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martedì, maggio 12, 2009

L'EXPO 

In Italia si è gridato al successo per l’assegnazione a Milano della prossima Esposizione Universale del 2015; vediamo un po’ cosa ci sta dietro.
Anzitutto è bene precisare che nessuno può dire in che stato sarà il Mondo a quella data e neppure fare previsioni sull’andamento dell’economia.
Peraltro, dobbiamo ricordare che tali manifestazioni nascono in lontanissimi periodi storici nei quali l’andamento del mondo era ben diverso da quello attuale: la prima è stata quella di Londra del 1851 e la seconda quella di Parigi del 1900; erano anni – o meglio: secoli – nei quali tali manifestazioni servivano a presentare, agli “altri”, ogni Stato con i propri prodotti e le sue ultime invenzioni; adesso, in piena era di globalizzazione – chissà come saremo nel 2015 ma facciamo finta che tutto continui come ora – tutti sanno tutto di tutti e non ci sarebbe nessuna ragione – almeno in apparenza – per concentrare in un solo luogo un’esposizione di tale fatta, specie se facciamo mente locale alla situazione del 2015 in cui ovviamente la grande fiducia nell’economia sarà come minimo appannata. E allora quale sarà il motivo per cui tale manifestazione continua ad interessare tanti Stati del Mondo? Per rispondere non dobbiamo dimenticarci che – nonostante tutti gli scossoni avuti dalla crisi ancora in atto – la globalizzazione la fa ancora da padrona come sistema di vita dell’umanità.
Nessuno, o pochissimi, mettono in discussione il modello di sviluppo che stiamo tutti adottando e che si basa su uno sviluppo continuo e su crescite esponenziali (che esistono solo in matematica e non nella vita reale) delle nostre produzioni.
È ovvio quindi che una expo – sia in fase di preparazione che di attuazione – diventa una bellissima ed efficacissima droga per cercare di rianimare il cavallo ormai sfinito (leggi: economia mondiale) e farlo percorrere ancora un po’ di strada.
Perché signori, se il nostro establishment non c’è l’ha fatto vedere, nascondendola sotto lustrini e paillets, la situazione del settore occupazionale è già scivolata nel drammatico ed a farne le spese sono gli over 50, coloro cioè che sono di difficilissima ricollocazione. Ma su questo problema non si sente un alitare della politica – sia della maggioranza che della minoranza – occupati come sono a parlare di grosse cazzate o di strategie per raggiungere delle posizioni sempre più importanti.
Come ho già avuto modo di dire in altri miei recenti post, con un governo sostanzialmente acquiescente a Confindustria e con i sindacati impegnati a farsi la guerra, è facile per gli imprenditori dotati di nessuna etica, disporre delle loro maestranze come fossero delle figurine, senza minimamente entrare nelle problematiche sociali che ognuno di loro si porta addosso.
Ma purtroppo sono costretto ad aggiungere una cosa: non si creda che un cambio di maggioranza possa scalfire questa situazione; come ho già detto – anche questo, varie volte – il problema si risolve solo (purtroppo, ripetuto varie volte) con “la forza” e questa è l’occasione che si presenta al popolo per dire la sua senza timori verso niente e nessuno, ma armato solo della proprie convinzioni di giustizia sociale.
Se in questa diatriba qualcuno si dovesse far male, non date la colpa alla gente, perché ognuno deve essere arbitro del proprio destino e quindi agire secondo quello che gli sembra essere la giusta via per raggiungere l’obiettivo, che poi sarebbe quello sbandierato (a parole) da quasi tutte le forze politiche che ne parlano (a bocca piena, dopo aver trangugiato lauti pasti) come se fossero cose che riguardano un altro Paese, mentre sono cose che attanagliano la loro gente! Poveri loro!!

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