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lunedì, maggio 04, 2009

NON SONO PIU' SOLO 

Ricorderete che varie volte me la sono presa con le “regioni a Statuto Speciale”, quelle istituzioni nate nell’immediato dopoguerra ed alle quali era stato fornito uno status particolare (e soldi in abbondanza) per svariati motivi, il principale dei quali si chiama “ricatto”: questi signori infatti – tutti ai confini dell’Italia – minacciavano di andare con la Nazione vicina che, a loro dire, avrebbe fatto salti mortali dalla gioia per acquisirla.
Così, la Val d’Aosta parlava a proposito della Francia e il Trentino e l’Alto Adige dell’Austria, mentre la Sicilia pensava forse alla “mafia” (o alla Libia) come sovrastruttura alla quale aderire in caso di abbandono da parte dell’Italia.
Adesso, a darmi ragione, è un altro signore – ben più importante e titolato di me – e cioè il Ministro Brunetta che afferma, senza tanti giri di parole, che “è l’ora di dire basta ai privilegi delle Regioni a statuto speciale”.
La presa di posizione del ministro parte in risposta ad una affermazione del sindaco valdostano che – ponendo la sua regione in contrapposizione con le altre - critica “il taglio di organici nel resto del territorio nazionale in applicazione alle leggi Gelmini e Brunetta”; come dire: io posso fare a modo mio!!
A margine di un convegno, il nostro ministro – già noto nelle vesti di sanificatore degli assenteisti – afferma che “tutte le regioni italiane saranno speciali, cioè non ci saranno più privilegi”; e questa novità, a detta del ministro, avverrà con la completa realizzazione del federalismo e del federalismo fiscale in particolare, per effetto del quale tutte le regioni non potranno più avvalersi dei trasferimenti privilegiati da parte dello Stato centrale, ma dovranno operare sull’efficienza, la qualità, la trasparenza e la produttività; e saranno tutte più eque; e che nessuno strilli alla lesa autonomia, in quanto si tratta di ridistribuire meglio le risorse della collettività”.
L’assessore della Regione Valle d’Aosta, anziché spiegare agli altri italiani il motivo per cui i suoi correligionari “debbono” ricevere dallo Stato maggiori risorse degli altri, si arrampica sui soliti specchi: “attacchi inauditi contro l’autonomia della Valle d’Aosta”.
Poi, quando non si hanno altri argomenti “materiali”, si ricorre alla solita Costituzione che – come un grande lenzuolo – copre tutto e tutti: “Ho l’impressione che il ministro non conosca la Costituzione”, tuona il Governatore dell’Alto Adige, non rendendosi conto che questo delle Regioni a statuto speciale è un altro dei problemi per i quali la nostra carta costituzionale risulta “datata”, cioè valida per i principi di ordine generale, ma quando si entra nei particolari si scopre che le norme sono state varate sulla spinta del momento e che adesso risultano quanto meno assurde, se non peggio.
Insomma, come si fa a spiegare ad un comune impiegato che il dipendente di una regione a statuto speciale guadagna non qualcosa di più di lui, ma tre volte la sua busta paga; e per questa differenza non c’è un briciolo di spiegazione, cosicché non si può parlare altro che di “privilegi”, proprio quello che i beneficiati non vogliono sentire parlare, attaccandosi alla “lesa autonomia”.
Però, il Governo che varerà questa disposizione egualitaria, sa benissimo che perderà un sacco di voti in queste “sacche di privilegi” e quindi ci va con i piedi di piombo prima di procedere; forse, se la norma è ricompressa nelle disposizioni sul federalismo, la cosa può cambiare aspetto, ma i rischi ci sono sempre e i nostri politici non amano i rischi, ma preferiscono la poltrona assicurata fino a quando gli rimane un refolo di fiato.
Riusciremo a fare questa normativa che elimini questi privilegi per i quali andiamo “famosi” in Europa? Forse, ma non c’è da esserne certi; finché non vedo non credo!!

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