri interessi, diventa sintomatico di quanto prima affermato: anche se l’evento tragico avviene sotto i nostri occhi ma i mass media non ne parlano, non esiste!!
Questa è la nostra tragica condizione di forzati dell’informazione, alla quale è vano cercare di ribellarsi: ormai il gioco è questo e dobbiamo seguirlo!!

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