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mercoledì, aprile 01, 2009

LE POLEMICHE SULLA CITTADINANZA AD ENGLARO 

Chiarisco subito che non intendo parlare delle polemiche politiche sulla decisione del Comune di Firenze di conferire la cittadinanza onoraria a Beppino Englaro, ma di un solo aspetto di tali polemiche e precisamente delle dichiarazioni che un prete fiorentino, Don Santoro, ha rivolto al suo Vescovo; andiamo con ordine e vediamo queste frasi che hanno fatto seguito ad alcune citazioni del Vescovo Betori circa l’”offesa fatta alla città con tale onorificenza”.
Dice Don Santoro – definito dai mass media prete no-global, che vorrà dire? – “La Chiesa, quella che nasce dal Vangelo, è capace di scrivere solo parole d’amore; nei vertici ecclesiastici, nel mio vescovo questo amore non l’ho visto”, continuando poi con la frase “se la Chiesa è quella che in questo tempo hanno fatto vedere i vertici ed il mio Vescovo, non mi ci riconosco più”.
Il Vescovo non ha risposto essendo fuori Firenze, ma già alcune voci clericali si sono alzate per stigmatizzare le frasi di Don Santoro: “se fosse coerente, a questo punto farebbe bene a rinunciare al suo incarico di parroco” oppure “si è posto di fatto lui stesso al di fuori della comunione con il vescovo ordinario e con il Papa”.
Da vero ed autentico laico – non come quelli che stanno una volta di qua e l’altra di là – non entro in questa polemica tra Don Santoro ed il “suo” Vescovo, ma mi voglio limitare a riportare alcune frasi e affermazioni di un grande prete fiorentino, uno che avrebbe anche potuto “convertirmi”, Don Lorenzo Milani, il cui motto – “I care”, cioè me ne occupo – campeggia sul muro del mio studio a lettere cubitali.
Sappiamo tutti quante litigate ci sono state tra Don Milani ed i suoi Vescovi, quanti soprusi ebbe a subire il parroco di Barbiana, eppure diceva: “non mi ribellerò mai alla Chiesa, perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa”: evidentemente Don Santoro non pecca mai oppure non sente l’esigenza di cercare il perdono.
E quando a Don Milani “scappava” di parlare male a qualcuno del suo Vescovo, aggiungeva “io posso parlare così di lui, perché da 22 anni vivo nella più severa ortodossia e disciplina; lo puoi dire te di te?” ed ancora sulla Chiesa Don Lorenzo diceva: “ questa Chiesa è quella che possiede i sacramenti. L’assoluzione dei peccati non me la dà mica L’Espresso…il più piccolo litigio che avessi con la Chiesa io perdo questo potere….e chi me lo rende, Benedetti (direttore dell’Espresso)?”. Insomma, Don Milani era uno che prendeva posizione sempre “prima” del Vescovo, ma dopo che questi si era espresso stava zitto. Non voglio dire che Santoro (tolgo il Don?) debba per forza pensarla allo stesso modo, ma Don Milani è comunque un bell’esempio!
Un ultimo riferimento alla polemica Santoro/Vescovo: ma queste diatribe succedono solo nel cattolicesimo oppure avvengono anche in altre religioni, tipo l’Imam di Firenze che sconfessa il capo degli Imam, oppure il Rabbino si arrabbia con il Rabbino capo ?
Una piccola notazione sulla polemica circa i trattamenti medici di fine vita: l’aspetto più agghiacciante è il dibattito su quale sia il livello di “minorazione” capace di definire “una vita degna di essere vissuta”, come se una decisione simile – in assenza di una esplicita dichiarazione di volontà del soggetto interessato - fosse lecita o comunque segno di libertà; di questo tipo di scelta il vero profeta potrebbe essere, nell’era moderna, quindi lasciando stare Sparta e compagnia bella, Hitler che ha cominciato a prendere decisioni simili ottant’anni fa, stabilendo lui chi doveva vivere e chi no: non mi sembra che si sia fatto un gran passo avanti nella Storia dell’Umanità.

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