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giovedì, giugno 25, 2009

LA CRISI E LE BANCHE 

Imputare alle banche una gran parte dei motivi della crisi che attanaglia il mondo intero, è come dire che “l’acqua serve a dissetare la gente” o altre banalità del genere; eppure, nonostante tutte le considerazioni che vengono fatte, nessun provvedimento concreto è stato preso in nessuna parte del mondo, stante – a mio avviso – il fatto che le aziende di credito si trincerano dietro la presenza dei clienti che, al minimo sussulto finanziario, potrebbero perdere tutti i loro capitali.
L’ultima notizia che leggo a proposito delle banche ha dello scandaloso, ma nessuno muove un dito: il 78% dei prestiti bancari va al 10% degli “affidati” e cioè alle “grandi imprese” che però sono i clienti meno affidabili, visto che producono la percentuale di “sofferenze” più elevata; da questi dati si trae la conclusione che al restante 90% dei clienti (piccole e medie imprese, lavoratori autonomi e famiglie) vanno solo le briciole degli impieghi degli istituti di credito e cioè il 22%.
Però le banche sono anche quelle che quando c’è da mettere lo zampino in qualche situazione pericolosa non si tirano certo indietro, tanto “lo zampino” che si brucia non è il loro ma quello della clientela.
Sentite questa: quasi tutti i paesi dell’est europeo sono in grave difficoltà e tra questi, in particolare, ci sono la Lettonia, che è a rischio bancarotta insieme alle altre nazioni baltiche (Estonia e Lituania), nonché la Bulgaria e la Romania.
Ebbene, queste situazioni di gravissima fibrillazione finanziaria, stanno per causare una sorta di “effetto domino”, nel senso che il crollo di questi paesi può trascinarsi appresso quello di altri che, improvvidamente, hanno concesso fido.
Vediamo il meccanismo: al momento i paesi maggiormente a rischio contagio finanziario sono la Svezia e l’Austria; per quanto riguarda il primo, il problema nasce dal fatto che le banche svedesi controllano – da sole – il 50% del mercato del credito lettone, mentre le banche viennesi hanno prestato cifre pari al 70% del Pil austriaco.
Ma non basta: anche altre banche europee e tra esse anche qualcuna italiana, hanno una fortissima esposizione finanziaria calcolata attorno a 1,3 trilioni di euro (con i numeri non riuscirei neppure a scriverlo).
Ovviamente, agganciato al problema della Svezia ci sarà quello delle nazioni legate al paese scandinavo – presumibilmente Danimarca, Norvegia e Finlandia in testa a tutte – mentre per l’Austria si teme per la Germania ed anche per l’Italia, entrambi paesi legati da stretti vincoli finanziari.
Il paese cui abbiamo fatto riferimento principale – la Lettonia – oltre ad avere dati macroeconomici disastrosi, ha una moneta, il “lat”, che dovrebbe essere svalutata almeno del 30% ed ha una situazione debitoria raccapricciante: ha ricevuto nel dicembre scorso un prestito di 7.5 miliardi di euro dall’U.E, e dal Fondo Monetario e, dopo aver pagato la prima rata (si fa sempre così) non ne ha rimborsate più e sembra intenzionata a cessare i pagamenti; anzi, corre voce che l’importo corrisposto appena sei mesi fa non sia sufficiente e quindi si debba provvedere a negoziarne uno nuovo.
Per quanto riguarda le banche, è stato rilevato che quelle svedesi avranno una perdita attorno al 6% del Pil svedese, mentre quelle austriache sono sull’11% del Pil austriaco; e l’effetto contagio ci mostra che anche altri paesi sono rimasti coinvolti: il Belgio con il 3,6% del Pil, l’Olanda il 2,3% e quelle italiane con l’1,5%.
Come si diceva tempo addietro, se le banche si limitassero a fare il proprio mestiere senza invadere la macrofinanza, queste cose non accadrebbero!!

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