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giovedì, maggio 28, 2009

LA STRANA VICENDA OPEL 

Se ricordate – almeno quelli che mi seguono con maggiore fedeltà – abbiamo già messo in evidenza la stranezza della vicenda OPEL-FIAT, con la prima che si atteggia a giovane principessa “dalle belle ciglia che tutti vogliono e nessuno piglia”.
Tutto nasce dalla crisi del settore auto – in particolare quello statunitense – e verte sulla precaria condizione della OPEL che – non scordiamocelo – è di proprietà General Motors, la quale non ha soldi per intervenire nel salvataggio.
Al capezzale della moribonda OPEL ci stanno gli italiani, gli austro-canadesi della Magna (con alle spalle la Gazprom di Putin) e gli americani della Ripplewood; l’ unico che faccia un mestiere similare all’azienda tedesca è l’Italiana FIAT, in quanto la cordata austriaca non è specificamente costruttrice di automobili, mentre il concorrente americano è addirittura “un fondo pensioni”, cioè una struttura che ha liquidità ma che deve fare utili e che non sa proprio niente di automobili.
Se ci pensate bene, la stranezza della vicenda è soprattutto quella che fa discendere la decisione da una delibera del governo tedesco, colui cioè che amministra la struttura in discussione, ma che non ne è proprietario.
C’è inoltre da considerare che in Germania il governo è formato dalla cosiddetta “grosse Koalition”, cioè socialdemocratici e cristiano sociali insieme; ebbene, questa bipartizione del potere statale si riflette anche sulle scelte e infatti la componente socialista capitanata dall’ex cancelliere è favorevole alla cordata Magna, dato che di essa fa parte l’amico e attuale datore di lavoro di Schroeder, quel Putin che oltre alla politica adesso si occupa stabilmente anche di finanza e manovra centinaia di miliardi di euro (ne è riprova l’accordo con Berlusconi per la costruzione del nuovo gasdotto).
La componente governativa capitanata dalla Merkel sembra invece favorevole alla FIAT, ma deve cercare di mantenere un equilibrio in quanto deve governare il paese insieme ai socialdemocratici; insomma, tra una dichiarazione di un governatore di land e un’altra di un responsabile aziendale OPEL, siamo ancora lontani dall’aver capito lo stato attuale della vicenda; molto calzanti le parole del capo del sindacato OPEL, Klaus Franz, che ha detto: “Stiamo giocando al lotto sulla pelle degli operai”.
Le due componenti governative stanno giocando un gioco sporco e pericoloso, diramando dichiarazioni di esponenti delle varie cordate sul numero degli esuberi riscontrati e sulle Filiali Opel da chiudere, il tutto per fare ricadere sugli altri la colpa di una decisione che ha un solo aspetto: la politica, quella più sporca e retriva, fatta di interessi personali e di acquisizione di potere; in barba alle necessità degli operai!
Dagli Stati Uniti il vero proprietario della OPEL tace, forse perché la General Motors non ha il becco di un quattrino per ripianare i debiti della controllata tedesca e quindi aspetta che lo facciano altri; analogamente si sta comportando il governo USA che, spolpato dalla trattativa Chrysler, lascia tutti i problemi al solo stato tedesco, purché non gli si chieda neppure un cent.
Ed un altro aspetto poco edificante è quello del modo scorretto con cui si mettono l’uno contro l’altro i lavoratori tedeschi e quelli italiani: gli uni dicono che non si deve chiudere nessuna fabbrica in Germania ma caso mai chiuderne qualcuna in Italia; i “nostri” dal canto loro ribaltano il discorso invocando il “nessuna chiusura da noi”.
La situazione attuale sembra “di stallo” e “di riflessione”: il governo tedesco ha chiesto alle tre cordate di rivedere al rialzo le tre offerte e solo dopo si potrà parlare di assegnazione a una o all’altra; staremo a vedere, ma non ci vedo niente di buono.

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