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sabato, maggio 30, 2009

LA RELAZIONE DI BANKITALIA 

Un altro dei riti dell’Italia economico-finanziaria si è tenuto ieri a Roma con la relazione annuale del Governatore della Banca d’Italia; con una platea ricolma di personalità della politica e della finanza, Mario Draghi ha snocciolato tutta una serie di cifre ed ha sostanzialmente detto alcune schematiche realtà: la ripresa avverrà non prima del 2010 e fino ad allora dovremo tirare la cinghia.
Il secondo aspetto della relazione che riveste grande interesse è la richiesta al Governo di porre mano “alle riforme”; finora quando si citava questo nome (riforme) mi sembrava un facile modo per sottrarsi a più importanti responsabilità, specie perché la genericità del nome non fornisce materia per trarre giudizi.
Questa volta, invece, si è capito un po’ di più e quindi le cose vanno un po’ meglio; Draghi chiede al Governo una riforma delle pensioni che preveda un aumento dell’età pensionabile ma chiede anche di ridurre la spesa pubblica e parimenti di riprendere gli investimenti pubblici; e fin qui è chiaro, ma sono tutte cose a medio termine.
Ma il Governatore chiede anche un’altra cosa, forse la più interessante e la più “spendibile a breve”: completare gli ammortizzatori sociali e concedere un credito d’imposta sui salari bassi: nel primo aspetto si parla chiaramente della famigerata Cassa Integrazione Guadagni e si svela (a chi non lo sapeva, come me) che solo un terzo dei dipendenti privati è coperto da tale ammortizzatore sociale e che questi garantisce meno della metà della retribuzione media dell’industria.
Non so a chi si rivolgesse Draghi nel chiedere questa sistemazione del wellfare, ma penso che oltre al Governo chiami in causa anche le aziende che – per poter usufruire di tale strumento – pagano delle cifre (non conosco l’entità) e quindi debbono sborsare dei quattrini; è un po’ come le nostre assicurazioni: quando scade il premio ci viene la voglia di non rinnovarle, ma poi quando si verifica l’evento siamo ben lieti di averla.
Una scudisciata c’è stata anche per le Banche, che a parole sbandierano la propria disponibilità a sostenere le aziende ma che nella realtà si ritrovano solo a fare azioni di carattere finanziario e non il proprio mestiere di banchieri, cioè di coloro che acquistano denaro dai risparmiatori e lo rivendono a coloro che intendono investire; la differenza tra il costo ed il ricavo – il cosiddetto spreed – è l’utile delle banche.
Ma le banche sono sempre più invogliate a fare partecipazioni finanziarie ed a sottoscrivere i mega aumenti di capitale dei colossi italiani, sottovalutando il rischio che questi colossi, quando cadono, fanno molto più rumore e macerie degli altri; ma tanto c’è lo Stato a cui rivolgersi, perché sono “too big to fail”, cioè troppo grossi per fallire.
Sempre a proposito delle Banche, Draghi ha segnalato che queste hanno negato il credito all’8% delle imprese richiedenti e che il 10% delle aziende ha ricevuto richieste di rimborsi anticipati. E, per concludere, usa un termine molto interessante “lungimiranza” che è il punto in cui la professionalità delle Aziende di Credito incontra l’etica che “deve avere” ogni banchiere; con questo si può sperare di risolvere, almeno in parte, la situazione, altrimenti c’è il caos, sia finanziario sia soprattutto sociale.
Ovviamente nei dati che sono usciti dalla relazione, si riscontrano dei numeri e delle percentuali; vorrei ora sapere a chi sta appiccicare a fianco di ciascun dato l’immagine della gente che sta patendo i rigori di questa crisi; certo che tutti quelli presenti in sala non conoscono nessuno che versi in tali situazioni e le loro considerazioni avvengono soltanto per “interpretazione della macro-economia”; ma ricordiamoci che quella gente, oltre che il volto, ha anche mani e piedi: ed è di queste “armi” che dovreste temere!!

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