venerdì, aprile 10, 2009
NOI, NOI E GLI ALTRI
Mi è venuto in mente questo titolo che parafrasa un celebre film di Blasetti sull’egoismo, dal titolo “Io, Io, …..e gli altri” ed io mi sono limitato a sostituire l’io con il noi, in quanto siamo tutti implicati in questa vicenda, io per primo.
Dunque, vediamo i fatti: a Roma ed a Milano sono stati scoperti turbe di ragazzini che abitano sistematicamente nelle fogne delle città alle quali affluiscono dai tombini che si trovano nelle strade; si è accorto del fatto un negoziante che ha la propria bottega proprio di fronte ad una di queste “entrate/uscite” e che ha visto, un bel mattino, alzarsi il tombino e uscire da quel pertugio una frotta di ragazzini che sciamavano per la strada alla ricerca del modo per trovare da mangiare; a questo proposito mi viene in mente la bellissima frase napoletana su chi va giornalmente alla ricerca del cibo quotidiano: “’a campata”!
Chi sono questi bambini – di età tra i 10 e i 17 anni – e soprattutto che ci fanno tutti rammontati nelle fogne cittadine: chi sono è molto semplice scoprirlo: sono afgani , in massima parte, ma anche di altre etnie, che i genitori – anch’essi alla ricerca della “campata”, hanno abbandonato e che cercano di sbarcare il lunario.
Scusate se faccio riferimento spesso ai film, ma è nel mio DNA e poi credo che il cinema esplori continuamente il vivere civile; dunque dicevo che esiste un film di Marco Pontecorvo dal titolo “PARADA”, che illustra la vita e le possibili azioni di sostegno per questi bambini che vivono nelle fogne; nel film – che sembra narri una storia vera – è Miloud, un clown franco-algerino che si impegna a far uscire questi ragazzini dalle fogne di Bucarest ed a trovar loro una occupazione in un circo che mette su insieme a loro.
Il film non è un gran ché, ma il messaggio che lancia è sinceramente accattivante e pieno di speranza.
Ma noi che cosa possiamo fare per occuparci di questa situazione che – in uno dei paesi più civili ed importanti del pianeta – fa arrossire anche le pietre che circondano i tombini? Non è facile dirlo, anche perché ognuno di noi è impegnato a consumare il più possibile perché ci hanno detto che se si ferma la spirale “produzione/consumo” andiamo tutti a carte quarantotto e quindi noi, o meglio, coloro tra noi che possono, consumano talmente tanto che non gli resta tempo per fare nient’altro.
Oppure, sempre nell’ondata del consumismo, proviamo a “consumare beneficenza”; come? Seguitemi un attimo e ve lo spiego: un comune della Toscana sta pensando ad un “bonus” tra i 500 e i 1000 euro da destinare ai rom che si dichiarano disposti a rientrare in Romania; le due cifre di cui sopra sono il minimo ed il massimo e variano con il variare del numero dei componenti il nucleo familiare.
Con questo sistema di “consumo” raggiungiamo l’obiettivo di togliere dalla nostra vista questi rom sudici, puzzolenti e petulanti nell’accattonaggio: li rimandiamo a casa e loro, magari, dopo aver finito il nostro “bonus” ritornano e così la strada del consumismo continua a funzionare.
Questa nostra società è dedita soprattutto a “fare l’abitudine” a tutto, a qualsiasi nefandezza venga consumata, a ogni porcheria ci venga presentata dai mezzi di comunicazione di massa; a tutto questo noi si reagisce come se fossimo dentro un orribile reality del quale non conosciamo la fine e neppure le modalità per uscirne, ma almeno sappiamo che non è “la verità”, non può esserlo, perché non è possibile che l’essere umano sia ridotto in questo modo; e ci diciamo: deve per forza essere finzione!
Dunque, vediamo i fatti: a Roma ed a Milano sono stati scoperti turbe di ragazzini che abitano sistematicamente nelle fogne delle città alle quali affluiscono dai tombini che si trovano nelle strade; si è accorto del fatto un negoziante che ha la propria bottega proprio di fronte ad una di queste “entrate/uscite” e che ha visto, un bel mattino, alzarsi il tombino e uscire da quel pertugio una frotta di ragazzini che sciamavano per la strada alla ricerca del modo per trovare da mangiare; a questo proposito mi viene in mente la bellissima frase napoletana su chi va giornalmente alla ricerca del cibo quotidiano: “’a campata”!
Chi sono questi bambini – di età tra i 10 e i 17 anni – e soprattutto che ci fanno tutti rammontati nelle fogne cittadine: chi sono è molto semplice scoprirlo: sono afgani , in massima parte, ma anche di altre etnie, che i genitori – anch’essi alla ricerca della “campata”, hanno abbandonato e che cercano di sbarcare il lunario.
Scusate se faccio riferimento spesso ai film, ma è nel mio DNA e poi credo che il cinema esplori continuamente il vivere civile; dunque dicevo che esiste un film di Marco Pontecorvo dal titolo “PARADA”, che illustra la vita e le possibili azioni di sostegno per questi bambini che vivono nelle fogne; nel film – che sembra narri una storia vera – è Miloud, un clown franco-algerino che si impegna a far uscire questi ragazzini dalle fogne di Bucarest ed a trovar loro una occupazione in un circo che mette su insieme a loro.
Il film non è un gran ché, ma il messaggio che lancia è sinceramente accattivante e pieno di speranza.
Ma noi che cosa possiamo fare per occuparci di questa situazione che – in uno dei paesi più civili ed importanti del pianeta – fa arrossire anche le pietre che circondano i tombini? Non è facile dirlo, anche perché ognuno di noi è impegnato a consumare il più possibile perché ci hanno detto che se si ferma la spirale “produzione/consumo” andiamo tutti a carte quarantotto e quindi noi, o meglio, coloro tra noi che possono, consumano talmente tanto che non gli resta tempo per fare nient’altro.
Oppure, sempre nell’ondata del consumismo, proviamo a “consumare beneficenza”; come? Seguitemi un attimo e ve lo spiego: un comune della Toscana sta pensando ad un “bonus” tra i 500 e i 1000 euro da destinare ai rom che si dichiarano disposti a rientrare in Romania; le due cifre di cui sopra sono il minimo ed il massimo e variano con il variare del numero dei componenti il nucleo familiare.
Con questo sistema di “consumo” raggiungiamo l’obiettivo di togliere dalla nostra vista questi rom sudici, puzzolenti e petulanti nell’accattonaggio: li rimandiamo a casa e loro, magari, dopo aver finito il nostro “bonus” ritornano e così la strada del consumismo continua a funzionare.
Questa nostra società è dedita soprattutto a “fare l’abitudine” a tutto, a qualsiasi nefandezza venga consumata, a ogni porcheria ci venga presentata dai mezzi di comunicazione di massa; a tutto questo noi si reagisce come se fossimo dentro un orribile reality del quale non conosciamo la fine e neppure le modalità per uscirne, ma almeno sappiamo che non è “la verità”, non può esserlo, perché non è possibile che l’essere umano sia ridotto in questo modo; e ci diciamo: deve per forza essere finzione!