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martedì, giugno 23, 2009

(DIS)INFORMAZIONE 

Ricorderete che in Unione Sovietica, la disinformazione era di rigore in quanto la stampa era rigidamente controllata dal partito e su questo campo ebbe inizio la battaglia di Gorbaciov che tirò fuori la parola “glasnost” che significa appunto “trasparenza”; inforcando questo cavallo diede inizio alla sua battaglia per ottenere una sempre maggiore libertà in Russia: si potrebbe dire che adesso i giornali sono tutti nelle mani dei multimiliardari russi (alcuni mafiosi pure) e possono dire solo le cose che piacciono ai loro padroni, ma lasciamo perdere!!
Ma quando parlo di (dis)informazione, mi riferisco solo marginalmente alla vicenda dell’allora URSS e provo a trovare qualche esempio nella nostra “liberissima stampa quotidiana”: faccio bene a chiamarla liberissima??
A questo proposito mi è caduto l’occhio su una notizia che “tutti” i giornali presentano con titoli molto simili ma soprattutto con impaginazione e uso delle tabelle identico: l’Italia ha il record europeo delle tasse che gravano gli stipendi; la notizia è “strillata” in pagina economica ma ha anche richiami in quella politica ed è suffragata da una accattivante tabella che mostra una statistica nella quale si evidenziano, con strisce più o meno lunghe, le varie nazioni europee in successione decrescente, da quella che ha la tassazione più alta a quella che ce l’ha più bassa.
Così si parte dall’Italia (44,0%) e si scende fino all’Irlanda che presenta un 25,7%; all’interno di questi due valori si trovano tutte le altre nazioni.
Primo problema: di chi è la fonte di questa tabella? Si legge essere l’Eurostat, cioè l’ente europeo che si occupa delle rilevazioni statistiche, struttura degna di fede e direi totalmente affidabile.
Secondo problema: qual è il periodo di riferimento preso per comporre questa tabella? Si legge che i valori sono riferiti al 2007, cioè due anni fa; ora, tutti voi sapete che in politica, ma anche in economia, due anni sono come due secoli e presentare dati e cifre riferitii a due anni addietro non ha molto valore, ma tant’è! Per noi italiani in particolare, significano veramente poco, in quanto tali valori non sono imputabili direttamente al governo attuale (entrato in carica nel giugno 2008) ma a quello precedente cioè all’accoppiata Prodi-Visco.
Ma questo aspetto della notizia chi lo nota? Solo chi legge i giornali quasi “per mestiere” come faccio io e altri, ma la stragrande maggioranza si limita a leggere i titoli degli articoli e, in questo caso in cui la tabella è particolarmente fatta bene, a scorrerne i dati più significativi; che il valore si riferisca a due anni addietro, è accennato solo di sfuggita nel corpo dell’articolo e sopra alla tabella dei valori, quindi non è facile a trovarsi, direi che viene notato da una percentuale assai bassa di lettori.
Ma c’è di più; il sotto-titolo dell’articolo è: “ Eurostat: il fisco italiano pesa per il 44%” il che, in forma inconscìa, comunica che “adesso” il fisco italiano pesa per il 44%; ovviamente io non so quanto “adesso” sia il peso del fisco italiano sul lavoratore, ma la tabella che mi fornisce i dati di riferisce a due anni fa; il giornalista – se avesse voluto essere completo – avrebbe dovuto fare una sua ricerca (più faticosa che discettare su una tabellina fornita) e dire che “adesso” il fisco italiano pesa allo stesso modo del 2007 oppure fornire i dati aggiornati.
Perché non l’ha fatto, o meglio: perché nessuno di quelli che ho letto lo hanno fatto? Non è facile dare una risposta, ma penso che ci sia un concorso di motivazioni, la prima della quale è la “faciloneria” (male tipico dei giornalisti) e la seconda è che ……

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