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mercoledì, giugno 24, 2009

DOPO I BALLOTTAGGI 

Da ieri siamo in possesso dei risultati completi delle elezioni amministrative, dopo i ballottaggi di domenica e lunedì, e quindi siamo in grado di trarre alcune riflessioni e fare qualche commento in proposito.
Il primo rilievo è quello sull’affluenza ai seggi e questo ci mostra un dato di poco più del 61%, quasi 15 punti in meno di quello del primo turno; secondo gli esperti del settore, questa astensione avrebbe punito il Pdl molto più del PD, ma sono considerazioni aleatorie, basate su convinzioni che potrebbero essere errate
I dati, invece, che non ammettono tante discussioni sono quelli riguardanti le acquisizioni delle amministrazioni locali: il Pdl ha “strappato” 9 comuni capoluogo e 23 province prima governati dal PD che non ne ha strappate nemmeno una.
Alcune situazioni eclatanti sono state quelle della Provincia di Venezia, storica roccaforte della sinistra passata al centro destra e quella della Provincia di Milano, strappata al PD per una manciata di voti dal Pdl; il PD riesce a confermarsi nelle storiche roccaforti di Bologna e Firenze, ma ne perde una altrettanto storica, Prato, passata dalla parte opposta.
Se facciamo un conto in soldoni – e i politici del centro destra lo hanno fatto e sbandierato – il Pdl, insieme alla Lega, amministrava prima di questa tornata elettorale 5milioni di elettori, mentre adesso ne amministra 21milioni: siamo in presenza di una quadruplicazione, cifra abbastanza importante.
Per cui risulta inconcepibile la battuta di Franceschini – segretario del PD – che ha così commentato: “comincia il declino della destra; c’è stato un risultato positivo e meglio delle aspettative”; facile e scontata la risposta di Berlusconi “mi piace perdere cosi!”.
Franceschini, forse, avrebbe fatto meglio ad andarsi a vedere i buoni risultati ottenuti dal compagno D’Alema nella “sua” Puglia, per merito del laboratorio politico messo in piedi che prevede una sorta di alleanza strategica con l’UDC e legami stretti di volta in colta con formazioni dell’estrema sinistra (non si dimentichi che il Presidente della Regione è Vendola, storico rappresentante delle estreme).
Questa soluzione è però invisa a Tonino Di Pietro che si è affrettato a scagliare l’anatema contro Casini dicendo “o lui o io”; e quindi siamo da capo, anche perché il peso elettorale delle due forze politiche e praticamente uguale e quindi se ne perdi una e ne acquisisci un’altra uguale non c’è un gran guadagno..
Una delle storiche roccaforti perdute dal centro sinistra è stata Sassuolo – detta “Piastrella city” – dove il sindaco , un “margheritino” di professione politico, è stato sconfitto da un avvocato che arriva adesso alla politica ed è stato sostenuto dal Pdl e dalla Lega; da notare che la cittadina emiliana conta 42mila abitanti, ha il 12% di stranieri “irregolari” e altri 5mila clandestini e sta vivendo pesantemente questo periodo di crisi: su 28 mila lavoratori, oltre 8 mila (quasi il 30%) sono in cassa integrazione o hanno contratti di solidarietà e quindi si conferma che la gente che affronta questa situazione critica si fida più del centro destra che del centro sinistra: sembra un paradosso ma è così.
Un ultimo commento: a proposito dell’andamento elettorale: il Direttore dell’Istituto Cattaneo, sostiene che questa continua diminuzione dei votanti ha avuto inizio con il periodo di Tangentopoli ed è continuata con la pubblicazione delle prebende davvero da “casta” della classe politica; le continue modifiche alla legge elettorale hanno fatto il resto, ma i partiti – sempre più autoreferenziali - .sembrano non accorgersene.

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