venerdì, giugno 26, 2009
L'ESAME DI MATURITA'
In questi “primi” sei anni di colloquio con i miei lettori non ho mai parlato della “maturità”, autentico banco di prova e primo muro da scavalcare per i giovani; cercherò di ovviare a questa mancanza, attualizzando l’evento iniziato ieri e mettendoci del mio in forma quindi un po’ autobiografica.
Si è cominciato, come di consueto, con i temi di italiano e si è spaziato da Svevo (La coscienza di Zeno) visto in controluce con Freud, al componimento storico “dall’unità d’Italia alla Repubblica”, andando poi ad un tema che avrà conquistato il cuore dei giovani, ed il mio se ci fossi stato: l’abbattimento del muro di Berlino come sinonimo di conquista della libertà; nel campo “saggio breve”, siamo andati da Internet a Facebook, entrambi nell’immaginario dei maturandi.
Tutti dicono che “dimenticare la maturità” è sinonimo di acquisita maturità; se questo è vero significa che io non sono ancora maturo – vecchio sì, maturo no – perché dell’esame ricordo quasi tutto, compreso ciò che l’ha preceduto e cioè la quindicina di giorni utilizzata, insieme ad un amico, per “ripassare” le tante materie che avrebbero fatto oggetto di domande (ai miei tempi, le materie “da portare” all’esame erano tutte quelle dell’ultimo anno di scuola).
In quei famosi quindici giorni non abbiamo imparato niente, ma ci siamo fatti tante risate, siamo stati a giro per la mia città, con la scusa di rilassarci e poi siamo finiti a passare qualche serata in compagnia di qualche donnina allegra (si chiamavano così a quei tempi); però, mano a mano che si avvicinava la data dell’inizio degli esami, il panico la faceva da padrone e ci immaginavamo la nostra figura “barbina” – come si dice dalle mie parti – e i conseguenti voti che avrebbero indotto gli insegnanti a bocciarci; e i genitori a completare l’opera con busse e punizioni vari, questo perché ai miei tempi i professori avevano sempre ragioni, non come adesso che è il contrario.
Io ero carente in inglese mentre andavo “bene e in alcuni casi benissimo” nelle altre materie: quindi il problema era trovare il sistema di ovviare alla mia carenza e l’unico modo era quello di farsi passare il compito; s’imponeva quindi un sopraluogo all’aula predestinata per trovare il posto migliore per ricevere l’elaborato, mentre io mi ero impegnato a far circolare gli altri.
E le ragazzine? Ricordo che all’epoca avevo una piccola storia – qualche bacio e qualche rapido toccamento – con una bella fanciulla bionda, e durante l’anno lei era la luce dei miei occhi, la guardavo sempre, ci scambiavamo ammiccamenti e via di questo passo; in occasione degli esami scritti invece, nemmeno uno sguardo, ognuno per se, ognuno pensava ai propri problemi e la relazione sarebbe ricominciata solo all’uscita dall’aula.
Sono stato promosso con la media dell’otto – la commissione era severa, mi meritavo di più – ed ho avuto i complimenti dei miei insegnanti e della mia famiglia; subito dopo la letture dei risultati, partenza per una breve permanenza a Rimini – dove ricordo di avere fatto strage di cuori – ed al ritorno subito a cercare lavoro e ad iscrivermi all’Università; e, sembra ieri, eccoci qua adesso, dopo cinquant’anni; sembra passato solo il battito di un ciglio ed invece è passata un’esistenza.
Ai giovani impegnati nell’esame dico una cosa sola: assaporate questo momento perché non tornerà e tra qualche anno avrete un forte rimpianto; a me stesso dico che mi impegnerò ogni anno a scrivere qualcosa sulla maturità ed agli amici che mi leggono, spero di avere suscitato dei ricordi sopiti e, in concreto, di averli resi felici.
Si è cominciato, come di consueto, con i temi di italiano e si è spaziato da Svevo (La coscienza di Zeno) visto in controluce con Freud, al componimento storico “dall’unità d’Italia alla Repubblica”, andando poi ad un tema che avrà conquistato il cuore dei giovani, ed il mio se ci fossi stato: l’abbattimento del muro di Berlino come sinonimo di conquista della libertà; nel campo “saggio breve”, siamo andati da Internet a Facebook, entrambi nell’immaginario dei maturandi.
Tutti dicono che “dimenticare la maturità” è sinonimo di acquisita maturità; se questo è vero significa che io non sono ancora maturo – vecchio sì, maturo no – perché dell’esame ricordo quasi tutto, compreso ciò che l’ha preceduto e cioè la quindicina di giorni utilizzata, insieme ad un amico, per “ripassare” le tante materie che avrebbero fatto oggetto di domande (ai miei tempi, le materie “da portare” all’esame erano tutte quelle dell’ultimo anno di scuola).
In quei famosi quindici giorni non abbiamo imparato niente, ma ci siamo fatti tante risate, siamo stati a giro per la mia città, con la scusa di rilassarci e poi siamo finiti a passare qualche serata in compagnia di qualche donnina allegra (si chiamavano così a quei tempi); però, mano a mano che si avvicinava la data dell’inizio degli esami, il panico la faceva da padrone e ci immaginavamo la nostra figura “barbina” – come si dice dalle mie parti – e i conseguenti voti che avrebbero indotto gli insegnanti a bocciarci; e i genitori a completare l’opera con busse e punizioni vari, questo perché ai miei tempi i professori avevano sempre ragioni, non come adesso che è il contrario.
Io ero carente in inglese mentre andavo “bene e in alcuni casi benissimo” nelle altre materie: quindi il problema era trovare il sistema di ovviare alla mia carenza e l’unico modo era quello di farsi passare il compito; s’imponeva quindi un sopraluogo all’aula predestinata per trovare il posto migliore per ricevere l’elaborato, mentre io mi ero impegnato a far circolare gli altri.
E le ragazzine? Ricordo che all’epoca avevo una piccola storia – qualche bacio e qualche rapido toccamento – con una bella fanciulla bionda, e durante l’anno lei era la luce dei miei occhi, la guardavo sempre, ci scambiavamo ammiccamenti e via di questo passo; in occasione degli esami scritti invece, nemmeno uno sguardo, ognuno per se, ognuno pensava ai propri problemi e la relazione sarebbe ricominciata solo all’uscita dall’aula.
Sono stato promosso con la media dell’otto – la commissione era severa, mi meritavo di più – ed ho avuto i complimenti dei miei insegnanti e della mia famiglia; subito dopo la letture dei risultati, partenza per una breve permanenza a Rimini – dove ricordo di avere fatto strage di cuori – ed al ritorno subito a cercare lavoro e ad iscrivermi all’Università; e, sembra ieri, eccoci qua adesso, dopo cinquant’anni; sembra passato solo il battito di un ciglio ed invece è passata un’esistenza.
Ai giovani impegnati nell’esame dico una cosa sola: assaporate questo momento perché non tornerà e tra qualche anno avrete un forte rimpianto; a me stesso dico che mi impegnerò ogni anno a scrivere qualcosa sulla maturità ed agli amici che mi leggono, spero di avere suscitato dei ricordi sopiti e, in concreto, di averli resi felici.