domenica, maggio 10, 2009
I RESPINGIMENTI
La parola che attualmente va di moda nei salotti della politica è “respingimenti”, termine che sta ad indicare la prassi instaurata da breve con la Libia di rimandare indietro i clandestini che arrivano nelle nostre coste a mezzo di navi della Guardia Costiera; in sostanza, i migranti non autorizzati passano direttamente dal barcone alla nave italiana che parte subito per la Libia, dove sbarcano in un porto locale..
Noi che siamo amanti del bello scrivere, andiamo a vedere cosa significa “respingimento” e, consultando il Devoto-Oli, scopriamo che esso è un “energico allontanamento”. L’immagine che mi viene in mente è quella di chi viene importunato da qualcuno e quindi lo respinge, eventualmente con energia se l’interessato non capisce: chiaro il concetto??
Prima di affrontare il problema, vediamone la genesi e scopriamo così che i popoli progrediti hanno sempre esercitato una sorta di prevaricazione nei confronti di coloro che venivano definiti “popoli della natura”; in un primo tempo direttamente con il colonialismo e successivamente – quando tale operazione era diventata anacronistica – con una specie di protettorato economico che si traduceva in una “vera e propria spoliazione delle risorse di quel paese”. Ed è così che gli ex colonizzati, dopo avere spezzato le loro catene, si sono ritrovati alla mercé di oscuri personaggi senza nessuna conoscenza di governo e, soprattutto, senza un briciolo di onestà. la logica della storia ha voluto che questi “ex” andassero a cercare cibo e un po’ di libertà, proprio da coloro che potremmo definire “ex colonizzatori”, chiedendo di provvedere ai loro bisogni con una minima parte di quello che hanno “rubato” nei paesi colonizzati.
Naturalmente i colonizzatori hanno già speso i proventi dei loro furti e non sano in grado di provvedere a queste richieste emergenziali; alcuni esempi in materia sono gli Stati Uniti che hanno eretto muri a profusione per difendersi dall’arrivo dei sudamericani e analogamente – forse anche peggio – hanno fatto i francesi e gli spagnoli, tutti paesi che nel colonialismo hanno avuto molti “demeriti”.
L’Italia, adagiata sul mediterraneo come una immensa portaerei, è un logico approdo di tanti disgraziati in fuga dai loro paesi e quindi reagisce con queste misure che fanno inorridire tante anime belle non gravate da questi problemi: è il caso di tanti personaggi dell’O.N.U. che impugnano nobili principi per indurre l’Italia (come mai non dicono niente a Francia e Spagna?) a vergognarsi della decisione di riportare i migranti clandestini nei porti di partenza oppure – in alternativa – detenerli in luoghi vigilati per tutto il tempo occorrente alla identificazione ed al rimpatrio.
Sembra ormai chiarito che il sistema delle “porte aperte per tutti” è diventato non solo insostenibile economicamente ma anche portatore di disordini e di sconquassi sociali nella stessa popolazione dello stato accogliente.
Che fare? Un’idea ce l’avrei e potrebbe essere quella di impegnare l’ONU a dismettere la politica delle reprimende nazionali per affrontare con mezzi – forniti da tutti – e uomini – soprattutto onesti - il dissesto globale nel quale le nazioni del terzo mondo fanno la fine del vaso di coccio in mezzo a quelli di acciaio; e affronti – se del caso – il fardello del potere reale sui territori che non hanno un “vero” governo, anche se questo è formalmente rappresentato all’Assemblea delle Nazioni Unite.
Lo slogan informatore dovrebbe essere che questi disgraziati che scappano da casa loro lo fanno perché è diventato impossibile viverci, quindi cerchiamo di ovviare a questa situazione e vedrete che non scapperanno più; è uno dei miei tanti sogni?
Noi che siamo amanti del bello scrivere, andiamo a vedere cosa significa “respingimento” e, consultando il Devoto-Oli, scopriamo che esso è un “energico allontanamento”. L’immagine che mi viene in mente è quella di chi viene importunato da qualcuno e quindi lo respinge, eventualmente con energia se l’interessato non capisce: chiaro il concetto??
Prima di affrontare il problema, vediamone la genesi e scopriamo così che i popoli progrediti hanno sempre esercitato una sorta di prevaricazione nei confronti di coloro che venivano definiti “popoli della natura”; in un primo tempo direttamente con il colonialismo e successivamente – quando tale operazione era diventata anacronistica – con una specie di protettorato economico che si traduceva in una “vera e propria spoliazione delle risorse di quel paese”. Ed è così che gli ex colonizzati, dopo avere spezzato le loro catene, si sono ritrovati alla mercé di oscuri personaggi senza nessuna conoscenza di governo e, soprattutto, senza un briciolo di onestà. la logica della storia ha voluto che questi “ex” andassero a cercare cibo e un po’ di libertà, proprio da coloro che potremmo definire “ex colonizzatori”, chiedendo di provvedere ai loro bisogni con una minima parte di quello che hanno “rubato” nei paesi colonizzati.
Naturalmente i colonizzatori hanno già speso i proventi dei loro furti e non sano in grado di provvedere a queste richieste emergenziali; alcuni esempi in materia sono gli Stati Uniti che hanno eretto muri a profusione per difendersi dall’arrivo dei sudamericani e analogamente – forse anche peggio – hanno fatto i francesi e gli spagnoli, tutti paesi che nel colonialismo hanno avuto molti “demeriti”.
L’Italia, adagiata sul mediterraneo come una immensa portaerei, è un logico approdo di tanti disgraziati in fuga dai loro paesi e quindi reagisce con queste misure che fanno inorridire tante anime belle non gravate da questi problemi: è il caso di tanti personaggi dell’O.N.U. che impugnano nobili principi per indurre l’Italia (come mai non dicono niente a Francia e Spagna?) a vergognarsi della decisione di riportare i migranti clandestini nei porti di partenza oppure – in alternativa – detenerli in luoghi vigilati per tutto il tempo occorrente alla identificazione ed al rimpatrio.
Sembra ormai chiarito che il sistema delle “porte aperte per tutti” è diventato non solo insostenibile economicamente ma anche portatore di disordini e di sconquassi sociali nella stessa popolazione dello stato accogliente.
Che fare? Un’idea ce l’avrei e potrebbe essere quella di impegnare l’ONU a dismettere la politica delle reprimende nazionali per affrontare con mezzi – forniti da tutti – e uomini – soprattutto onesti - il dissesto globale nel quale le nazioni del terzo mondo fanno la fine del vaso di coccio in mezzo a quelli di acciaio; e affronti – se del caso – il fardello del potere reale sui territori che non hanno un “vero” governo, anche se questo è formalmente rappresentato all’Assemblea delle Nazioni Unite.
Lo slogan informatore dovrebbe essere che questi disgraziati che scappano da casa loro lo fanno perché è diventato impossibile viverci, quindi cerchiamo di ovviare a questa situazione e vedrete che non scapperanno più; è uno dei miei tanti sogni?