giovedì, giugno 18, 2009
LE ELEZIONI IN IRAN
Continuano in Iran le manifestazioni dei sostenitori del candidato Mousavi, sconfitto sonoramente dal rieletto Presidente Ahmadinejad; il motivo del contendere risiede in una colossale truffa che sarebbe stata perpetrata ai seggi elettorali per favorire il candidato degli Ajatollah a danno di quello definito “moderato”; la vittoria del Presidente si è concretizzata con una massa di voti pari al 62,64%, mentre l’avversario si è fermato al 34,7%, quindi il sistema per imbrogliare deve essere stato di grande finezza, perché avrebbe dovuto spostare una massa di voti molto importante.
Il trucco infatti – semplice ma geniale – consisterebbe nell’attribuzione dei numeri di lista ai due candidati: Mousavi ha avuto il numero “4” e Ahmadinejad il “44”; facile - in sede di scrutinio - aggiungere ai vari “4” un altro “4” a fianco in modo che venisse fuori un “44”, appunto il numero del Presidente che avrebbe così battuto l’avversario.
Così viene raccontata e così ve la riporto; c’è da aggiungere che oltre il 60% dei rappresentanti di lista di Mousavi non sono stati fatti entrare nei seggi con scuse le più disparate e quindi il giochetto che ho sopra illustrato è stato facile farlo.
Ma al di là dei brogli elettorali, possibili ma di difficile individuazione, cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando, cioè che cosa rappresentano i due candidati alla Presidenza dell’Iran; sono stati definiti l’uno (Mousavi) “moderato”, ma non si capisce cosa voglia dire e l’altro (Ahmadinejad) “conservatore”, che starebbe a significare il continuatore dell’opera dell’Ajatollah Komeini e dei pasdaran, l’esercito del popolo.
Cercando meglio, si viene a scoprire che Ahmadinejad rappresenta gli interesse ed i valori dei due terzi della popolazione iraniana, quella più povera, disagiata, anche se non necessariamente la più incolta, mentre Mousavi è sostenuto dalla ricca borghesia iraniana che gravita attorno al petrolio e che strizza l’occhio all’occidente.
Quindi – ed ecco il motivo di tanta agitazione – si tratta di “interessi” contrapposti che si vanno scontrando e la sconfitta di Mousavi è vista male dall’intero occidente che aveva puntato le proprie carte proprio sul candidato “moderato”.
Ahmadinejad ha dichiarato, a proposito di queste manifestazioni, che esse sono state amplificate dai media occidentali, in quanto “per gli occidentali, le elezioni sono valide quando vincono gli amici, sono nulle quando le vincono i loro avversari”.
E in questo non possiamo dargli torto, perché un caso simile avvenne nel 1991 in Algeria, quando le prime elezioni libere dopo trent’anni di una dittatura sanguinaria, furono vinte dal Fis (Fronte Islamico di Salvezza) con il 78% dei suffragi, ma furono subito annullate per le pressioni dell’occidente, dando così origine alla sanguinosa guerra civile algerina che vede da una parte l’Islam e dall’altra le forze cosiddette “democratiche”.
Ma torniamo all’Iran: noi lo consideriamo un residuo del Medioevo, con quegli omoni dalle lunghe barbe, infagottati in lunghe tonache nere, ma Ahmadinejad non veste così e non porta la barba; il Paese ha alcune conquiste che non tutto l’occidente possiede, tipo la possibilità di abortire fino al 45° giorno, inoltre esiste il divorzio e l’intervento chirurgico per il cambiamento di sesso è pagato dalla mutua; inoltre, la prostituzione è legale e il numero dei laureati è superiore al nostro; e per concludere, le donne votano e – benché portino il velo, vero cruccio dell’occidente – hanno libero accesso a tutti i mestieri. Il problema base per quel Paese mi sembra la grande quantità di esecuzioni capitali (secondi solo alla Cina), dovute al carattere “teocratico” della legge, ma questo nessuno dei due candidati lo aveva nel proprio programma!!
Il trucco infatti – semplice ma geniale – consisterebbe nell’attribuzione dei numeri di lista ai due candidati: Mousavi ha avuto il numero “4” e Ahmadinejad il “44”; facile - in sede di scrutinio - aggiungere ai vari “4” un altro “4” a fianco in modo che venisse fuori un “44”, appunto il numero del Presidente che avrebbe così battuto l’avversario.
Così viene raccontata e così ve la riporto; c’è da aggiungere che oltre il 60% dei rappresentanti di lista di Mousavi non sono stati fatti entrare nei seggi con scuse le più disparate e quindi il giochetto che ho sopra illustrato è stato facile farlo.
Ma al di là dei brogli elettorali, possibili ma di difficile individuazione, cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando, cioè che cosa rappresentano i due candidati alla Presidenza dell’Iran; sono stati definiti l’uno (Mousavi) “moderato”, ma non si capisce cosa voglia dire e l’altro (Ahmadinejad) “conservatore”, che starebbe a significare il continuatore dell’opera dell’Ajatollah Komeini e dei pasdaran, l’esercito del popolo.
Cercando meglio, si viene a scoprire che Ahmadinejad rappresenta gli interesse ed i valori dei due terzi della popolazione iraniana, quella più povera, disagiata, anche se non necessariamente la più incolta, mentre Mousavi è sostenuto dalla ricca borghesia iraniana che gravita attorno al petrolio e che strizza l’occhio all’occidente.
Quindi – ed ecco il motivo di tanta agitazione – si tratta di “interessi” contrapposti che si vanno scontrando e la sconfitta di Mousavi è vista male dall’intero occidente che aveva puntato le proprie carte proprio sul candidato “moderato”.
Ahmadinejad ha dichiarato, a proposito di queste manifestazioni, che esse sono state amplificate dai media occidentali, in quanto “per gli occidentali, le elezioni sono valide quando vincono gli amici, sono nulle quando le vincono i loro avversari”.
E in questo non possiamo dargli torto, perché un caso simile avvenne nel 1991 in Algeria, quando le prime elezioni libere dopo trent’anni di una dittatura sanguinaria, furono vinte dal Fis (Fronte Islamico di Salvezza) con il 78% dei suffragi, ma furono subito annullate per le pressioni dell’occidente, dando così origine alla sanguinosa guerra civile algerina che vede da una parte l’Islam e dall’altra le forze cosiddette “democratiche”.
Ma torniamo all’Iran: noi lo consideriamo un residuo del Medioevo, con quegli omoni dalle lunghe barbe, infagottati in lunghe tonache nere, ma Ahmadinejad non veste così e non porta la barba; il Paese ha alcune conquiste che non tutto l’occidente possiede, tipo la possibilità di abortire fino al 45° giorno, inoltre esiste il divorzio e l’intervento chirurgico per il cambiamento di sesso è pagato dalla mutua; inoltre, la prostituzione è legale e il numero dei laureati è superiore al nostro; e per concludere, le donne votano e – benché portino il velo, vero cruccio dell’occidente – hanno libero accesso a tutti i mestieri. Il problema base per quel Paese mi sembra la grande quantità di esecuzioni capitali (secondi solo alla Cina), dovute al carattere “teocratico” della legge, ma questo nessuno dei due candidati lo aveva nel proprio programma!!