domenica, maggio 31, 2009
BAMBINA DIMENTICATA ALL'AUTOGRILL
Una notizia di cronaca c’informa che nell’area di servizio San Zenone al Lambro sulla A1, una bambina di 5 anni è stata “dimenticata” dai genitori che si sono accorti della sparizione della bambina circa mezz’ora dopo il fatto; intanto un automobilista aveva notato la ragazzina tutta sola aggirarsi fuori dei locali dell’area di servizio ed aveva allertato la Polizia Stradale, di modo che quando i genitori hanno segnalato la scomparsa della piccola è stato facile fare due più due e incrociare le segnalazioni: in conclusione, la famiglia si è riunita circa due ore dopo la dimenticanza dei genitori e i baci e gli abbracci si sono sprecati, accompagnati ovviamente da qualche lacrima.
L’evento che ho sopra descritto sommariamente, mi serve per correlarlo con un film – a mio giudizio molto importante – girato nel 1999 da Silvio Soldini e dal titolo “Pane e Tulipani”; in questo film si narra di una donna che, mentre sta facendo una gita insieme alla famiglia (coniuge e due figli) viene “dimenticata” in un Autogrill, ma in questo caso nessuno interpella la Polizia: la donna si fa dare un passaggio ad un Autobus pieno di turisti che la porta a Venezia, mentre il “resto della famiglia” non si preoccupa della sua scomparsa, fedele al motto “tornerà”.
Arrivata a Venezia – con soli pochi spiccioli in tasca – comincia ad arrangiarsi per trovare il modo di sbarcare il lunario: incontra due tipi stranissimi, uno che le offre un lavoro in un negozio di fiori, e l’altro che le affitta una stanza nella sua casa.
Sia con questi due personaggi, ma anche con altre persone che gravitano nella zona, la donna interagisce e suscita in tutti ammirazione e simpatia; a casa invece – ecco il parallelismo – era considerata come una schiava e nessuno della famiglia guardava a lei con un briciolo di affetto e considerazione; il marito ha l’amante e non si cura della moglie se non per farsi stirare a puntino le camicie, mentre i ragazzi non la considerano proprio ed anzi quando parla lei, si alzano e se ne vanno.
La donna intanto ha fatto diverse nuove amicizie e ha suscitato un vero, profondo amore nel suo padrone di casa, un cameriere interpretato alla grande da Bruno Ganz.
Ma le faccende domestiche cominciano ad accumularsi e così il marito ingaggia un investigatore privato con l’incarico di ritrovarla e riportarla a casa; la prima parte del progetto riesce, ma la donna si rifiuta categoricamente di rientrare in famiglia.
Ci vorrà una sorta di ricatto per riportarla a casa (le annunciano, mentendo, che il figlio si droga) ma il rientro non è niente di particolare , in quanto il tran tran della famiglia riprende allo stesso modo di prima: il marito continua a tradirla e i figli ad ignorarla.
Ma l’amore, quello vero, busserà alla sua porta: il cameriere veneziano, fattosi imprestare un’automobile scassata, si reca a casa della donna e – munito del fatidico mazzolino di fiori – chiede ai componenti della famiglia – di volergli concedere la sua mano; tra lo stupore generale, il film ha il canonico lieto fine e la donna ritornerà a Venezia dove c’è chi la sa giustamente valutare.
Perché vi ho raccontato quasi tutta la trama del film, facendo un parallelismo con l’evento accaduto sulla A1? Per due ordini di motivi: il primo è che il film di Soldini rappresenta il primo, vero e autentico film “femminista” ben riuscito ed il secondo è che a monte di ogni “dimenticanza” c’è quasi sempre un sostanziale disinteresse per la gente, anche se questa è parte integrante della propria famiglia.
Si potrebbe aggiungere – a voler essere cattivi – che ogni essere umano serve solo nel momento in cui interpreta fedelmente il ruolo che gli è stato affidato: ovviamente mi riferisco alla donna del film, meno alla bambina dell’A1, di cui non so niente!
L’evento che ho sopra descritto sommariamente, mi serve per correlarlo con un film – a mio giudizio molto importante – girato nel 1999 da Silvio Soldini e dal titolo “Pane e Tulipani”; in questo film si narra di una donna che, mentre sta facendo una gita insieme alla famiglia (coniuge e due figli) viene “dimenticata” in un Autogrill, ma in questo caso nessuno interpella la Polizia: la donna si fa dare un passaggio ad un Autobus pieno di turisti che la porta a Venezia, mentre il “resto della famiglia” non si preoccupa della sua scomparsa, fedele al motto “tornerà”.
Arrivata a Venezia – con soli pochi spiccioli in tasca – comincia ad arrangiarsi per trovare il modo di sbarcare il lunario: incontra due tipi stranissimi, uno che le offre un lavoro in un negozio di fiori, e l’altro che le affitta una stanza nella sua casa.
Sia con questi due personaggi, ma anche con altre persone che gravitano nella zona, la donna interagisce e suscita in tutti ammirazione e simpatia; a casa invece – ecco il parallelismo – era considerata come una schiava e nessuno della famiglia guardava a lei con un briciolo di affetto e considerazione; il marito ha l’amante e non si cura della moglie se non per farsi stirare a puntino le camicie, mentre i ragazzi non la considerano proprio ed anzi quando parla lei, si alzano e se ne vanno.
La donna intanto ha fatto diverse nuove amicizie e ha suscitato un vero, profondo amore nel suo padrone di casa, un cameriere interpretato alla grande da Bruno Ganz.
Ma le faccende domestiche cominciano ad accumularsi e così il marito ingaggia un investigatore privato con l’incarico di ritrovarla e riportarla a casa; la prima parte del progetto riesce, ma la donna si rifiuta categoricamente di rientrare in famiglia.
Ci vorrà una sorta di ricatto per riportarla a casa (le annunciano, mentendo, che il figlio si droga) ma il rientro non è niente di particolare , in quanto il tran tran della famiglia riprende allo stesso modo di prima: il marito continua a tradirla e i figli ad ignorarla.
Ma l’amore, quello vero, busserà alla sua porta: il cameriere veneziano, fattosi imprestare un’automobile scassata, si reca a casa della donna e – munito del fatidico mazzolino di fiori – chiede ai componenti della famiglia – di volergli concedere la sua mano; tra lo stupore generale, il film ha il canonico lieto fine e la donna ritornerà a Venezia dove c’è chi la sa giustamente valutare.
Perché vi ho raccontato quasi tutta la trama del film, facendo un parallelismo con l’evento accaduto sulla A1? Per due ordini di motivi: il primo è che il film di Soldini rappresenta il primo, vero e autentico film “femminista” ben riuscito ed il secondo è che a monte di ogni “dimenticanza” c’è quasi sempre un sostanziale disinteresse per la gente, anche se questa è parte integrante della propria famiglia.
Si potrebbe aggiungere – a voler essere cattivi – che ogni essere umano serve solo nel momento in cui interpreta fedelmente il ruolo che gli è stato affidato: ovviamente mi riferisco alla donna del film, meno alla bambina dell’A1, di cui non so niente!